Nel mese dedicato a Michele Arcangelo, alcune riflessioni sulla presenza del suo culto in Umbria, una terra in cui la presenza del Sacro è attestata dal culto verso Francesco e Chiara d’Assisi, Benedetto e Scolastica da Norcia, Rita da Cascia, solo per citare alcuni tra i principali santi.
Michele Arcangelo arriva in questi luoghi intorno al VI-VII secolo, con l’affermarsi dei Longobardi, popolo originario dal Nord Europa, che dopo aver conquistato il Nord d’Italia, Pavia fu sede di loro re, si affaccia in queste terre d’Umbria con quello che sarà poi il Ducato di Spoleto.
Non è mia intenzione farne qui la Storia, interessa invece il culto di Michele, l’Arcangelo guerriero, che il cristianesimo riuscí a far accettare a un popolo bellicoso come i Longobardi, trasferendo verso questo il culto di antichi Dei guerrieri del Nord.
In Umbria uno dei loro insediamenti piú consistenti fu presso Nocera Umbra, dove sul finire dell’Ottocento furono rinvenute necropoli di rilevante importanza, dove si constata che l’elemento Longobardo, con il passare del tempo, si fuse con le popolazioni locali, divenendo da conquistatori dei conquistati, cosa che avvenne anche altrove.
Si assiste allora al fiorire di eremi, chiese, cenobi che verranno intitolati a Michele Arcangelo, di cui una costante è la presenza sul luogo di una fonte sacra ritenuta terapeutica, che vanno a sorgere spesso su luoghi di culto pagani ritrovando cosí la sacralità di siti che già in antico furono eletti a dimora di divinità.
In Umbria molti di questi ancora sono intitolati all’Arcangelo; in Valnerina le chiese di Meggiano, Gavelli, l’Eremo di Sant’Angelo di Prefolio, altrove Sant’Angelo de Gructis, Sant’Angelo in Panzo, nei pressi di Assisi, la chiesa di San Michele a Bevagna e quella a pianta circolare di Sant’Angelo a Perugia, solo per citarne alcuni.
Non va dimenticato che tutto ciò che viene riferito “all’Angelo”, sia esso un luogo di culto o un toponimo, è sinonimo di San Michele Arcangelo.
Dopo il declino dei Longobardi il suo culto venne portato avanti non solo in Umbria ma pure nel Lazio, in Abruzzo, Campania e Puglia, basti ricordare Sant’Angelo in Formis o il famoso Santuario di San Michele sul Gargano.
Entriamo ora nel vivo dell’argomento traendo ispirazione dalla “Linea di San Michele” , una retta lunga oltre 4.000 km su cui sono allineati i sette Santuari piú importanti, o per lo meno famosi, dedicati all’Arcangelo Michele.
Linea Sacra che, secondo la tradizione, fu tracciata dall’Arcangelo stesso da un sol colpo di spada con cui sconfisse Satana e le sue schiere, che furono vinte e scacciate negli abissi.
La Linea di San Michele origina dal Sud dell’Irlanda, a Skellig, per poi proseguire in Inghilterra a Sant Micheal’s Mount quindi verso Mont Saint-Michel in Normandia e dopo attraversata la Francia la diagonale entra in Italia con la Sacra di San Michele, scendendo in Puglia a Monte Sant’Angelo e infine, dopo il Monastero di San Michele a Simi, nel Dodecaneso, termina ad Haifa in Israele con il Monastero di Stella Maris sul Monte Carmelo.
Il tratto che riguarda l’Italia è di circa 1.400 km ed è proprio in Umbria che si situa la metà esatta di tutta la Linea, nei pressi di Ferentillo, in Valnerina, precisamente nell’Eremo di San Michele Arcangelo, che sorge sopra l’omonimo Monte, nella frazione di Monterivoso.
Da studi fatti, siamo quindi qui alla metà esatta dell’intera Linea Sacra, con tutte le relative implicazioni esoteriche ed occulte che ne derivano.
Purtroppo l’Eremo è in abbandono, abbarbicato lassú tra le rocce, ma le sue pietre ne danno ancora testimonianza.
Dopo un lungo tragitto a piedi in salita non sempre agevole, il luogo si presenta con le mura perimetrali e il tetto rovinati. Le sue origini vengono fatte risalire all’VIII secolo, con aggiunte e rifacimenti che nei secoli lo hanno portato alla struttura attuale.
Dov’è l’altare qualcuno ha posato una grande croce in legno, a ricordare che Michele è la Via al Cristo.
Davide Testa