Arte o artigianato?

Arte

 

Arte o artigianato


L’organo di percezione dell’arte pare essersi atrofizzato nell’essere umano. Oltre le “prese in giro” dell’arte contemporanea, come mi raccontava tanti anni fa uno dei piú celebri artisti del ’900 italiano, Aligi Sassu (1912-2000), e come descritto nel precedente articolo comparso sull’Archetipo nel dicembre 2024, riscontro come sia difficile per la maggior parte delle persone riuscire ad entrare in contatto con l’essenza spirituale dell’opera d’arte. E questo riguarda anche me, purtroppo.

 

Direttore d'orchestra

 

Non essendo piú efficacemente attivo questo organo di percezione, è come se ad esempio fossimo diventati tutti sordi e, vedendo ad esempio una vecchia registrazione video di un concerto di musica classica, ritenessimo che l’arte musicale fosse relativa ai gesti che compivano il direttore d’orchestra e gli orchestrali e non alla musica da loro prodotta tramite quelle movenze. Di conseguenza, volendo produrre la “nostra” musica contemporanea, ci limiteremmo a far compiere gesti sempre piú assurdi ed inutili agli orchestrali, con effetti sconcertanti per chi ancora avesse il dono dell’udito.

Al di là delle ricerche “concettuali” basate ormai solamente sull’originalità ad oltranza, quelle che portano a ciò che oggi viene ritenuto arte dagli “intellettuali”, vi è un ulteriore elemento, quasi diametralmente opposto, che allontana la comprensione dell’opera e cioè l’esaltazione della pura valenza artigianale. Da una parte abbiamo un pubblico che si ritiene “colto” e che esalta opere ridicole ed incomprensibili, dall’altra persone che si ritengono “semplici ma pure” che ammirano in un autore solamente la capacità di riprodurre il reale nella maniera piú fotografica possibile.

 

Michelangelo La Pietà

Michelangelo  «La Pietà»

 

È vero che i grandi maestri del Rinascimento possedevano un’abilità tecnica che permetteva loro di produrre opere estre­mamente realistiche, però ciò che di essenziale vive dietro l’ap­parenza fisico-sensibile delle loro creazioni è il contenuto spirituale difficilmente sperimentabile a prima vista. Per questo motivo Michelangelo (1475-1564) passò dalla realistica levigatezza della sua prima “Pietà”, quella vaticana eseguita a 23 anni, al cosiddetto “non finito” di tante opere successive, laddove a lui evidentemente non interessava riprodurre passivamente il reale.

 

Osservando ad esempio la testa del “Giorno” della Cappella Medicea di Firenze, potremmo quasi ritenerla opera di Medardo Rosso (1858-1928), tanto moderna ci appare la sua esecuzione.

 

 

 

Michelangelo «Il Giorno»

Michelangelo «Il Giorno»

 

Medardo Rosso «Testa di bimba»

Medardo Rosso «Testa di bimba»

 

Gregorio Sciltian  «Angeli»

Gregorio Sciltian «Angeli»

 

L’“anima” dell’Archetipo, Marina Sagramora, mi raccontò che molti anni fa andò, da pittrice, a contemplare in una Sala di Santa Maria della Minerva, a Roma, le grandi tele di Gregorio Sciltian (1900-1985) raffiguranti degli Angeli. Il pittore armeno era uno dei maggiori rappresentanti della pittura realista, stimato anche da Giorgio de Chirico (1888-1978). Lei ammirò quegli Angeli cosí ben dipinti, e comprò il catalogo illustrato per mostrarlo a Massimo Scaligero. Lui guardò in silenzio le immagini e poi commentò che Sciltian era stato davvero molto bravo nel dipingere… i cadaveri degli Angeli. Con sottile ironia, quindi, Massimo volle far capire a Marina che il pittore si era limitato a riprodurre pedantemente la veste sensibile della figura angelica, senza arrivare a farci percepire il retroscena spirituale di quell’Entità.

 

Luciano Ventrone «Melone»

Luciano Ventrone  «Melone»

 

Mi viene in mente l’operato di Luciano Ventrone (1942-2021), un pittore eccezionalmente dotato dal punto di vista artigianale, straordinariamente bravo nel riprodurre su tela le fotografie appositamente scattate dalla moglie ed aventi per soggetto nature morte. Ma ha davvero senso un’opera che riproduca cosí bene “il cadavere della realtà”?

 

Ed a tale proposito riporto alcune frasi di Rudolf Steiner, che meglio possono chiarire la differenza fra l’arte e l’artigianato: «Nel nostro tempo vi è dappertutto un uscire dall’arte, direi una rozza riproduzione naturalistica delle condizioni di vita, senza che esista un vero legame con lo Spirito. Senza tale legame con lo Spirito non vi è arte». Ed ancora: «Non vi è alcun motivo per imitare ciò che vi è nella natura, e infatti il vero pittore non lo fa». Inoltre:

«Dipingere un albero di verde non è certo fare della pittura, e non lo è perché, anche arrivando a imitare la natura, questa è comunque sempre piú bella ed essenziale. La natura è sempre piú viva».

 

Paul Gauguin (1848-1903) scriveva: «Non copiate troppo dalla natura, larte è un’astrazione, estraetela dalla natura sognandoci, pensate di piú alla creazione che al risultato. È l’unico mezzo per salire verso Dio facendo come il nostro divino Maestro, creando».

 

Se mi permettete di citare un’esperienza personale, dopo aver letto L’Essenza dei colori di Rudolf Steiner, ho cercato di liberare il colore dalla forma, come descritto nel libro. Però mi sono accorto che nel mio caso si trattava di una sorta di finzione, nel senso che subivo il condizionamento del libro senza però avere maturato una reale necessità interiore. Era come se stessi recitando una parte che ancora non riuscivo a sentire, arrivando a risultati del tutto esteriori. Allora sono tornato a dipingere seguendo le mie intenzioni iniziali e la liberazione del colore dovette attendere che fosse intimamente sperimentata e sentita.

 

Al di là di ogni critica, ma solamente per cercare di fare chiarezza, oggi vedo alcuni pittori che si rifanno all’Antroposofia e che in un certo senso è come se seguissero condizionamenti esterni arrivando a dipingere quasi tutti allo stesso modo, seguendo una sorta di esempio da imitare.

 

E a proposito di arte o artigianato, concludo ricordando San Francesco d’Assisi che affermava che: «Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani, la sua testa e il suo cuore è un artista».

 

Carmelo Nino Trovato