Lezione esoterica

Scienza occulta

Lezione esoterica

 

Quattro persone presenti alla Lezione esoterica di Rudolf Steiner hanno preso appunti in modo diverso. Vengono qui presentate tutte e quattro le versioni, che differiscono di poco ma si integrano tra loro rendendo piú completa la trascrizione.

 

 

Versione A

 

Annie Besant

Annie Besant

 

Prima di iniziare la nostra vera e propria considerazione esoterica, va detto, in particolare per i nostri amici stranieri, che dobbiamo separarci completamente nella nostra corrente esoterica da quell’altra corrente che attraversa il mondo e che è rappresentata dalla signora Besant. Possiamo, per ragioni di veridicità, separarci dalle azioni di una personalità, ma dobbiamo conservare il nostro immutato amore per la personalità stessa, forse proprio per questo motivo dovremmo simpatizzare con lei in misura maggiore, proprio perché dobbiamo rifiutare le sue azioni.

 

Vengono lette le parole della signora Besant del 1906, in cui chie­de a tutti coloro che la amano veramente, di amarla, se dovesse arriva­re il giorno della sua caduta, proprio per amore di lei, considerando il bianco e il nero. L’occultismo è un percorso pericoloso, e tutti devono essere consapevoli che nelle profondità dell’animo umano possono nascondersi forze dormienti che forse non vengono alla luce nella vita ordinaria, ma quando ci si addentra in un sentiero periglioso, emergono alla luce del giorno, per cui è importante tenere costantemente sotto controllo la propria anima e ricordare le parole: “Vegliate e pregate!”.

 

Chi vuole entrare nei mondi spirituali deve innanzitutto praticare una rigorosa conoscenza di sé. L’ordine degli Esseni, di cui fanno parte anche gli eccelsi Maestri di Nazareth che diedero al bambino Gesú, che noi chiamiamo il Gesú del Vangelo di Luca, l’estratto di tutta la sapienza di cui questo Essere aveva bisogno, aveva due regole particolarmente importanti che ci possono mostrare quanto la nostra epoca attuale sia lontana dallo spirituale. Una regola era: prima che il sole sorga e dopo che il sole sia tramontato, nessun Esseno deve parlare di cose mondane. E per coloro che erano ascesi ai gradi piú alti, questa importante regola essena era rafforzata dal fatto che anche i pensieri di natura mondana non dovevano occupare il discepolo entro l’orario specificato. Una seconda importante istruzione era: prima che il sole sorga, ogni Esseno dovrebbe pregare che ciò possa avvenire e che la forza del sole risplenda ogni giorno sull’umanità. Queste regole ci dicono quanto noi e il nostro essere siamo significativamente connessi con gli eventi del mondo spirituale, da cui emergiamo al mattino e in cui ci immergiamo alla sera quando andiamo a dormire.

 

Quanto poco il nostro tempo viva secondo queste leggi dei cicli esteriori e interiori è dimostrato dal comportamento degli uomini di oggi in occasione di un ciclo esteriore come quello del passaggio della notte di San Silvestro nel nuovo anno. Tutto ciò che le persone fanno e intraprendono prima di andare a dormire sembra essere orientato per connettersi in modo particolarmente profondo con le cose materiali invece di utilizzare questo momento come uno sguardo retrospettivo.

 

Questo ciclo esteriore corrisponde a un ciclo interiore dell’uomo: quello della veglia e del sonno. Alla sera l’uomo ritira il suo corpo astrale e il suo Io dal corpo fisico ed eterico e vive con il suo corpo astrale e il suo Io in un mondo puramente spirituale. Visualizziamo il momento in cui ci si addormenta, fino a perdere gradualmente conoscenza.

 

Quindi la persona comune non ha coscienza del mondo spirituale durante la notte. Può accadere che si verifichino momenti di chiaroveggenza e che egli si veda in un’immagine disteso lí. A seconda di come è costituita mentalmente ed emotivamente la persona in questione, vedrà poi questo corpo fisico ed eterico a seconda del suo temperamento e l’immagine sarà diversa. Cosí, la persona che sente la dimora nel corpo fisico ed eterico come se vivesse in una casa, il cui significato è quindi piú focalizzato sulla vita esterna, è quindi piú concentrata sul corpo fisico ed eterico come se fosse una casa con un cancello attraverso il quale deve passare. Una persona che, piú che altro come momento d’animo – non come tratto caratteriale – sperimenta la transitorietà dell’esistenza terrena, vedrà l’immagine di una bara in cui giace un cadavere.

 

Se l’essere umano ha già assorbito un po’ di vita spirituale, può essere che – a simboleggiare che questo corpo fisico ed eterico è già stato preparato per noi dalle potenze divino-spirituali attraverso il tempo di Saturno e del Sole – appaia l’immagine di un angelo, una figura di luce, che ci offre un calice, che rappresenta l’antica parola dell’umanità: “Siamo nati da Dio”, Ex Deo nascimur.

 

Invece di fare quello che un tempo facevano gli Esseni al mattino prima che sorgesse il sole, e che oggi non si può piú fare, il nuovo esoterista dovrebbe al mattino, quando si immerge nel suo corpo fisico ed eterico, impregnarsi del sentimento sacro: gli Dei sublimi hanno preparato ed edificato per noi, nel corso di lunghe epoche, attraverso l’evoluzione di Saturno e del Sole, il corpo fisico ed eterico che Dio ha stabilito in modo da poter sviluppare la coscienza in essi.

 

Microcosmo

 

In questa coscienza l’esoterista chiederà a Dio, il sole spirituale che rappresenta il sole fisico, che gli conceda e preservi questo corpo fisico ed eterico ogni mattina, quando l’uomo esce dal mondo spirituale per sviluppare la coscienza nel mondo fisico. Perché cosa saremmo se qualcuno ci togliesse durante la notte questo corpo fisico ed eterico? Saremmo sopraffatti da questa sensazione di incoscienza. Se davvero approfondiamo il fatto che gli Dei ci hanno edificato questo corpo fisico ed eterico, allora avremo l’esperienza che il nostro cervello (e possiamo sperimentare questo con ogni arto del nostro corpo) non è qualcosa di legato solo al nostro corpo fisico, ma che si espande in una sfera vuota in cui sono incastonate le stelle, e i nostri pensieri sono queste stelle che percorrono le loro orbite. Il microcosmo diventa macrocosmo! Le potenti forze dell’intero cosmo sono compresse nel nostro cervello e sentiamo il loro legame con noi. Tutto ciò che ci ha condotto attraverso Saturno, il Sole e poi attraverso la linea dell’ereditarietà fino alla nostra nascita attuale deve essere descritto con la frase: Ex Deo nascimur.

 

Ora, proprio come dovremmo rimanere incoscienti se non potessimo immergerci al mattino nei nostri corpi fisici ed eterici, cosí anche attraversare la porta della morte spegne ogni vita cosciente. Prima del Mistero del Golgotha, l’uomo riceveva, attraverso il potere di memorizzazione che veniva dato all’umanità nel suo cammino post mortem, dopo la morte, una coscienza che lo portava a conoscere il mondo spirituale. Ma ora questo dono degli Dei si è gradualmente esaurito e già il greco sapeva che dopo la morte gli sarebbe toccato di vivere nel regno delle ombre. Questa era la volontà degli Dei. La coscienza era attenuata, offuscata, ed è per questo che il greco ha messo in bocca a uno dei suoi piú grandi personaggi le parole: “Meglio essere un mendicante nel mondo di sopra che un re nel regno delle ombre!”.

 

Rudolf Steiner «Golgotha»

Rudolf Steiner «Golgotha»

 

Attraverso il Mistero del Golgotha fu creata una nuova sostanza che poteva dare all’umanità coscienza quando si trovava post mortem nel mondo spirituale. Questa sostanza scaturí dal Mistero del Golgotha. Grazie all’immersione in questa sostanza cristica è ora possibile per l’uomo sviluppare la coscienza dopo la morte nel mondo spirituale. Per questo motivo dobbiamo ricordarcene ogni sera quando ci addormentiamo ed entriamo nel mondo spirituale e impregnarci del sentimento: “In Cristo moriamo!”. Perché solo l’impulso cristico può mantenerci coscienti nel mondo spirituale dopo la morte grazie alla sua forza vitale che supera la morte. Ma poiché nel mondo fisico non c’è nulla di abbastanza grande e santo per comprendere questo mistero che è stato dato all’umanità attraverso il Cristo Gesú, nulla di ciò che appartiene al mondo, nemmeno il suono del linguaggio, deve essere usato per comprendere questo mistero, il grande, insondabile segreto che è contenuto in ciò che scaturisce dal Mistero del Golgotha. Ecco perché l’esoterista tace in parole e nei pensieri nel momento in cui bisognerebbe menzionare il nome santo, l’ineffabile. Egli sente solo profondamente la santità di questo momento: In Christo morimur.

 

 

Ma, anche se l’uomo ha coscienza dopo la morte, con ciò non ha ancora coscienza di sé, quella attraverso la quale si riconosce come entità individuale nel mondo spirituale e si ricongiunge con i fratelli e le sorelle con cui ha vissuto nel mondo fisico. Che possiamo ritrovare questa nostra entità e ci risvegliamo in autocoscienza nel mondo spirituale dopo essere stati immersi nella sostanza cristica, si può ottenere solo con l’esperienza del nostro sé superiore, che ci viene donato dallo Spirito Santo, attraverso il quale riceviamo riceviamo la speranza: “Nello Spirito Santo risorgeremo!” – Per Spiritum Sanctum reviviscimus – e risvegliarsi alla vita autocosciente. E cosí potete sedervi a casa e con fervore e profonda serietà essere responsabili della vostra meditazione, il cui nucleo fondamentale è questa preghiera primordiale dell’umanità: Ex Deo nascimur, in Christo morimur, per Spiritum Sanctum reviviscimus.

 

E allo stesso tempo penserete a tutti coloro che non sono qui – per una ragione di sofferenza e di dolore, forse – e invierete loro pensieri forti se praticherete nel modo giusto ciò che il nostro esoterismo prescrive. Perché nel mondo spirituale è cosí che bisogna prima rendersi degni, per poter usare come benedizione per sé e per gli altri ciò che ci viene dato nell’esoterismo.

 

Non dovete afferrare queste lezioni intellettualmente e mentalmente, ma dovete suscitare una sensazione nella vostra anima che vi dica che parole come queste Ex Deo nascimur, in Christo morimur, per Spiritum Sanctum reviviscimus, che ci vengono date dai Maestri della saggezza e dell’armonia delle sensazioni, non possono essere esaurite da molteplici considerazioni, ma devono essere approfondite sempre di piú. E cosí anche oggi, quando avrete compreso un po’ piú a fondo la preghiera primordiale dell’uomo, dovreste legare ad essa l’aspettativa che in tempi successivi ci possano ancora essere e ci saranno rivelazioni piú profonde al riguardo.

 

 

 

Nello Spirito giaceva il germe del mio corpo

e lo Spirito ha impresso sul mio corpo

gli occhi sensibili

affinché io veda attraverso di essi

la luce dei corpi.

E nel mio corpo ha impresso lo Spirito

ragione e sensazione

e sentimento e volontà

affinché io percepisca i corpi attraverso di essi

e su di essi operi.

Nello Spirito giaceva il germe del mio corpo.

 

Nel mio corpo giace il germe dello Spirito.

E io voglio incorporare al mio Spirito

gli occhi sovrasensibili

 

affinché io veda la luce dello Spirito attraverso di essi

e nel mio Spirito voglio imprimere

saggezza e forza e amore,

affinché gli Spiriti operino attraverso me

ed io divenga autocosciente strumento

delle loro attività.

Nel mio corpo giace il germe dello Spirito.

 

Nei puri raggi della luce

risplende la Divinità del Cosmo.

Nel puro amore per tutti gli esseri

irraggia l’essere divino della mia anima.

Io mi acquieto nella Divinità del Cosmo;

io ritroverò me stesso

nella Divinità del Cosmo.

 

 

 

Da un certo momento in poi, le lezioni esoteriche furono chiuse con il presente detto mantrico.

 

 

Versione B

 

Nel cammino esoterico una persona può cadere a causa di falsità, ambizione eccetera. Cosí anche le comunità piú grandi o un’intera corrente esoterica possono allontanarsi dal giusto sentiero e rimanere invischiati nell’errore. Poiché sappiamo quanto facilmente un’insidia di questo tipo può colpire un individuo, dobbiamo anche comprendere l’allontanamento di gruppi piú ampi di persone. Sarebbe – dove questo è evidente – un segno di amore egoistico voler rimanere fedeli a qualcuno che si sa che si sta smarrendo. Cosí sarebbe anche un segno di amore egoistico per la signora Besant, se si volesse chiudere la mente al fatto che la direzione che lei rappresenta è sbagliata, la cui ulteriore diffusione potrebbe solo portare al disastro. E la stessa signora Besant una volta chiese – quando stava scrivendo del caso Leadbeater – che la sua attenzione fosse messa al corrente e avvertita se fosse stata “minacciata di intrappolamento”. Quindi facciamo solo il nostro dovere quando richiamiamo l’attenzione della signora Besant; ma è chiaro che bisogna rendersi conto di come sta la sua stessa direzione, e dal momento in cui abbiamo riconosciuto ciò, la porta del nostro tempio deve rimanere chiusa ai seguaci di questa tendenza esoterica.

 

Esseni

 

Nella comunità essena prima e durante il Mistero del Golgotha in Palestina esistevano due regole specifiche che venivano impartite agli studenti di questa comuni­tà a diversi livelli. Le regole di base erano date a livelli diversi. L’unica regola che si applicava a tutti era l’ob­bligo di astenersi dalle attività mondane tra il tramonto e il sorgere del sole, persino di astenersi da tutti i pen­sieri mondani. Questa è una regola che non può essere mantenuta nel nostro tempo, perché viviamo in un ciclo umano diverso. Per gli Esseni, questa regola era l’espres­sione della connessione di ogni anima con il cosmo. La gente ha perso il giusto sentimento per i grandi mo­menti di transizione; basta vedere come viene celebrato il passaggio al nuovo anno nelle città. Le persone del nostro tempo hanno la tendenza a occuparsi delle cose piú banali nelle ore che precedono il riposo notturno, che li risucchiano maggiormente nella materia. Cosa significa per noi quando una persona si trova nel mondo spirituale tra l’addormentarsi e il risveglio?

 

La persona normale del nostro tempo non ne è consapevole. Per l’esoterista, il miglior passaggio verso la dimora spirituale è possibile quando si ricorda il detto mentre si addormenta: Ex Deo nascimur, In Christo morimur, Per Spiritum Sanctum reviviscimus. Questo è ciò che sostituisce per noi la prima prescrizione degli Esseni. Se accade che attraverso ciò sperimentiamo momenti di coscienza durante il sonno, allora saremo in grado di vedere immagini diverse secondo il nostro temperamento. Per esempio, una persona il cui temperamento ha l’inclinazione a vedere il proprio corpo come la casa in cui la persona vive, avrà l’immagine di una casa con un cancello attraverso il quale deve entrare nella casa. In questo modo anticipa il momento del risveglio. E colui che è incline a stati d’animo malinconici, che percepisce nell’esistenza terrena piú che altro la decadenza delle forze terrene, vedrà, ad esempio, una bara con dentro un cadavere. E chi, per il suo temperamento ha una forte sensazione che gli Dei abbiano edificato per lui la casa del suo corpo, potrà vedere un angelo che gli porge una coppa. Tutte queste sono solo visioni preliminari della vita immaginativa. Ciò si esprime con le parole: Ex Deo nascimur. Le entità divine, che riassumiamo sotto il nome di “Deus”, durante l’evoluzione di Saturno e del Sole hanno edificato il nostro corpo. Se non avessimo questo corpo fisico, per immergerci in esso al mattino, non potremmo diventare coscienti a livello fisico.

 

Immaginiamo che gli Dei ci privino del nostro corpo fisico durante la notte: cosa ne sarebbe di noi, visto che non saremmo in grado di raggiungere la coscienza! Ciò deve renderci grati agli Dei.

 

Per un Esseno di grado superiore c’era anche l’obbligo di pregare prima di ogni alba che la grande stella celeste sorgesse e illuminasse la Terra con la sua benedizione. Nel nostro tempo, anche questo è stato sosti­tuito da un sentimento diverso. Cosí come non potremmo raggiungere la coscienza se il nostro corpo fisico ci venisse sottratto di notte, cosí è vero che non potremmo avere coscienza dopo la morte nel mondo spiri­tuale se non trovassimo anche lí un corpo in cui immergerci. In tempi precristiani, tutte le anime erano rivestite dopo la morte di una sostanza spirituale in cui vivevano le loro esperienze tra la morte e la nuova nascita. Tuttavia, questa sostanza si esaurí gradualmente, e le anime umane sentivano questo tragicamente all’avvicinarsi del momento del Mistero del Golgotha; cosí che tra le persone piú importanti di quel tempo, i Greci, prevaleva il sentimento di preferire essere un mendicante nel mondo di sopra che un re nel regno delle ombre. Perché si diventava un’ombra nella vita dopo la morte. Dalla croce sul Golgotha, tuttavia, è stata emanata una nuova sostanza e con questa le anime possono rivestirsi in modo da poter sviluppare una coscienza dopo la morte. Lo sentiamo nella seconda parte del nostro detto: In Christo morimur. Se por­tiamo con noi questo detto dopo la morte, allora ci dà la ragione di renderci conto che tutto ciò che è ter­reno presto si stacca da noi e che possiamo sviluppare una coscienza a partire da questa sostanza cristica.

 

Ma poiché la coscienza non è ancora autocoscienza, possiamo anche nutrire la speranza che, oltre alla coscienza che possiamo sviluppare in questo corpo, ci venga donata anche la conoscenza completa, l’auto­coscienza, attraverso lo Spirito Santo: Per Spiritum Sanctum reviviscimus. Attraverso la conoscenza di sé, che lo Spirito Santo ci dona, ci prepariamo a questa vita dopo la morte.

 

Curare gli ammalati

 

L’amore, l’umiltà e la conoscenza di sé possono essere le con­seguenze per noi del nostro detto correttamente compreso. Chi medita correttamente su questo detto otterrà anche la forza di aiutare i malati e di inviare pensieri amorevoli a chi, ad esempio, oggi non è qui presente a causa di una malattia o di altri motivi.

 

Ciò dovrebbe anche permeare anche la nostra vita exoterica come un sentimento sacramentale. Una nuova prospettiva ci viene cosí data sul nostro detto, e questo può risvegliare in noi la fiducia che in futuro lo penetreremo sempre piú profonda­mente.

 

 

Versione C

 

Siamo arrivati a un momento significativo, non solo in senso exoterico, ma anche esoterico; perché quando un movimento occulto sorge in un luogo, qualcosa accade in un altro. La saggezza è solo nella verità, questo è ciò che vogliamo cercare. Quelle direzioni esoteriche che non ci seguono, devono staccarsi da noi.

 

Viene letta la lettera della signora Besant del 1906, scritta dopo la caduta di Leadbeater in cui si rivolge a tutti con queste parole: «Il giudice è caduto, Leadbeater è caduto. Se è nel mio karma che anch’io alla fine cada, chiedo a tutti coloro che mi amano di non confermarmi. Non lasciate che il nero sia chiamato bianco, ma che il nero sia chiamato nero. Cosa importa un’opinione in una vita. I Maestri ci metteranno a posto in un’altra. Che questa sia la roccia su cui noi edifichiamo».

 

All’interno della Scuola essena, i cui istruttori insegnarono anche a Gesú di Nazareth, c’era una regola che recitava: “Dopo il tramonto del sole e prima che sorga, il discepolo non deve parlare o pensare a cose materiali profane”. Ciò a quei tempi era un requisito che non può piú esistere per noi, che è stato trasformato in qualcos’altro, lo vedremo piú avanti.

 

Una seconda regola era: prima del sorgere del sole ogni Esseno doveva rivolgere una preghiera agli spiriti che fanno sorgere il sole dall’universo, affinché lo facessero sorgere anche in quel giorno. Nessun Esseno poteva mancare a questo.

 

Se osserviamo le persone di oggi, notiamo quanto poco si rendono conto del fatto che l’uomo entra nelle regioni spirituali quando si addormenta. Questo momento, che dovrebbe essere sacro per noi, viene troppo spesso profanato. Alla fine, le persone di solito si connettono con tutte le possibili cose profane e materiali. Ma noi nuovi esoteristi dovremmo sempre essere consapevoli della sacralità dell’ora prima di andare a dormire. E quando torniamo al nostro corpo fisico, allora dovremmo farlo con gli stessi sentimenti. Come sarebbe – dovremmo chiederci – se non trovassimo piú al risveglio i nostri corpi fisico ed eterico? La gratitudine dovrebbe compenetrare le nostre anime quando al mattino rientriamo di nuovo in questa opera divina, il nostro corpo fisico. Se abbiamo un momento di coscienza tra l’addormentamento e il risveglio, possiamo sentire simbolicamente questa esperienza in vari modi, vederla riflessa.

 

Tre esempi:

 

1. Una persona vede una casa con un cancello aperto. Questo è il nostro corpo fisico, attraverso il cui cancello dobbiamo entrare di nuovo.

2. Un’altra – e questo vale soprattutto per le persone che hanno tendenze malinconiche; ma non neces­sariamente hanno un temperamento malinconico – vede una bara con un cadavere all’interno. Questi siamo noi stessi, è il nostro corpo fisico.

3. Un’altra ancora vede un angelo che gli porge una coppa. Questo è il modo in cui dovremmo sentire il significato profondo dell’essenza centrale della nostra sentenza Ex Deo nascimur, che è stato appena visto da diverse angolazioni e dovrebbe venire approfondito per la nostra comprensione. Con queste parole vogliamo onorare le divinità che hanno edificato il nostro corpo fisico, che riassumiamo con la parola “Deo”, per esprimere la nostra gratitudine.

 

Invece dell’allontanamento degli Esseni dal profano, sperimentiamo un completo silenzio. Non pronun­ciamo il nome dell’Altissimo: In Christo morimur. Esprimiamo la nostra gratitudine per il fatto che stiamo ritrovando noi stessi, che stiamo passando dalla coscienza all’autocoscienza, con le parole: Per Spiritum Sanctum reviviscimus.

 

 

Versione D

 

Il Bambino Gesú fra gli Esseni

Il Bambino Gesú fra gli Esseni

 

Veglia e prega! Se vogliamo entrare nelle sale luminose dei mondi sovrasensibili, dobbiamo imparare la conoscenza di noi stessi. Due detti dell’Ordine esseno possono darci istruzioni in merito, che hanno influen­zato anche lo sviluppo del bambino Gesú (il Gesú del Vangelo di Luca, di Nazareth). Uno era: “Prima che il sole sorga e dopo che è tramontato, non occuparti di pensieri e affari mondani”. Il secondo: “Prima che sorga l’astro del giorno, dovresti pregare e chiedere che questo avvenga e che possa dispiegare il suo potere del giorno su di voi e sull’umanità. Attraverso questi detti dovremmo renderci conto di quanto il nostro essere sia signifi­cativamente connesso con il mondo spirituale da cui emergiamo al mattino quando ci svegliamo e nel quale ci immergiamo quando ci addormentiamo la sera. Quanto poco l’umanità di oggi è consapevole di tali cicli esteriori e cicli interiori, è dimostrato dal suo comportamento al volgere del­l’anno, la notte di San Silvestro, e dal fatto che tutto ciò che la gente fa prima di andare a dormire sembra essere concepito per fissare le persone nei loro corpi e nella loro fisicità e nel loro fisico mondo dell’apparenza.

 

Rientro a casa

 

L’aspirante esoterista dovrebbe essere consapevole, con un sentimento sacro, che di notte con il corpo astrale e l’Io lascia il corpo fisico ed eterico e vive fino al risveglio nei mondi sovrasensibili. Naturalmente, all’inizio non riporta alcun ricordo cosciente di questa esperienza, ma a poco a poco sorgono certe immagini che possono riempirlo dei giusti senti­menti verso il corpo fisico ed eterico che ritrova al mattino. Queste immagini variano a seconda del temperamento e dei tratti del carattere. Cosí una persona il cui Io è piú attivamente orientato verso l’esterno può avere l’immagine di una casa con un cancello attraverso il quale deve entrare al risveglio; la casa deve essere vista come un simbolo del corpo fisico. Una persona piú malinconica (non nel senso di un tratto del carattere, ma come uno stato d’animo), forse vedrà l’immagine di una bara di fronte a lui in cui lui stesso giace come un cadavere. Que­sto è dovuto al fatto che una persona attraversa spesso pensieri sulla caducità di tutto ciò che è fisico. Oppure una figura di luce appare davanti allo sguardo spirituale e presenta un calice, simboleggiando, per cosí dire, che i poteri superiori ci offrono ora di nuovo la vita cosciente nel corpo fisico come dono di grazia. Questo pensiero può approfondire enormemente la prima frase dell’antico detto sapienziale, il detto rosicruciano Ex Deo nascimur.

 

Quando l’esoterista si sveglia al mattino e vede davanti a sé il suo corpo fisico ed eterico, dovrebbe essere pervaso dal sacro sentimento: gli Dei sublimi hanno creato in regni incommensurabili e in epoche infinite il corpo fisico ed eterico ordinato divinamente in Saturno e nell’evoluzione del Sole affinché divengano una dimora per l’essere spirituale dell’uomo. In questo sentimento l’esoterista chiederà a Dio che gli lasci e preservi questo corpo fisico, senza il quale non può condurre una vita cosciente. E l’esoterista può anche immaginare che il suo cervello non è qualcosa di isolato, legato al solo corpo fisico ma che, poiché le sue forze provengono dal cosmo, in una certa misura si espande, per cosí dire, nel cosmo come un emisfero sul quale i pensieri e le forze cosmiche come le stelle vengono iscritte con le loro orbite e illuminano il corpo fisico.

 

Immaginiamo ora che il corpo fisico non esista piú, allora saremmo sopraffatti da un sentimento che ci travolgerebbe, come quando si varca il cancello della morte e tutta la vita cosciente si estingue. Perché se una certa sostanza del mondo non fosse stata già presente prima del Mistero del Golgotha la vita post mortem (dopo la morte) sarebbe stata un’ombra, spenta e inconsapevole. Questo è ciò che intendeva il trageda greco quando faceva proclamare al suo eroe: “Meglio un mendicante nel mondo di sopra che un re nel regno delle ombre”.

 

Ma ora, grazie al sacrificio di Cristo sul Golgotha, è stata creata una nuova sostanza in cui l’uomo può im­mergersi per rendere la sua vita cosciente anche dopo la morte. Perciò, prima di sprofondare nel sonno, l’eso­terista dovrebbe impregnarsi di questo pensiero e sentimento: In Christo morimur, cioè solo attraverso l’impulso del Cristo posso ricevere una forza vitale che supera la morte, che continuamente mi chiama e mi rafforza sempre di piú alla vita cosciente. Ma poiché nulla nel mondo fisico è abbastanza grande da poter essere paragonato a ciò che viene dato all’umanità attraverso l’impulso cristico, ciò che viene dato all’umanità attraverso il Cristo Gesú, quindi nemmeno il suono del linguaggio appartenente al mondo fisico dovrebbe diventare cosciente per esprimere il grande mistero insondabile contenuto in ciò che emana dal grande mistero del Golgotha. Perciò noi esoteristi tacciamo la parola sacra che pronuncia il nome dell’ineffabile, dell’indicibile.

 

Anche se l’uomo ha coscienza dopo la morte, non ha ancora la coscienza di sé, attraverso la quale si riconosce nel mondo soprasensibile e ritrova i suoi fratelli e sorelle con cui era legato nel mondo fisico. Per ciò lo può aiutare solo l’Io superiore, che lo Spirito Santo lo aiuta a raggiungere, e che, con la sua potenza vivificante lo porta attraverso la porta della morte alla vita autocosciente.

 

 

Rudolf Steiner

 


 

Conferenza tenuta a Colonia il 2 gennaio 1913.O.O. N° 266/3.

Traduzione di Marco Allasia e Alberto Calò.

Da appunti dei presenti non rivisti dall’autore.