Vincere la paura

Socialità

 

Vincere la paura

 

Intonare il sentire al raccoglimento del Natale, significa anche portare incontro agli altri l’atmosfera serena che almeno in questo periodo deve caratterizzarci. È soprattutto importante, in questi giorni, eliminare ogni tipo di tensione, di contrasto o di paura. Tensione e contrasto con le persone, paura di ciò che potrà accadere in futuro nella società, nel mondo del lavoro, nel nostro rapporto con la natura.

 

Donna spaventata

 

I media e i social ci bombardano di previsioni catastrofiche, sulle guerre incombenti, sul clima, la salute. Ci dicono che tutto può accadere da un momento all’altro trovandoci impreparati, vittime di alluvioni e inondazioni provocate da argini di fiumi non curati, crollo di ponti per mancata manutenzione, nuove pandemie in arrivo sempre piú letali.

 

La paura ci toglie energie, ci rende fragili prede di chi da questa paura sa trarre profitto.

 

Apparentemente è di quest’ultimo periodo il lavoro sottile, continuo e prevaricante che persegue la paura come mezzo di dominio, in linea con l’Agenda 2030. Il realtà, ognuno di noi può ricordare il ricorso alla paura esercitato dagli adulti nel periodo della nostra infanzia, forse per metterci in guardia dai pericoli in agguato nella società, ma sistema comunque fortemente vessatorio per noi bambini.

 

Hänsel e GretelNegli anni dell’immediato dopoguerra, ma di certo cosí era anche negli anni e forse nei secoli precedenti, ai piccoli si raccontavano truci favole di bambini abbandonati nella foresta da genitori miseri e poco amorevoli, di lupi pronti a sbranarli, di matrigne perfide, di orchi e streghe mangiatori di pargoli allevati per divenire grassottelli al punto giusto. E poi storie di fantasmi, di golem, di vampiri e tutto il corollario che ne derivava.

 

Questo avrebbe dovuto fortificare l’infanzia, che invece ne veniva spesso traumatizzata, lasciando dei segni indelebili lungo tutto l’arco dell’esistenza.

 

Ma poi, si diceva, ci penserà la vita a insegnare come superare le paure: i maschi con la naja militare e le femmine con il parto e i figli. Come se a una pietanza salata per farla ben digerire si aggiungesse una bella manciata di sale.

 

Per scendere nel personale, ho avuto anch’io nell’in­fanzia la mia buona dose di paura, derivata dall’incertezza del periodo postbellico, dalla morte di mio padre quando avevo solo quattro anni e il conseguente orfanaggio, che mi poneva a un livello inferiore rispetto a cugini e amichetti, tutti con il padre protettore e apportatore di tranquillità economica. Sperimentavo una continua forma di paura nel sentirmi inadeguata rispetto agli altri, sempre manchevole di quel giusto equilibrio che gli altri avevano e che immaginavo mai avrei potuto avere.

 

E poi, crescendo, la paura che veniva instillata nelle bambine, riguardante il maschio aggressore, che insidiava quel tesoro di illibatezza che doveva essere protetto fino al matrimonio. Oltre alla paura dell’incertezza del lavoro futuro, senza i necessari “appoggi” che non mancavano a chi veniva da una famiglia ben inserita nella società.

 

Le ricerche che fin dall’adolescenza mi spingevano verso l’Oriente, l’induismo e il favoloso Tibet, negli anni Cinquanta, quando ancora non era scoppiata la moda New Age dei decenni successivi, erano in fondo la speranza di un Eldorado, di una conquista interiore che si sarebbe sicuramente riflessa anche nel mondo esteriore.

 

Tali continue ricerche ebbero poi finalmente una risposta: la Scienza dello Spirito e l’insegnamento diretto di Massimo Scaligero. E lui mi spiegò che tra le prime difficoltà da affrontare e risolvere c’era proprio quella della paura. Mi diceva che la nostra è una Via di coraggio e di risolutezza nell’affrontare gli apparenti pericoli, che poi si dimostrano meno drammatici di quanto ci figuriamo mentalmente. Occorre non lasciarsi vincere da timori di ogni genere, nel mondo esteriore come in quello interiore, in cui s’incontrano ostacoli apparentemente insormontabili, ma rispetto ai quali dobbiamo essere coscienti che nulla ci viene incontro che non sia perfettamente commisurato alla nostra capacità di risoluzione. Questa è una legge spirituale precisa e inderogabile.

 

Accompagnando Massimo spesso in natura, ho potuto assistere a momenti che sembravano di pericolo, ma che per lui erano di “interessante esperienza”. Come il grande serpente, di cui ho già raccontato, che si alzò minaccioso davanti a lui e che senza alcun timore lui ammirò commentandone poi la bellezza.

 

Massimo e il toroUn altro giorno eravamo andati, come accadeva da qualche tempo, a Formello al tramonto, quando le mucche maremmane dalle lunghe corna tornavano alla stalla per essere munte. Eravamo a metà strada quando dalla mandria si staccò un grande toro scuro. Non l’avevamo mai visto, e il suo caracollare verso di noi appariva incombente. Mi sentii gelare il sangue nelle vene, dato che non avevamo riparo e quel grande animale era proprio diretto verso di noi. Massimo alzò le braccia e il toro rallentò, arrivò davanti a noi e si accovacciò per terra, potrei quasi dire che s’in­ginocchiò. Massimo lo guardò per qualche minuto, poi riprese la strada tranquillamente e il toro si alzò docilmente avviandosi alla stalla insieme alle mucche, mansueto.

 

Non c’era bisogno di commentare, ma la lezione per me era esplicita: se abbiamo ben operato con la disciplina interiore, arriviamo a non temere piú nulla.

 

Su queste pagine abbiamo già riportato in passato le parole di Massimo sul vincere la paura, ma vale la pena di rileggerle: «La paura deve essere vinta, eliminata radicalmente: essa è irrealtà, insidia arimanica. Deriva sempre dalla incapacità di offrire come sacrificio alla Shakti una prova, una rinuncia. Tutto offrire alla Divina Potenza, e la paura è eliminata. Nulla si può temere, se la Madre assiste e dirige l’azione. Liberarsi dunque da questa impurità arimanica: ritrovare di là da essa una maggiore forza, un eroismo sorridente, una pace che nulla può turbare: elevarsi, staccarsi, lasciare il piano delle basse emotività. Sentire la purezza dell’alta serenità, dell’Amore perfetto “che scaccia ogni paura”. Sentirsi eroe sorridente: nulla temere: ogni paura è “irrealtà” che vuole farsi credere realtà: sottrarsi, staccarsi, detergersi, elevarsi, vincere. Gioire nella perfetta Pace».

 

Questo insegnamento deve essere centrale nel nostro vivere quotidiano. Continuamente ci vengono incontro situazioni che possono ingenerare paura. Sentiamoci veri discepoli della Scienza dello Spirito, e diamo testimonianza, in ogni evento difficile che ci coinvolge, di quella calma e serena accettazione che risolve anche le circostanze apparentemente piú ardue e spiacevoli.

 

In occasione del periodo natalizio e delle tredici Notti sante prepariamo il cuore a una serenità contagiosa, che dall’ambiente in cui viviamo e da quello in cui lavoriamo scacci le ombre sempre pronte a sopraffarci, illuminandolo di luce vera, quella di cui parlano i primi versetti del Vangelo di Giovanni: «In Lui era la Vita, e la Vita era la Luce degli uomini. E la Luce splende nelle tenebre». Prepariamo un presepe nel nostro cuore, dove il fulgore di quella Luce testimoni che: «Il Verbo si fece carne e abitò fra noi!».

 

Marina Sagramora