Non poche anime sensibili, pur se non esplicitamente impegnate in un sentiero di conoscenza spirituale, hanno sentore di come il periodo che va dal Natale all’Epifania rappresenti qualcosa di unico. In una conferenza ad Hannover del 26 dicembre 1911, rivelando la propria visione occulta delle tredici Notti Sante, Rudolf Steiner consente anche al devoto antroposofo ancora privo di facoltà chiaroveggenti di presentire in qualche misura la sacrale grandiosità del periodo (in Le tredici notti sante, Ed. Antroposofica, O.O. N° 127).
«Poiché lo vede, l’uomo è certo del fatto che il seme di una pianta passa attraverso un ciclo annuale, e cioè che esso deve discendere nelle profondità della Terra per poter germogliare ancora sotto l’influsso del calore e della luce del Sole a primavera. Ma, a tutta prima, l’uomo non è consapevole che anche per l’anima umana possa esservi – anzi sia sempre presente – un ciclo simile. E ciò non gli si rivela finché non sia iniziato ai grandi misteri dell’esistenza». Misteri che dunque ci è consentito in qualche misura accostare grazie a questo sorprendente confluire di cicli naturali e umani.
«Come le forze contenute nel seme di ogni pianta sono collegate con le forze fisiche della Terra, cosí è per le forze spirituali della Terra collegate alla nostra anima». Ancora un abbinamento illuminante, questa volta tra le forze fisiche e spirituali della Terra, rispettivamente operanti sul mondo vegetale e sulla nostra dimensione animica. «E proprio come il seme della pianta si immerge nelle profondità della Terra nell’epoca che conosciamo come il periodo di Natale, cosí fa l’anima dell’uomo che penetra, in quel tempo, nel profondo dominio dello Spirito, attingendo forza da questa profondità (c.d.r.) cosí come il seme della pianta fa per il suo sbocciare in primavera».
Tredici notti dunque, in cui si verifica qualcosa di magicamente sostanziale: l’essere umano penetra in profondità spirituali che lo arricchiscono di forze preziose; in via pienamente consapevole ove in possesso delle menzionate facoltà chiaroveggenti.
E proprio su questo aspetto si sofferma il Dottore estendendo le sue considerazioni anche alle giornate coinvolte: «Durante questo periodo di tredici giorni e tredici notti, il chiaroveggente può scorgere quello che deve accadere all’uomo per il fatto di essere passato attraverso quelle incarnazioni terrene che si sono svolte sotto l’influsso delle forze luciferiche dal principio dell’evoluzione della Terra fino alla nostra epoca».
Le parole che seguono ci conducono nel mondo dei defunti. «Le sofferenze del Kamaloca che l’uomo deve sopportare nel mondo spirituale per il fatto che Lucifero si è posto al suo fianco sin da quando egli cominciò ad incarnarsi sulla Terra, si vedono in modo chiaro nelle grandi, possenti immaginazioni che possono presentarsi all’anima durante i tredici giorni e le tredici notti fra la celebrazione del Natale e quella del 6 gennaio, l’Epifania».
Una vera e propria finestra “natalizia” si apre dunque sul periodo – di norma pari a circa un terzo degli anni vissuti in Terra – che il defunto trascorre dopo i tre giorni in cui rivive etericamente l’esistenza trascorsa. «L’anima (del chiaroveggente, n.d.r.) contempla tutto ciò che l’uomo deve sperimentare nei mondi spirituali a causa del fatto che, sotto l’influsso luciferico, egli si è allontanato dalle Potenze creatrici del mondo».
Quanto precede potrebbe forse apparire tanto sorprendente quanto in qualche misura scoraggiante ove si rivelasse esaustivo di ciò che si apre alla visione chiaroveggente tra Natale ed Epifania. Ma non è cosí! «Questa contemplazione avviene nel modo migliore per l’anima durante questi giorni, e la prepara al tempo stesso a quell’immaginazione, che noi possiamo chiamare immaginazione del Cristo, ove scorgiamo che Cristo, vincitore su Lucifero, diviene giudice delle azioni umane compiute nelle incarnazioni sottoposte all’influsso di Lucifero. L’anima umana, l’anima del chiaroveggente, vive nel periodo tra la celebrazione della nascita di Gesú e quella dell’Epifania in modo tale che il mistero del Cristo le è rivelato».
Difficile a questo punto non avvertire ancora una volta un’infinita gratitudine verso il salvifico operare di una Scienza dello Spirito che ci consente di sfiorare tali verità.
Rudolf Steiner ci disvela poi come nel giorno piú corto dell’anno si presenti la visione chiaroveggente dei due grandiosi accadimenti cosmico-umani intervenuti per salvare un’umanità sempre piú isolata nella materia: «Nel punto piú oscuro del solstizio d’inverno l’anima può avere la visione di tutto ciò che l’uomo deve soffrire a causa del suo allontanamento dallo Spirito-Cristo, e quale rimedio e catarsi è stato possibile attraverso il Mistero posto in essere nel Battesimo di Giovanni nel Giordano, e conseguentemente attraverso il Mistero del Golgota». Potente il richiamo ai due Sacri Misteri attraverso i quali l’Entità Solare si è collegata all’aura spirituale della Terra per vivere nelle anime umane e grandiosa l’apoteosi finale delle sublimi visioni:«…coronata il 6 gennaio dall’immaginazione del Cristo».
Francesco Leonetti