Ho cominciato a seguire l’antroposofia già molti anni fa, instradata da una cara amica euritmista che mi aveva consigliato le letture iniziali da fare, per avere un’idea generale della disciplina da seguire e mi aveva anche presentato un gruppo nella mia città, con cui ho avuto incontri allora molto proficui. In seguito a vicissitudini molto dolorose della mia vita, ho abbandonato letture e incontri per molti anni, e non mi interessava piú di preoccuparmi di una mia formazione interiore, dato che tutto intorno a me sembrava congiurare per impedirmelo. Un incontro fortuito con uno dei membri del gruppo, ha fatto sí che poco tempo fa riprendessi in mano “Iniziazione” di Rudolf Steiner. Ho anche trovato in rete la vostra rivista e ho letto articoli che mi hanno aiutato a comprendere la situazione della società attuale, che tanto mi ha colpito, facendomi perdere gli appigli che credevo stabili e duraturi. Mi domando ora se dal cupo abisso in cui sono caduta, e nel quale credo di essere ancora, almeno in parte, posso ancora sperare di risalire.
Caterina S.
Già il fatto di aver ripreso in mano L’Iniziazione e di aver cercato in rete dei contenuti antroposofici, trovando la nostra rivista, significa che la risalita è in pieno svolgimento. Tutti, in un modo o nell’altro, attraversiamo momenti difficili, di buio o di dolore, fisico o morale. E da questi si può e si deve sempre uscire, meglio se con l’aiuto di una guida spirituale come quella della Scienza dello Spirito. Considerare irrisolvibile una situazione significa non avere fiducia nel mondo spirituale, che spinge sempre e comunque verso il bene dell’individuo, facendogli compiere superamenti attuabili soprattutto attraverso difficoltà e sofferenze. Dovremmo seguire ciò che indica Steiner, riscrivendo i versi finali della poesia “Canto di Iperione sul destino” di Friedrich Hölderlin, che termina in maniera pessimistica e in discesa. Steiner muta l’andamento della parte finale in maniera ottimistica e ascendente. Riportiamo a sinistra i versi di Hölderlin (nella traduzione di Anna Maria Curci) e a destra la variazione apportata da Rudolf Steiner, che è un’indicazione per tutti noi.
Ma a noi è dato
di non sostare
in alcun luogo,
si eclissano,
cadono,
gli umani dolenti
alla cieca
da un’ora
all’altra,
come acqua lanciata
di scoglio in scoglio,
per anni e anni
giú nell’incerto.
Ci è dato
di non riposare
su alcun gradino.
Vivono e anelano gli operosi uomini
di vita in vita come le piante
di primavera in primavera crescono:
attraverso l’errore verso la verità
piú in alto!
Attraverso le catene verso la libertà
piú in alto!
Attraverso la malattia e la morte,
verso la bellezza, la salute e la vita
piú in alto!
Questa dunque l’esortazione per chi cerca di risalire: «Piú in alto!».