C’è una possibilità di lettura esoterica, della trama del balletto, da essere talmente evidente da sconcertare.
La principessa Odette, è prigioniera del mago-stregone Rothbart. Segregata e trasformata in cigno, cioè in un’illusione.
La Dea Ignota è prigioniera di Lucifero e attende d’essere liberata dall’uomo. Lucifero ne prende l’essenza e ce la riconsegna nel suo aspetto illusorio, finto, trattenendone per se l’Essenza divina. Il cigno pare rappresentare proprio l’illusione Luciferica della maya materiale, che normalmente l’uomo percepisce. Salvo rari momenti: infatti, di notte, Odette torna donna, cioè si restituisce secondo la sua reale essenza. Sono pochi momenti; che corrisponderebbero a quei rari momenti di percezione spirituale del ricercatore. In quel momento Siegfried se ne innamora, cioè intuisce il suo compito, rompere l’incantesimo, liberare l’Iside dalla prigionia luciferica.
In modo ancora piú evidente si svolge il ballo di corte, dove la seduttrice Odile, il cigno nero – ma pare descritta Lilith, l’anti-Eva che perde l’uomo – si finge quello che non è, cioè il cigno bianco, ma appare nero, quale impossibilità di menzogna perfetta.
Odile, che appare Odette, seduce ed incanta Siegfried che le cade tra le braccia, sedotto dall’illusione. Proprio come accade agli uomini sedotti da un’apparenza che può essere l’opposto della realtà.
Certamente Odile appare Lilith, ma piú in generale tutto quel pensiero riflesso ed ideologico che, pur apparendo logico e razionale, è mosso dagli istinti e quindi razionale non è; incastrando l’uomo nella sua istintività, per consegnare definitivamente la sua corona in mano agli Ostacolatori.
Tutto è perduto. Odette muore gettandosi dalla rupe nel lago formato dalle lacrime della sua mamma quando era caduta vittima del sortilegio di Rothbart.
Siegfried intravede tra i meandri del castello l’immagine della vera Odette e, capendo la distruzione che il suo equivoco ha generato, muore anche Lui. Segno della definitiva sconfitta dell’evoluzione dell’uomo.
I simboli sono talmente evidenti da sembrare didascalici, compreso l’ultimo barlume di pensiero, raffigurato da quest’ultimo quadro.
Piú ci si addentra nella trama piú l’allegoria esoterico-cristiana appare chiara.
Chiaramente questa è una supposizione suffragata solo da queste connessioni allegoriche. Però questo spiegherebbe perché un balletto inizialmente poco accettato sul piano musicale, coreografico e della trama, sia poi diventato l’emblema stesso della danza classica.
È il simbolo nel quale si riconosce tutto il popolo russo, un po’ come, prosaicamente, facciamo noi con il calcio. C’è un episodio che è diventato famoso in tutto il mondo: nella morente Unione Sovietica, all’ennesimo raddoppio dei prezzi, Gorbaciov fece andare in onda in Tv “Il Lago dei cigni”, accompagnando l’ordine con la celebre frase: «Che Dio ci aiuti!».
Al Bolshoi, quando alla fine d’uno spettacolo una prima ballerina è nominata étoile, si dice: «Sei la nuova Odette!».
Molte danzatrici, affrontando il doppio ruolo di Odette/Odile, affermano che il lago dei cigni è un’esperienza “diversa” dagli altri balletti. Tutte sono concordi nel dire che è un immergersi nella fragilità e nella solitudine umana: un percorso interiore.
“Il Lago dei cigni” racconta qualcosa di particolare e di diverso dal romanticismo di fine Ottocento.
Malgrado tutti i tentativi di “migliorare” il finale, la tragicità della prima stesura rimane inalterato.
Molto probabilmente la storia prende origine dalle fiabe della profonda Germania e dalle contrade contadine della Russia, legate ancora a religioni pre-cristiane. Realtà dove i risvolti esoterici erano ben noti, diffusi sotto forma di fiabe, ma dove chi ascoltava, se pur semplice, ben sapeva cosa rappresentasse un cigno, e un mago trasformato in gufo.
Manca l’afflato dell’“Io sono”, a cui è chiamato il ricercato moderno, proprio per completare, vittorioso, la saga del Graal, proprio come ci insegna Massimo Scaligero.
Siegfried scopre l’inganno nell’attimo della catarsi finale, atto di coscienza che scioglie l’incantesimo di Lucifero; liberando l’Iside prigioniera nelle profondità del cosmo. Corre al lago, simbolo del profondo dolore dell’umanità prigioniera, e tra le braccia porta in salvo Odette restituita al mondo nella sua verità. Il mago-stregone, invece, vi ci affoga, sotto il peso della corona trafugata.
Massimo Danza