La preghiera continua nel cuore

Esoterismo

 

La preghiera continua

 

Da IHVH a IHSVHIl vero cammino del moderno asceta va da Jeova al Christo Joshua, cioè dal Vecchio al Nuovo Testamento, ovvero dal mondo della necessità al mondo della libertà. Dal mondo dell’Anima al mondo dello Spirito. Dal sentire soggettivo o psichico, al sentire in cui affiora l’Amore Divino. In questo sentire giunge la Forza vera, la Shakti michaelita. Questa Forza nasce dal Cuore. Un tempo veniva attinta dai Maestri dell’ascesi mediante il respiro.

 

Rosacroce

 

Nell’espirazione e nell’inspirazione veniva conseguito l’accordo dell’onda eterica nervosa con l’onda eterica sanguigna. In seguito, a causa del completo identificarsi del corpo eterico con il corpo fisico, l’uomo perdette la possibilità di percepire il potere ritmico dei due momenti del respiro.

 

Testa, cuore e ventrePossiamo altresí affermare che dal settenario dei centri energetici dell’uomo protoario giungiamo, in epoca moderna, al ternario dei tre Tan Tien: testa, cuore e ventre, dove il cuore gioca un ruolo primario per la percezione del corpo eterico. Nei nuovi tempi il pensiero va rafforzato quindi con l’immettere in esso volontà. Questa volontà viene direttamente dal Mondo Spirituale. La sintesi delle due forze (forza orizzontale dell’asceta e forza verticale del mondo spirituale) è la Via del Pensiero dei nuovi tempi. Volontà e concentrazione sono le chiavi fondamentali dell’ascesi moderna.

 

La Via del Pensiero basata sui 5+1 esercizi steineriani è dunque la via diretta dell’Io. Si tratta di una via di vittoria sicura, ma per molti difficile, data l’esigenza sottile del togliere, mediante essenza-pensiero, la base della sofferenza, cioè l’ego, per il quale si pongono le difficoltà e il dolore correlativo. Scaligero afferma che v’è un’altra via, ugualmente valida; se si può intuire l’azione diretta dell’Io spirituale e la sua possibilità di risolvere qualsiasi oscurità, grazie al suo assoluto dominio della materia e perciò a fortiori dell’animico e dell’eterico, si può anche comprendere a questo punto la via della preghiera continua nel cuore. Occorre immaginare di essere nel cuore come in un tempio, in cui genuflessi s’incontra vivente il Divino e si merita di accogliere il dono della sua Forza infinita. Può essere pronunciata una preghiera continua, breve tale da potersi ritmizzare con il respiro: la frase orante può essere divisa in due tempi, venendo accordata con l’inspiro e l’espiro».

 

Insegnamento ai discepoli

 

Nel periodo pre-natale del Christo l’angelo messaggero di Dio rivela il vero nome di Gesú (JOSHUAe יהשך Iod He Shin Vav He) a Giuseppe (Mt 1,21) e a Maria (Lc 1,31). Tale nome pentagrammatico ha la proprietà di essere composto dal Nome a quattro lettere di Dio יהךה  con l’aggiunta al centro della lettera Shin. Numerosi passi del Nuovo Testamento mostrano la venerazione della quale è fatto oggetto il nome di Gesú. «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo» (At 2,21). Nel vangelo di Giovanni Gesú stesso insegna ai suoi discepoli l’efficacia dell’in­vocazione del suo proprio nome: «Qualunque cosa chiederete nel mio nome lo farò affinché il Padre (Iod He Vav He) sia glorificato nel figlio (Iod He Shin Vav He). Se chiederete qualche cosa nel mio nome, io lo farò» (Gv,13-14). E ancora: «In verità, in verità vi dico: cosa chiediate al Padre nel nome mio, nel mio nome ve la darà. …Chiedete e riceverete, in modo che la vostra gioia sia completa» (Gv,16,23-24).

 

Formula in greco non associabile ai due moti del respiro: Signore Gesú, figlio di Dio, abbi pietà di me – Κύριε Ιησού, υιέ του Θεού, ελέησόν με (pronuncia in greco Kýrie Iisoú, yié tou Theoú, eléisón me).

Formula in greco associabile ai due moti del respiro: Signore Gesú, abbi pietà di me – Κύριε Ιησού, ελέησόν με  (pronuncia in greco a Kýrie Iisoú, eléisón me).

 

Esicasmo – La parola “esichia” viene dal greco hesychia e vuole significare quiete, pace interiore. È una dottrina e pratica ascetica diffusa tra i monaci dell’Oriente cristiano fin dai tempi dei Padri del deserto (IV secolo). Scopo dell’esicasmo è la ricerca della pace interiore, in unione con Dio e in armonia con il creato. Divulgata da Evagrio Pontico (345-399) e da altri Maestri spirituali, la pratica dell’esicasmo è ancora viva sul Monte Athos e in altri monasteri ortodossi. Sull’Athos essa ricevette un impulso decisivo dall’opera di Gregorio Palamas (1296-1359) e nei secoli successivi dagli scritti di teologi e mistici raccolti nel trattato chiamato Filocalia. Diacono e teologo, Evagrio nacque a Ebora, nella regione del Ponto (Asia Minore), nel 345. Amico di Basilio il Grande e di Gregorio Nazianzeno, visse a Costantinopoli, prima di ritirarsi tra i Padri del deserto (nel 385) come discepolo di Macario l’Egiziano. Nei suoi scritti, in particolare nel Trattato sulla preghiera e nel Praktikos, racchiuse il suo insegnamento sulla vita monastica. A lui si deve una prima classificazione dei vizi capitali e dei mezzi per combatterli.

Esicasti

Gli esicasti si inseriscono nella tradizione cristiana secondo la quale ripetere il nome di Gesú associato al cuore significa essere alla sua presenza: il fine della preghiera del cuore è lo stato di preghiera continua, che corrisponde alla unione con Dio. Da studi e ricerche personali sull’arte mosaica dei monaci basiliani athoniti risulta evidente che il nome di Gesú veniva pronunziato dai monaci esicasti in lingua ebraica e non in greco o latino, poiché il Nome di Gesú in ebraico è derivabile dal Nome di Dio a quattro lettere IHVH con una lettera Shin al centro, e quindi IHSVH, nel rispetto canonico della legge mosaica. Inoltre il cuore è per gli esicasti un luogo privilegiato, che accoglie la presenza di Dio tramite il nome di Gesú, la preghiera lo risveglia e lo rende capace di sensibilità e di amore nei confronti di tutto il mondo.

 

Secondo gli scritti patristici orientali raccolti nel trattato della Filocalia viene riferito che: L’orazione nasce dalla concentrazione piú che da qualunque altra cosa ed è di questa perciò che conviene preoccuparsi (Filocalia, II, 24). Ed ancora: La concentrazione è indispensabile all’orazione quanto lo stoppino per la lampada.

 

Anahata Chakra

Confronto tra il cerchio con l’antilope e la stella a sei punte del mosaico di Otranto e l’Anahata Chakra indú

 

Massimo Scaligero insegnò ai suoi discepoli la tecnica della preghiera continua legata ai due moti del respiro in questo modo: inspiro, NON IO; espiro, MA IL CRISTO IN ME. Dai miei studi sull’esicasmo, sul mosaico basiliano di Otranto e dagli insegnamenti tratti dai Vangeli, in particolare quello di Matteo 1:21 risulta che i monaci esicasti, oltre alla preghiera continua in lingua liturgica greca in due tempi secondo questo incipit del respiro: inspiro, Kýrie Iisoú  – espiro, Eléisón me, ci insegnano un’altra tecnica in lingua sacra ebraica basata sulla vocalizzazione del nome del Cristo in due tempi secondo i suoi insegnamenti: inspiro, IOSHUUUUU, espiro UAIEEEEEEE.

 

Francesco Corona