L’Olivo è una pianta per lo piú mediterranea, può crescere anche selvatico o a cespuglio, allora è l’oleastro. Coltivato caratterizza il paesaggio, dalla pianura alla collina, fino al mare, mutando cosí aspetto, e le diverse varietà danno alla pianta caratteristiche diverse.
Molteplici le sue implicazioni religiose e culturali, che vanno comunque nel senso della pace e dell’abbondanza. Insieme all’alloro e alla quercia forma la triade arborea che per millenni ha improntato la storia del Sacro e del Mito di tante civiltà del passato: quanti stemmi e blasoni araldici si sono fregiati di questi simboli!
Nel mondo greco-romano era abbinato ad Atena, la romana Minerva.
Attraverso lo studio della diffusione dell’Olivo e dell’olio si potrebbe tracciare una rotta dei traffici mediterranei antichi, come testimoniano le tante anfore olearie che ancora si trovano nei fondali dei nostri mari.
I valori connessi alla pianta passano attraverso le varie culture, rimangono al di là del variare delle fortune di popoli e luoghi.
Un suo ramoscello, nel becco alla colomba, annuncia pace e riconciliazione dopo il Diluvio Universale; l’olio ha unto la fronte dei re e il Cristo è l’Unto per eccellenza, l’assenza di olio, nelle lampade loro affidate, sancisce la condanna delle evangeliche vergini stolte. Lo stesso Arcangelo che annunzia a Maria, da alcuni grandi pittori come Simone Martini e Taddeo di Bartolo, veniva raffigurato con un rametto d’Olivo nella mano.
Nel mondo druidico dei rituali celtici l’Olivo era collegato con l’equinozio d’autunno, anche nell’astrologia gallica il collegamento sembra essere con il fuoco e con il calore, con la chiarità solare, con la pace e la fecondità, con la purificazione e l’equità, con la saggezza che deriva dalla longevità e dall’esperienza, del resto per l’Olivo ci vogliono anni per crescere e produrre frutti.
In un passato, non poi cosí lontano, in nessuna casa rurale mancava l’Olivo benedetto che si prendeva in chiesa la Domenica delle Palme. Il rametto d’Olivo, chiamato appunto “la palma”, era infilato a capo del letto tra la parete e il crocifisso, oppure sulla piccola acquasantiera nella quale si intingevano le dita per segnarsi prima di iniziare la giornata e quando si andava a dormire, difendeva i dormienti dalle insidie notturne degli spettri malevoli e dalle streghe erranti, cosí pure l’Olivo benedetto proteggeva la casa dai malefici e dal fuoco dei fulmini. Trascorso l’anno, la palma dell’anno precedente era sostituita con un nuovo ramo, bruciando ritualmente la vecchia fronda nel focolare domestico. In alcune località è documentata l’usanza di consegnare al parroco le fronde smesse per preparare la cenere con la quale verrà segnata la fronte dei fedeli il Mercoledí delle Ceneri.
La foglia dell’Olivo entrava a far parte dei brevi o scapolari, piccoli sacchetti in tela da appendere al collo o agli indumenti, insieme ad immagini sacre e la cera benedetta del cero pasquale, questi proteggevano dalle insidie del diavolo; altri ingredienti erano il pelo di tasso, il sale grosso, il dente di lupo contro la fascinazione, il malocchio e l’invidia.
Altro uso delle fronde d’Olivo erano le “crocette”, consisteva nel piantare nei campi il 3 di maggio, in occasione della festa della Inventio Crucis, delle rustiche croci a cui venivano appese alle intersezioni dei bracci delle fronde d’Olivo, allo scopo di proteggere i raccolti dalla folgore e di propiziarne la crescita, un ramo d’Olivo benedetto, insieme alla candela benedetta il giorno di Candelora, veniva esposto sui davanzali delle finestre quando il pericolo della grandine si avvicinava.
Altri usi dei rametti di Olivo erano quelli di infilarne alcuni nei sacchi di grano o di lenticchie che si sarebbero poi seminate, per propiziarne il raccolto, cosí come rami d’Olivo venivano bruciati nei forni delle cucine per proteggere i cibi dalle negatività.
Per accertarsi che una persona avesse o meno il “malocchio” si facevano cadere alcune gocce d’olio, sempre in numero dispari, in un piatto colmo d’acqua, se l’olio versato si spargeva, il malocchio era confermato, se le gocce rimanevano intatte il malocchio era assente. In caso affermativo, si procedeva con pratiche fintanto che la persona ne venisse liberata; l’acqua e l’olio usati venivano poi gettati nel fuoco o fuori la porta di casa. Tante sono le varianti del rito, a secondo dei luoghi e specialmente del sesso del “paziente”.
Infine, per concludere questo viaggio nelle tradizioni del passato legate all’Olivo, anche le foglie dell’Olivo benedetto venivano usate, poste sul piano del focolare o di una stufa, dalle ragazze da marito che ne traevano auspici per un prossimo matrimonio. A seconda di come la foglia reagiva al calore si veniva a sapere se l’attesa sarebbe stata lunga o breve, lo stesso metodo si usava per conoscere l’esito di un’impresa, o di come sarebbe stato il raccolto delle olive quell’anno.
Terminiamo con alcune indicazioni terapeutiche di questo albero tanto importante. Dell’Olivo (Olea europea) in fitoterapia si usano le foglie in infusi, tinture, estratti fluidi, le proprietà piú studiate sono contro l’ipertensione, l’arteriosclerosi, antiinfiammatorio e febbrifugo, facilita le funzioni epatiche, il suo olio entra in molti ambiti della cosmesi come emolliente, cicatrizzante e per la cura delle scottature è celebrato il “Balsamo del Samaritano” che si ottiene dall’emulsione di olio di Olivo, vino e bianco d’uovo in parti uguali, con questo si lavano le piaghe e se ne affretta la cicatrizzazione, utile anche per curare pruriti e gonfiori.
«E la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di Ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra» (Genesi).
Davirita