Karma: un termine abusato

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Karma un termine abusato

Karma

 

Il karma è oggi nominato di continuo, ovunque e per qualunque occasione, raramente a proposito, piú spesso a sproposito. Se a qualcuno accade qualcosa di nefasto, certamente l’ha meritato, è il karma! Un pareggiamento di conti fatto là per là, dopo qualche giorno, stile vendetta mafiosa.

 

Parlare di destino è desueto, è da boomer (oggi si parla cosí). Si confonde il concetto di destino, che era vago, inconsistente, lasciava largo spazio alla fantasia, con quello tagliente e preciso che è oggi il karma: occhio per occhio, dente per dente. Siamo in pieno principio veterotestamentario che giustifica tutto ciò che accade con una immediata resa dei conti applicata da una divinità vendicatrice, o da una casualità ben organizzata per mezzo di una funzione logaritmica: un caso fortuito, però preordinato!

 

Cercare una definizione di karma in rete presenta un fantasioso florilegio di risposte: “Ci pensa il karma”; “Chi ti ha tradito verrà tradito”; “Come si pratica il karma”; “Il karma nelle nostre iniziali”; “Il karma che vorrei”; “Il karma non è acqua”; “Si può eliminare il karma?”; “Il karma vede e provvede”; “Le carte e il karma”; “Il karma colpisce ancora”; “Il karma dell’abbandono”; “Il karma astrologico”; “Il karma non va in prescrizione” e potrei a lungo continuare.

 

Reincarnazione e karma

 

La Scienza dello Spirito ci parla del karma in maniera assai diversa e con tempi tutt’altro che immediati. Gli eventi karmici risalgono a tempi lontani, in particolare a una o piú vite precedenti. Massimo Scaligero, nel suo Reincarnazione e Karma, mette in rilievo come sia necessario collegare la conoscenza del karma con quella della reincarnazione: le due cose sono inscindibili. Quanto ci accade karmicamente in questa vita proviene da esistenze anteriori, e la nostra risposta ad ogni evento karmico si riverbererà nelle nostre incarnazioni future.

 

Ciò che si deve tenere presente è che il karma non lede la libertà dell’individuo, il quale all’evento karmico può rispon­dere secondo la propria autonoma decisione: che lo aiuterà a crescere se la prova sarà accettata, oppure, se rimandata, questa si ripresenterà in forma diversa finché l’ostacolo sarà superato.

 

Quello che attualmente si sta preparando nella scena mondiale, con le guerre che dilagano e ci coinvolgono inevitabilmente, anche se nessuno di noi vorrebbe esserne partecipe, è stato preparato in epoche anteriori dalla società in cui siamo venuti a operare con la nostra nascita, e ognuno di noi ha la sua parte di responsabilità: pigrizie, malevolenze, istin­tività non regolata, rancorosità, incapacità a perdonare, disamore: piccole e grandi nostre insufficienti risposte a quanto il karma allora ci presentava, e che oggi ci si ripresenta in forma piú pesante e piú difficile da superare.

 

Divario in India

 

Conoscere il karma nella sua realtà non significa doverlo subire ineluttabilmente, come accade di osservare con grande evidenza in paesi come l’India, dove l’accettazione passiva rende insensibile chi ha molto, spesso troppo, di fronte a chi a poco, spesso nulla. «Il karma ha voluto cosí: oggi tocca a lui domani toccherà a me, non posso farci nulla, meglio approfittare della volta in cui il karma è stato positivo per me!» questo è il pensiero che giustifica il disinteresse per lo spaventoso divario socio-economico e il persistere delle caste, oggi abolite ufficialmente ma tuttora esistenti nella loro inalterabile presenza.

 

E in un paese cristiano come l’Italia, non è poi cosí diverso l’atteggiamento davanti a tanta miseria, a fronte di una eccessiva ricchezza in poche mani. Non è raro purtroppo anche da noi vedere scene di persone che cercano cibo nella spazzatura fuori dei mercati, nella speranza di trovare alimenti ancora edibili.

 

Cibo nella spazzatura

 

Chi patisce un’ingiustizia di cui si sente vittima e tende ad accusare altri per quanto gli accade, se conoscesse a fondo la legge del kar­ma saprebbe che forse, in un’epoca di cui non ha piú il ricordo, anche lui ha compiuto una medesima ingiustizia ai danni di qualcuno. E la conoscenza di questo pareggiamento karmico lo libera dall’istintivo senso di rivalsa, che non farebbe che alimentare la necessità di un nuovo circolo vizioso di eventi dannosi da esistenza a nuova esistenza.

 

Certo, assumere su di noi il karma dell’intera società è impossibile per ognuno, ma se individualmente facessimo degli sforzi per cambiare profondamente, per migliorare noi stessi anche nelle piccole cose del quotidiano, tutta l’atmosfera del vivere civile muterebbe, e questo si rifletterebbe anche sugli eventi karmici futuri che abbiamo il potere di trasformare. Non possiamo chiedere agli altri, ai governanti, ai capi di stato, ai militari, alle forze dell’ordine, la risoluzione dei gravi problemi che affliggono la nostra nazione. Dobbiamo cominciare da noi. Ognuno deve fare quel miglioramento che pretende dagli altri e che trova difficile chiedere a se stesso.

 

Tutto quello che deve accadere e che è maturato in tempi passati, con la nostra diretta partecipazione, dovrà essere da noi accolto come necessario per compiere quei superamenti che la rilassata tranquillità, da tutti auspicata, non permette. Chi segue una Via di conoscenza come la nostra ha una responsabilità maggiore nei confronti della società, perché conosce l’opera degli Ostacolatori, è stato avvertito delle trame che essi continuamente tessono contro il singolo e la collettività. Soprattutto riconosce la loro malefica ispirazione nelle azioni decisive prese da coloro che sono in grado di determinarle, persone spesso totalmente dipendenti dall’influenza di tali entità.

 

E dunque, partiamo da noi stessi, impegniamoci a superare quei tratti caratteriali, quelle impuntature, quelle negligenze, quelle ricadute in ciò che avevamo deciso di vincere, e soprattutto non nominiamo di continuo il karma, addossandogli ogni colpa di quanto ci accade!

 

 

Marina Sagramora