Occorre un nuovo impeto del volere, perché affiori ciò che era alla sua origine fiammea: il sacrificio dei Troni potrà fiorire come Amore dell’uomo terrestre liberato, ove sia identificato ciò che impedisce la via del sacrificio creatore o della redenzione del pensiero.
Questo fuoco del sacrificio deve divampare come ciò che consuma il male umano, estingue la tensione dell’ego, arde come vera vita dell’Io, cioè come Sacro Amore. Divampa e crea, unisce e redime!
L’involucro minerale è la scaturigine degli impulsi opposti al calore della donazione assoluta, proprio all’Io. Il sacrificio vero viene dalla Forza che vince la natura minerale e perciò la morte: viene dalla immediatezza dell’Io nell’anima, come ridestarsi del calore saturnio a cui si oppone il calore degli istinti: questo calore va trasformato.
L’assoluto è inumano, ma è la verità che giuoca mediante l’umano diveniente, attraverso dolore-gioia, malattia-guarigione, agonia-morte. L’assoluto è il ritorno, l’infinitamente lontano. Cosí, il Sacro Amore è l’attuazione dell’assoluto, il ritorno voluto come Amore. Non il cambiamento, ma la Morte e la Resurrezione: la Morte come vittoria sulla Morte: la Resurrezione come creazione novella della vita, come cessazione della menzogna terrestre.
Aurora ancora in luce diafana avvampante al mattino del mondo: speranza vittoriosa come una fede ricolma l’anima nell’attesa dell’ascesi piú audace, perché volta all’ultima estinzione dell’umano.
Questo è il baleno-folgore della trascendenza di continuo evocata e ogni volta sfuggente nell’attimo, ossia nell’intervallo della sua eternità, nella fugacità continua: ma la traccia permane come segno della direzione assoluta nell’umano del Sacro Amore.
Occorre un grande sacrificio meditativo e operativo, per i destini del popolo e per meritare una Luce possente del Logos.
L’aurora continua come agguato della luce nel momento della piú densa oscurità. La tenebra si dissolve in oro dell’aurora, esprimendo il suo rattenimento come melodia del mattino, suono cosmico, risonando nella luce dell’anima, ètere del pensiero.
Massimo Scaligero
Da una lettera del dicembre 1979 a un discepolo.