Il cavaliere

Poesia

Il cavaliere

Michele Strogoff

A quei tempi,

un corriere dello zar

rischiava molto.

Attraversando steppe,

guadando fiumi,

valicando monti,

poteva capitargli

di affrontare

valanghe, frane,

turbini di sabbia,

agguati di predoni

e rivoltosi.

E poi quel vento

gelido, affilato

come il knut dei cosacchi,

discendeva

ululando dagli Úrali,

dai ghiacci

dell’Artico,

mordeva nei garretti

il cavallo,

facendolo scartare

dalla pista,

impazzito di paura,

feriva all’uomo

le narici e gli occhi

e la gola

con mille acute spine.

Ma lui, Strogoff,

non si arrendeva,

impavido

bruciava le distanze.

Il panorama

di Madre Russia

gli scorreva ai lati

familiare,

per attimi incantato,

paesaggio

alternante le stagioni:

neve, germogli,

sole, foglie morte.

Lui cavalcava

solitario, mai

si sarebbe fermato.

Trascorrevano

i giorni, i mesi,

le tempeste, il morso

tirato a sangue.

Nella galaverna

lo sfaglio di cristalli

tra gli zoccoli,

i lampi, la vertigine,

la corsa.

Sembrava eterno

il suo destino, il nome

già consegnato

ai fasti della gloria.

Non pensava, Strogoff,

solo ogni tanto

un ricordo fugace,

una memoria

di volti cari,

abbandonati, brevi

passaggi d’ombre,

spettri, nulla piú.

Aveva solo

sguardi per la via

da percorrere,

e in ultimo la mèta.

Poi la cattura,

evento non atteso,

inciampo della sorte,

la tortura:

una lama rovente

soffocò

in tenebre  la luce

dei suoi occhi.

Fu allora che glorioso,

nei precordi,

si accese uno scenario,

vide fiumi

scorrere in vene

d’oro, fioriture

riverberanti

dall’interno, vita

palpitante

di arcane meraviglie.

Pianse allora Strogoff.

Non lo faceva

dagli anni dell’infanzia.

Poche lacrime,

che spensero

l’ardore del metallo.

E lui fu salvo.

Conservò la vista

per la natura esterna,

materiale.

Ma piú ancora

per l’altra, rivelata

dalla pura esperienza

del dolore.

Specchio del mondo

fisico caduco,

di quanto fuori

è semplice apparenza,

dentro se stesso

un doppio trascendente

compenetrato

della vera essenza:

nuvole, cieli,

primavere, stelle,

un territorio

tutto da scoprire

e illuminare col pensiero.

Il nobile

Strogoff, corriere dello zar,

da allora

diventò cavaliere,

navigante,

esploratore

della terra ignota

che dorme

dentro l’anima in attesa

di venire scoperta,

risvegliata.

 

 

Fulvio Di Lieto