Morire per risorgere

Ascesi

Morire per risorgere

 

Non v’è polemica che significhi qualcosa, non v’è rivalsa che non sia un inganno. È il momento della compassione verso coloro che hanno ragione, come verso coloro che hanno torto. Beatitudine della certezza del segreto lavoro degli amici invisibili, ai quali siamo connessi con il pensiero della meditazione!

 

Ricchezza inesauribile, capacità di riguizzare sorgivo della Luce nel momento della crisi e del pericolo, impeto della reversione michaelita, coraggio della presenza del Christo come fondamento, ricordo, lampo illuminante, restituzione fulminea della verità, restituzione della sanità, perdita di ogni appoggio umano: ritrovamento, accordo, pace armonica, fraternità con tutti.

 

L’Oceano è tempestoso, ma a noi è dato camminare sulle acque per virtú di fede assoluta nel Logos, che ci incoraggia anzi ci esorta a camminare sopra il mare procelloso, intoccabili, imperturbabili, soccorritori. Un potere vittorioso ci svincola di continuo dalla sfera della necessità inferiore, grazie al suo volere d’essenza, originario. La gioia della dedizione al Divino è identica alla gioia della donazione reciproca, alla gioia della dedizione fraterna all’umanità.

 

La quiete del pensiero, il raccoglimento della forza, sono per una risoluzione radicale fulmineo-quieta: l’atarassia christica, per cui si è impetuosamente operanti nel massimo della distensione. Lanciati e immobili, perché il Logos scende come folgore della Pentecoste: il potere, la guarigione assoluti, presso all’assoluta cristificazione della conoscenza. Tutto è la charitas paolina: il senso di tutto, l’amore illimitato per il prossimo.

 

Questa immobilità è una battaglia vinta in partenza, perché è lo scatenamento dell’infinita forza dalla potenza immota: il turbine che ha al suo centro l’assoluta quiete. L’ekagrata vincitore, operato secondo il potere dell’Unigenito: la concentrazione assoluta dell’Unigenito del Padre realizzata dall’Iniziato degno.

 

Tutto, perciò, risorge come nuovo e novellamente gioioso di esprimersi, di fiorire nel mondo. Si comprende allora la presenza del Christo in ciascuno, secondo il suo singolo processo di evoluzione: il Christo in colui che pecca, in colui che infrange le regole, in colui che ti odia, in colui che ingiustamente ti denigra: ma non per imbelle misticismo, bensí per operare secondo verità: non reagendo con ciò che è ingiusto in noi, ma con ciò che è giusto. Guardando il Christo in lui, mi metto in rapporto con la sua verità e vedo ciò che la ottenebra: oltre la compassione, so come aiutarlo. Ciò paralizza l’influsso malefico, aiuta l’altro: è il processo di fondamento inesauribile dell’Amore, cioè della Potenza del Logos sulla Terra.

 

L’ego è la forza tesa: ove si distenda è l’Io aperto al Christo, in sé uno con il Christo. Questo ego è un potere da estinguere e resuscitare, un potere che deve morire per risorgere: e Caino che uccide Abele, ma con ciò ha in sé la forza di portare se stesso alla morte, per risorgere, per restituire nuova vita ad Abele.

 

In Christo morimur. Questo ego che insorge è il male che sopraffà la vita, è l’opposto dell’Asse di Luce spinale: è la corrente ahrimanica che dal basso tende a impossessarsi della coscienza e a espellere la vita. Sempre un nuovo modo di risorgere va sperimentato, perché la Resurrezione sia donata.

 

L’arte iniziatica vera è accendere il “fuoco soave”, cioè avvivare il calore di Luce del cuore mediante cui il Christo opera.

 

Morire per risorgere

 

Il segreto perciò è incontrare il cuore, entrare nel cuore, sprofondare nel cuore, tuffarsi nel cuore e qui inabissarsi nell’infinita Forza, nella calma infinita, nella devozione infinita, nella beatitudine infinita, nella capacità di devozione infinita. Tuffarsi nel cuore, sprofondare nel cuore, per incontrare l’Amore Divino. È un itinerario difficile a ricordare, perché raro e solare, aureo, per rarissimi discepoli. È la via delle Gerarchie verso l’umano e perciò del­l’umano verso le Gerarchie.

 

 

Massimo Scaligero

 


 

 Da una lettera del gennaio 1776 a un discepolo.