«Il Signore ha dato, il Signore ha tolto.
Sia benedetto il nome del Signore»
(Giobbe 1,21).
«Tempo verrà in cui gli stupidi avranno autorità sugli intelligenti»
(Sha’rani, 1493-1565).
«Un dolore vero, autentico è riuscito talvolta
a trasformare in persone intelligenti
degli sciocchi, temporaneamente s’intende;
è una caratteristica del dolore».
(I Demoni, F. Dostoevskij)
Sommersi da innumeri crescenti monoideismi, materialisti o spiritualisti, frutto dal piú al meno di mentali dormienti, malati eppure con sincerità persuasi della propria ragione e intelligenza discorsiva, giustificante a priori la malattia, si deve pur ammettere la difficoltà, nel quotidiano, di farvi fronte. Eppure bisogna, che il vero sentiero esoterico è assai impervio, pieno di sempre nuove difficoltà. Le manifestazioni del mondo, i fatti, la natura sono lí per essere pensati, interpretati e conosciuti immergendosi amorevolmente in essi. Tuttavia può essere utile tenere presente che oltre il 90% delle cosí dette notizie sono irreali, fumo che oscura la vista. Lo sforzo di distinguere tra essenziale e non essenziale, tra duraturo e transitorio ne rivela l’inganno. Le lamentazioni di Giobbe hanno un filo rosso che le collega a quelle di Amfortas e a quelle del dottor Faust? Da scoprire.
Il disprezzo per gli altri, in particolare per la massa amorfa o comune, sembra essere una categoria relativamente recente nella storia umana. D’altra parte se, come ci viene comunicato da fonte qualificata, perfino una parte degli Arcangeli, in particolare Gabriele, ma non Michele, avevano perso, almeno in parte la fiducia nell’uomo, un riflesso non può non esserne penetrato nell’animo umano. Ciò forse può spiegare la presenza, anche in intellettuali per altri versi notevoli, di una critica, pur sottile e acuta, verso il degrado subumano ma gelida, amorale e istintiva. Manca il Cristo. Manca Michele. Ma mancano nel pensiero che, se libero dai sensi, non può non essere impersonale, amorevole in senso cristico.
Per i ricercatori spirituali non sarebbe male tenere presente quando vivevano nella totale oscurità da cui il mondo spirituale li ha strappati spesso prendendoli per i capelli. Si è ricevuto un dono che va meritato.
Se si parla di umanità bisognerebbe pensare la legge per cui se uno sale un altro scende, se uno si eleva un altro pecca. Questi ultimi sono sacrifici, inconsci ma non meno reali, richiedono un pareggio ed anche la necessità di considerare in modo impersonale il concetto di colpa, mantenendo comunque la responsabilità individuale; per le reali comunità spirituali richiamano al piú importante senso di responsabilità. La massima modestia ne deve conseguire. Dopo i remotissimi tempi in cui gli Dei pensavano per l’uomo, il quale accoglieva il pensiero universale ma in modo passivo, non libero, il Mistero del Golgota ha reso possibile la conoscenza, la Scienza dello Spirito, la vera libertà. Al tempo della discesa ne necessita un altro, quasi eguale, non certo breve per la riascesa.
«Ti sta bruciando la casa e devi fare l’esercizio della concentrazione? Lascia bruciare la casa, te ne potrai rifare una nuova, ma fai l’esercizio della concentrazione». Cosí Massimo Scaligero, cito a memoria probabilmente da una sua conferenza.
Affermazione apparentemente paradossale, si direbbe di tipo Zen, ma significativa al massimo. Contrapporre l’esercizio della concentrazione ad altri esercizi non ha senso. Ognuno deve trovare, fra gli esercizi indicati, quelli piú affini, ma la concentrazione rimane il timone. Con essa anche gli altri esercizi crescono e si vivificano, senza si va, piano o veloci, verso una deriva nebulosa sostanzialmente dialettica, intellettualistica.
«Devi saperlo perché sei nato allora. Il numero dei tuoi giorni è senza fine» (Giobbe 38,21 – traduzione del simpatico Ceronetti in Adelphi).
A chi si rivolge qui Shaddai, l’Onnipotente? Senza una chiara visione dell’uomo tripartito in Spirito, anima e corpo, diventa difficile venirne a capo. Rimane l’impressione che intellettuali e esponenti della cultura ma anche diversi ricercatori spirituali subiscano in modo inconscio il dogma cattolico del IX secolo.
Può sembrare provocatorio, ma non è inutile domandarsi: i libri e gli scritti che ci hanno donato i Maestri sono manifestazione o Spirito?
Se li si considera, come sembra corretto, manifestazione, allora da essi, come per qualsiasi altra manifestazione, bisogna risalire allo Spirito. Si può cosí comprendere come la Filosofia della Libertà può essere manifestazione di un pensiero che abbia già realizzato la Libertà.
Se viceversa li si considera da subito Spirito, il problema può diventare serio se non grave. Con una acuta e ironica definizione, un vecchio discepolo di Massimo Scaligero parlava di “favolette antroposofiche” per sottolineare la riduzione a rassicuranti e provinciali narrazioni le assai complesse e cosmiche comunicazioni dei Maestri.
Fino a quando i ricercatori si limitano ad una pedissequa ripetizione dei testi, il tutto rimarrebbe confinato ad una divulgazione, piú che altro in stile Bignami, per lettori e studiosi pigri. Se però diventano piccoli o grandi dogmi con cui si vuole interpretare il mondo, il danno si rivelerebbe serio. Una domanda forse decisiva può essere: ciò di cui si tratta si è percepito o si è solo letto?
Può capitare di ricevere un volantino di una vecchia struttura politica di stampo estremista ora trasformata in associazione di volontariato. Dopo una critica che vuole essere globale ma che piuttosto ripete critiche sociali ormai comuni e banali sui mali del mondo, ecco l’appello: vista la gravità della situazione necessiterebbe un’attivazione immediata, un’assunzione di responsabilità, un darsi da fare urgente. Quale sia questo da farsi rimane però piuttosto vago, per ora limitandosi ad una piccola raccolta di cibo per diseredati. L’attivismo, soprattutto se politico, contrapposto alla ricerca interiore, si ripresenta sempre urgente ma vuoto.
Non perdersi nell’oceano dei doni di Rudolf Steiner, immensi ma anche fonte di una possibile continua tentazione per un loro uso dialettico intellettualistico, ecco uno degli aspetti essenziali dell’opera di Massimo Scaligero e del suo lottare per mantenere centrale il pensiero vivente, la sua ricerca, la sua percezione.
Da meditare l’osservazione del dottor Steiner: meglio studiare 50 volte lo stesso trattato che il contrario.
Confondere il dolore con il male è uno dei grandi equivoci, rimane nefasto anche nel presente. Certo spesso i due si intersecano e si interpenetrano ma oggi compito dell’uomo libero è trasformare il male in bene, il dolore può esserne un valido strumento.
La definizione del Maestro Beinso Douno: «Dio è un essere tale da avere centro ovunque e periferia da nessuna parte» trova un certo risuonare in alcune teorizzazioni della fisica quantistica sull’universo; stranamente?
La brama di ottenere risultati immediati e tangibili dagli esercizi spirituali è uguale a tutte le altre brame, solo piú difficile da individuare.
Al massimo rigore nell’ascesi corrisponde la massima apertura e comprensione verso tutti, oltre ideologie, opinioni e convinzioni. Senza o con scarso rigore prevalgono settarismo, ideologie, intellettualismo, vanità.
Gelso