Come nei numeri precedenti, persone presenti alla Lezione esoterica di Rudolf Steiner hanno preso appunti in modo diverso. In questo caso le due versioni che presentiamo differiscono di poco ma si integrano tra loro, rendendo piú completa la trascrizione.
Versione A
Ci sono molti esoteristi che pensano di non fare progressi. Questo è impossibile per chiunque si dedichi ai propri esercizi. Dobbiamo distinguere tra progresso e notare il progresso. E coloro che non sono soddisfatti, che vorrebbero parlare come Meister Eckhart: «A cosa mi serve essere un re se non lo so!». Devono acquisire una sensibilità piú fine, per ascoltare ciò che accade nella loro anima.
Soprattutto ci si lamenta che mentre si fanno gli esercizi serali ci si addormenti. Supponiamo che qualcuno si sia addormentato durante la ricapitolazione; egli in seguito si sveglierà di nuovo. Se poi ricorda a che punto era arrivato, si renderà conto che nel sonno, nonostante la coscienza diurna si fosse spenta, la meditazione era continuata. In certe circostanze questo può essere piú utile della meditazione in piena coscienza, perché si tratta del fatto significativo che nello stato di disincarnato la sua coscienza ha continuato a lavorare, che è avvenuta una transizione dalla coscienza ordinaria diurna a uno stato di coscienza superiore. Questa è già un’espansione della coscienza, e in tale espansione consiste l’effettivo progresso. (In un originale diverso, per il resto identico, segue la frase: “Non è una questione di subconscio, ma ciò che viene sperimentato in questo modo viene portato nella mente cosciente”).
Anche nel sognare si mostra che l’esoterista può progredire; deve solo osservare la sua anima, essere attento a ciò che accade nella sua anima. Può accadere che, poco prima del risveglio, qualcuno veda una bara in sogno o una casa con una porta, o anche un angelo che gli porge una coppa. Prima che una persona sia davvero in grado di vedere il proprio corpo, lo vede per immagini e questa immagine corrisponderà sempre alla sua disposizione d’animo. Una persona che ha un’indole seria, a volte malinconica e con pensieri di morte, vedrà una bara con un cadavere dentro come simbolo del suo corpo fisico. Coloro che sono piú gioiosi e ottimisti vedranno una casa di fronte a loro, attraverso la cui porta entreranno di nuovo nel loro corpo fisico. Una persona con un’inclinazione religiosa vedrà un angelo che gli porge un calice. Questo è [un simbolo per] il ritorno in lui della desta coscienza di veglia.
Naturalmente, questi simboli appaiono solo all’inizio della formazione esoterica. L’esoterista piú avanzato non vedrà piú queste immagini, ma sentirà come il suo corpo eterico cresca sempre di piú verso il cosmo, come le correnti che fluiscono dai singoli organi del suo corpo fisico si riversano lontano nello spazio cosmico: sente di essere un’entità cosmica.
Abbiamo già parlato del fatto che le sensazioni, i sentimenti degli esoteristi cambiano. Nell’Ordine degli Esseni, che esisteva al tempo di Gesú e nel quale anche Gesú visse per un certo periodo, vigevano due regole. In primo luogo, non era permesso parlare di cose mondane prima dell’alba e dopo il tramonto. Per i fratelli di grado superiore, questo si estendeva anche ai pensieri. Finché la stella del giorno era alta nel cielo, potevano indulgere a pensieri mondani, ma dovevano tacere non appena calava. E la seconda regola: prima dell’alba dovevano pregare il sole di apparire e la sera ringraziarlo per aver brillato. L’uomo moderno di oggi non sarà in grado di seguire queste regole nella stessa misura. Ma non dovrebbe forse, proprio come l’Esseno attendeva con gratitudine e devozione l’apparizione dell’astro del giorno, essere grato di tornare al suo corpo fisico al mattino? Infatti, non era piú certo che l’Esseno avrebbe rivisto il sole di quanto sia certo che l’uomo di oggi tornerà nel suo corpo fisico. Il materialista non ne sa nulla, ma abbiamo sentito come il nostro corpo fisico sia stato abilmente preparato durante l’evoluzione di Saturno, del Sole e della Luna da tutti gli esseri superiori all’uomo, attingendo alle forze cosmiche di tutti i tempi e di tutti gli spazi. Questo tempio per l’anima è stato formato dagli Dei, creato dallo spirituale: Ex Deo nascimur.
C’è poi un secondo sentimento che dobbiamo sviluppare, questo: un tempo esisteva un antichissimo residuo del divino primordiale, in cui l’uomo si riversava dopo la morte. È cosí che manteneva la sua coscienza. Questa sostanza divina è diventata sempre piú ridotta. Era già molto diversa nelle varie epoche, tra i singoli popoli; ma nella quarta epoca del periodo post-atlantico era andata quasi perduta. Non l’Io, ma le anime con ciò erano morte. Il greco ne era ben consapevole; perciò diceva: «Meglio un mendicante nel mondo superiore che un re nel regno delle ombre». Ma questa sostanza si è formata di nuovo attraverso il Mistero del Golgotha. Ora, dopo la morte, entriamo nella Sostanza-Cristo e lí riprendiamo coscienza. Come Adamo è il nostro progenitore fisico, cosí il Cristo è il progenitore delle nostre anime: In Christo morimur. Oppure, poiché il nome ha un significato cosí sacro per noi che non osiamo pronunciarlo ad alta voce, diciamo solo: In Christo morimur.
Ma se dopo la morte raggiungiamo la coscienza nella Forza-Cristo, non abbiamo ancora per questo l’autocoscienza. Riconosciamo le cose intorno a noi, ma non possiamo vedere noi stessi. Ciò possiamo ottenerlo solo preparandoci già sulla Terra. Cosí come sono in grado di ritrovare un bottone qui nel mondo fisico quando lo posiziono consapevolmente in un certo posto, cosí è anche dopo la morte. Non possiamo aspettarci di ricordare qualcosa che non abbiamo fatto con piena consapevolezza. Per questo ci vengono però dati i mezzi attraverso gli insegnamenti della teosofia rosicruciana. Quindi, se cerchiamo di comprendere lo spirito della visione del mondo teosofica, se penetriamo in noi stessi con lo spirituale, lo Spirito ci resusciterà in quella vita dopo la morte: Per Spiritum Sanctum reviviscimus.
Sentiamo che questo nostro detto rosicruciano non è un detto ordinario, ma è dato dai Maestri di saggezza e di armonia dei sentimenti. Essi vi hanno messo dentro forze cosmiche. Non è da recitare, ma da sperimentare; e attraverso anni di pratica ne acquisteremo sempre piú conoscenza. Il chiaroveggente esperto vede come, in una persona che si è immersa in questo detto, il corpo eterico comincia ad espandersi sempre di piú e a connettersi con le forze del macrocosmo: i suoi organi diventano centri di forza in cui confluiscono correnti dal mondo spirituale. Compenetriamoci con questo detto quando la nostra anima è in completa pace e serenità. E quando avremo bisogno di conforto, quando la nostra anima sarà depressa, ci darà coraggio e forza. Ma non usiamolo solo come mezzo di consolazione, ma anche quando la nostra anima è completamente calma; allora sarà sempre piú un amico, un aiuto nel nostro cammino esoterico.
Versione B
Se gli esoteristi principianti pensano spesso di non fare progressi, questo non è assolutamente una prova che i progressi non ci siano. Spesso passano semplicemente inosservati. Spesso ci si lamenta che il discepolo si addormenta durante gli esercizi serali, ma può succedere che poi si svegli e si accorga di aver continuato gli esercizi in un altro stato di coscienza. Ricordarsi di continuare gli esercizi in un altro stato di coscienza è molto importante. Proprio un ricordo del genere può essere piú importante del semplice svolgimento dell’esercizio con la coscienza diurna. Bisogna anche prestare maggiore attenzione alla vita onirica. A volte, al risveglio, si può vedere il proprio corpo in forma simbolica, come una casa in cui si deve andare, o come una tomba (questa visione si verifica in persone che pensano spesso alla morte e alla caducità della vita terrena), o come un angelo con un calice in mano (questo si verifica in persone che hanno un atteggiamento religioso e sono consapevoli che il corpo è stato creato dagli Dei).
Ma in seguito vedrete il vostro corpo come è realmente, e quanto la realtà differisca dalla maya del fisico. Vedrete allora il corpo fisico e quello eterico espandersi ampiamente, dal cuore cresce come un albero verso l’intero universo e ci rendiamo conto di come il nostro cuore abbia un significato cosmico, mentre la nostra testa, come il cielo stellato, abbraccia metà del cosmo. Ma ci vuole molto tempo per passare dal primo stadio della visione simbolica a questa visione.
Se pensiamo al comandamento esseno secondo cui non bisogna preoccuparsi delle cose mondane dal tramonto all’alba (e per i gradi piú alti non pensare nemmeno a queste cose), allora possiamo trasformare ciò per la nostra vita esoterica in modo da andare a dormire con sentimenti sacri. E il secondo comandamento esseno di chiedere il sorgere del sole ogni mattina, può diventare per noi un sentimento di santità e gratitudine verso gli Dei che ci hanno donato il corpo, gratitudine per aver ritrovato ogni mattina la strada per rientrare nel nostro corpo. Se ci rendiamo pienamente conto che senza il corpo non potremmo sviluppare di nuovo la nostra coscienza al risveglio, allora possiamo provare gratitudine per aver ritrovato il nostro corpo e pensare con reverenza al detto: Ex Deo nascimur e collegarlo con il sentimento sacro che possiamo avere nei confronti del nostro corpo donatoci dagli Dei. Se a volte contempliamo l’Ex Deo nascimur in questo modo, saremo in grado di fare una scoperta meravigliosa, ovvero che preghiamo poco prima del risveglio di poter ritrovare il nostro corpo. Questa scoperta che preghiamo in quest’altro stato di coscienza, in cui ci troviamo prima del risveglio, è di grande importanza. (L’Ex Deo nascimur con gratitudine per il nostro corpo).
Quando si contempla l’In Christo morimur si può allora provare gratitudine allo stesso modo per ciò che fa per l’Io medesimo quando moriamo e quando il nostro corpo si sveglia, cioè per la sostanza spirituale nella quale poi ci immergiamo come quando ci svegliamo nel nostro corpo fisico. E questa sostanza spirituale, che si era esaurita prima del Mistero del Golgotha, è ora la Sostanza-Cristo per l’esoterista.
Ma dobbiamo anche imparare a sviluppare la nostra autocoscienza. Lo faremo sempre di piú quando assorbiremo come forza viva ciò che ci viene dato come insegnamenti teosofici. Questi concetti teosofici sono forze viventi e, a seconda di come la nostra vita animica viene plasmata da essi, manterremo la nostra autocoscienza anche nella vita dopo la morte, se ricorderemo tutto ciò che abbiamo imparato qui come verità. Questo è lo Spirito Santo: Per Spiritum Sanctum reviviscimus.
Quindi, meditando su questo detto, che è il nucleo del nostro esoterismo rosicruciano, possiamo acquisire attraverso di esso sempre piú forza. Quanto piú meditiamo su questo detto, su queste “parole magiche” nel vero senso della parola, tanto piú esso ci mette anche in contatto con forze ed esseri spirituali. E per noi questa convivenza con i mondi spirituali deve diventare una realtà. E anche nei momenti in cui siamo tristi, pesantemente gravati e depressi, questo detto può esserci di conforto. Ma ciò accadrà solo se ci connettiamo davvero con esso nei momenti sereni e gioiosi, se, vivendo insieme a questo detto, diventerà il sentiero lungo il quale vengono da noi anche gli angeli, che poi ci aiutano anche nei momenti tristi portando conforto e forza. In questo modo i nostri insegnamenti possono edificarci spiritualmente, ricreare la nostra vita animica, e diventeremo sempre piú consapevoli della sacralità di ogni cosa e vivremo con sentimenti pii e sereni nel detto: Ex Deo nascimur, in Christo morimur, per Spiritum Sanctum reviviscimus.
Rudolf Steiner
Conferenza tenuta a Berlino il 6 gennaio 1913. O.O. N° 266/3.
Traduzione di Marco Allasia.
Da appunti dei presenti non rivisti dall’autore.