Nei luoghi del Grande Nord, la Betulla era anche chiamata la “Dea Bianca”: due sono le principali specie, la Betula pubescens e la Betula pendula.
Ha bisogno di molta luce, ha una chioma folta e luminosa e i suoi rami rispondono a ogni folata di vento.
Il fogliame leggero è formato da piccole foglie ovali o triangolari, appuntite e dai bordi dentellati, di colore verde brillante in Primavera, assumono tonalità del giallo in Autunno.
È un albero che caratterizza le aree del Nord e non si adatta ai climi caldi e siccitosi. I rami e il tronco sono ricoperti da uno strato di cera violaceo che dà alla pianta una grande resistenza al freddo e al brutto tempo.
Dopo l’ultima glaciazione fu la Betulla la prima a farsi strada nelle sconfinate tundre erbose, la piú artica delle specie arboree, seguita dal pioppo e dal salice.
Un albero pioniere quindi, che meglio riesce a colonizzare i terreni incolti, preferisce però suoli ricchi di silice e ha un sistema di radici poco profonde.
Ha una vita che raramente sorpassa i cento anni, e difficilmente super i trenta metri d’altezza. Sotto l’albero madre, sempre nuovamente la Betulla dà spazio ad altri alberi, dopo aver migliorato il terreno a loro favore, rallegra anche l’atmosfera cupa che spesso caratterizza i paesaggi nordici.
È sempre stato considerato “l’Albero dell’Inizio”, prepara la Terra ma anche l’anima dell’Uomo.
Le prime versioni degli antichi Veda indiani furono scritte su corteccia di Betulla, cosí come nell’antica Irlanda presiede l’alfabeto: la prima lettera, la b, “beth”, è la Betulla, anche nella Cabala Ebraica il termine “beth” è associato all’inizio, e nella mitologia Irlandese i primi segni ogamici furono incisi nel suo legno.
Albero sacro a Venere, che nella costruzione del primo Goetheanum, a Dornach, il Dottor Steiner inserí nelle Sette Colonne in onore dei Corpi Celesti. Utilizzò speciali tipi di legno, indicando cosí le seguenti connessioni: Sole-Frassino, Luna-Ciliegio, Mercurio-Olmo, Venere-Betulla, Marte-Quercia, Giove-Acero, Saturno-Faggio. Ecco che è impossibile capire la vita vegetale senza considerare che ogni cosa, sulla Terra, è in realtà solo un riflesso di ciò che avviene nel Cosmo.
Nel caso della Betulla essa possiede un legame diretto con i reami angelici e archetipici, ed è proprio questa una delle ragioni dell’effetto positivo e rivitalizzante che ha su di noi. È un albero che ha sempre avuto in tutta Europa una forte caratteristica di protezione: le culle in legno di Betulla dovevano proteggere i bambini dalle cattive influenze di maghi e streghe, e la scopa di Betulla era piú di un utensile domestico, veniva usata ritualmente per spazzare via gli spiriti maligni e la si appendeva sopra la porta a protezione della casa.
La Betulla era poi sacra a Frigg, nella mitologia norrena venerata come “Signora del cielo”, consorte di Odino. Riti primaverili di fertilità e incontri amorosi avvenivano nei boschi di Betulla, ad esempio durante la Festa di Beltane.
Nei villaggi della Scozia e dell’Irlanda, intorno al XIII secolo, compare il “Palo di Maggio”, un albero di Betulla decorato da nastri colorati, che veniva issato nel centro della piazza e dava vita alla Festa di Primavera.
Anche la Chiesa locale, per la Festa di Pentecoste, distribuiva ramoscelli di quest’albero.
Nello Sciamanesimo della Siberia, la Betulla rappresenta “L’Albero della Vita”, viene venerata come la “Divinità della Porta”, che aiuta lo Sciamano sia ad entrare nel Mondo Spirituale, che a ritornare in quello degli uomini.
Capi Celtici del periodo di Halstatt venivano sepolti riccamente vestiti in cortecce di Betulla e questa stava a significare il Guardiano della Soglia del coraggioso guerriero, che alla fine si inchinava alla Madre Cosmica, affidandosi a lei nella morte e nella rinascita.
La Betulla è cosí la manifestazione dell’aspetto dell’Anima Universale, descritto nei Miti con nomi diversi: Frigga, Freya, Demetra, Afrodite, Venere, Madri divine e Dee dell’amore; ha anche dato il suo nome alla runa teutonica “Berkana”, che significa maternità, grembo, protezione.
Anche la dea irlandese della luce Brigid, la cui festa era il 19 febbraio, porta nel suo nome una relazione con “bhereg”, antica radice indoeuropea della parola che designava la Betulla, la Dea Bianca, compagna del Dio della luce Lugh.
Cosí come contribuisce all’equilibrio delle acque nel terreno, la Betulla contribuisce anche all’equilibrio dei fluidi nel corpo umano. La tisana che si ricava dall’infuso di foglie giovani e la linfa estratta dalla pianta stimolano la cistifellea, i reni e la vescica. La linfa depura il sangue ed è un tonico per l’intero metabolismo rallentando i processi di invecchiamento cellulare e la sclerosi.
Vogliamo qui riportare alcuni passi tratti dall’opera di Wilhelm Pelikan Le Piante Medicinali vol. II, dove l’Autore, che si rifà ad indicazioni spesso ricevute direttamente dal Dottor Steiner, cosí si esprime:
«La Betulla è la giovane principessa leggendaria delle chiare foreste nordiche, tutto il suo portamento si risolve in leggerezza aerea, anche il tronco sembra una colonna di Luce. Nessun altro albero avvolge la sua corteccia di un simile rivestimento bianco argenteo, in quale altro posto la luce di maggio brillerebbe meglio che nella chioma di una Betulla? Quale albero sarebbe piú degno nelle latitudini del Nord a simboleggiare la Pentecoste e la “Festa di Maggio”? La Betulla poi, esprime il linguaggio visibile dell’Euritmia poiché tra gli alberi è precisamente l’euritmista dal velo svolazzante, dalle braccia flessibili, dalle forme indefinitamente rinnovate e parlanti.
La Betulla non ama le regioni meridionali, dove la vita prolifera sotto un calore soffocante; preferisce i Paesi della “iperborea apollineità”, terreni che contengono la sostanza luminosa della silice e la roccia primitiva del granito.
La Betulla conquista tanto le alte montagne che le contrade artiche, l’acqua fresca che sgorga dai ghiacciai e dalle cime nevose sale in questo albero che la “espira” fuori nell’aria ed è rimedio per gli eccessi di umidità nel suolo. Rudolf Steiner, per primo, ha attirato l’attenzione sui sorprendenti processi secretori della pianta poiché la Betulla, a differenza delle altre piante, separa nelle sue radici due processi che di solito nel mondo vegetale confluiscono: l’assorbimento di sale e la formazione di proteina. Per questa ragione le sue foglie contengono una proteina esente dalla salinità, mentre la corteccia accoglie un intenso processo del potassio. Queste peculiarità le conferiscono anche speciali virtú terapeutiche dove è necessaria una caratterizzazione dell’organizzazione umana secondo due polarità che Rudolf Steiner ha indicato nella conferenza per medici tenuta il 4 aprile 1920 a Dornach (O.O. N° 312).
Lí viene descritto il rapporto tra “uomo periferico” e “uomo centrale”, dove in tutti quei processi è necessario che l’Io, il piú alto costituente spirituale, mantenga il suo ruolo direttivo. Cosí infatti si esprime: “Se prendete le foglie che conservano le loro forze formatrici di proteina, agirete soprattutto sull’uomo centrale, e questo si rivela efficace come rimedio contro la gotta e i reumatismi, invece se si impiega la corteccia di Betulla, si agisce piuttosto sull’uomo periferico e si regolarizza la sua collaborazione con l’uomo centrale, poiché è la cooperazione dei due poli che rende l’uomo completo. Se è disturbata si trovano dei ristagni e dei depositi che sono le sostanze mineralizzanti ed indurenti non dominate; bisogna allora procedere alla desalinizzazione e qui le preparazioni di corteccia di Betulla possono aiutare”.
A partire dai 35 anni l’essere umano è esposto al pericolo di far prevalere il polo periferico, o superiore, del corpo. Facendo delle cure regolari con preparazioni a base delle sue foglie, soprattutto in primavera, si possono rinforzare le attività dell’uomo centrale affinché egli resista meglio a questi attacchi. Rudolf Steiner raccomandava tali cure per tutte le persone che abbiano oltrepassato i 35 anni.
La Betulla, quest’albero che rimane sempre cosí giovanile, aiuta l’uomo a conciliare la giovanilità con un sano invecchiamento, poiché l’uomo “centrale” deve custodire la giovinezza e l’uomo “periferico” deve apportare le forze della maturità. Quando i due si associano armoniosamente, si può sperare in una salute conforme al progredire dell’età».
Principessa di Luce,
che porti gioia
dove vi è tristezza,
Grande Tessitrice
sul telaio
di Madre Natura,
mostraci il modo
per ricominciare,
per camminare ancora,
con cuore innocente,
per nutrire il bambino
che è in noi,
ed estinguere
la sua sete:
perché saranno i bambini
ad essere i primi.
Davirita