Il 'non pensare' il sociale? Una disgustosa libidine!

Inviato speciale

DabliuProseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via e-mail, procurata illegalmente, che il giovane diavolo Giunior W. Berlicche, inviato speciale per il «Daily Horror Chronicle» nel paludoso fronte terrestre, ha confidenzialmente indirizzato alla sua demoniaca collega Vermilingua, attualmente segretaria di redazione del prestigioso media deviato, all’indirizzo elettronico  Vermilingua@dailyhorrorchronicle.inf.

 

Andrea di Furia

 

Vedi: www.larchetipo.com/2007/set07/premessa.pdf

 




 

Il non pensare il sociale

 

Carissima Vermilingua,

vorrei tranquillizzarti circa i tuoi ultimi incubi: quelli che ti portano verso situazioni in cui le nostre caramellate caviucce si dimostrano capaci di comprendere che l’ambiente planetario va ‘curato’ e non distrutto o depredato, o che il sistema antisociale può essere ‘coscientemente’ cambiato da antisociale, qual è, a sociale.

 

Eravamo seduti al bar del palestratissimo Ringhio con il nostro integralista scientifico – Ruttartiglio sorseggiava golosamente un supertossico vax bomb alla quarta dose, una sua specifica ricetta sperimentale – il quale mi spiegava come “tutte le buone intenzioni finiscono in crusca”, tiè!

 

Come ben sappiamo, la crusca è la ‘farina del Diavolo’: in cui finiscono anche le buone intenzioni ambientaliste e pure quelle sociali che tanto ti preoccupano. In particolare, Ruttartiglio mi raccontava un meraviglioso aneddoto – tragico per la sua vittima designata, slap, slap – per chiarirmi l’attualità, tempo terrestre, della frase proverbiale di prima.

 

elettricità verde

 

Il Tizio ignaro, oggetto delle malevoli attenzioni del nostro collega al master (uno dei pochi laureati Top manager della tentazione, tra noi, a prendere 110/110 cum vituperatio), si era convinto di poter aiutare l’atmosfera di quel sassolino cosmico rotolante e, al contempo di facilitarsi la vita, buttandosi a capofitto nelle energie rinnovabili: impianto fotovoltaico a casa, in campagna e auto elettrica, comprata con la sua sudata liquidazione, per gli spostamenti.

 

Inizio di una nuova e piú comoda vita, dunque? No, inizio di una via crucis ‘elettrica’ infinita. Cominciamo dalla prima stazione, dall’ordine: 6 mesi di attesa dal versamento dell’anticipo, nonostante tutte le pubblicità ossessive, da parte del macello-marketing automobilistico mainstream, che danno ad intendere, invece, che le auto elettriche ‘te le tirano dietro’ in prontissima consegna. Poi ecco la stazione del paradosso: finché l’auto sta ferma, nessun problema (col fotovoltaico in casa il rifornimento immediato è assicurato), ma quando la si usa per muoversi… inizia il superenalotto delle colonnine stradali per la distribuzione energetica.

 

Comprendi perché puoi stare tranquilla, Vermilingua? Ruttartiglio si è preventivamente premurato affinché nessuna imposizione giuridica obbligasse i costruttori di auto elettriche ad usare lo stesso tappo per il rifornimento di energia elettrica, ed anche costruttori di colonnine stradali ad usare lo stesso attacco per la sua erogazione. Viaggiare elettrico è diventato cosí un libidinoso safari esplorativo, per Ruttartiglio, e una tragica ansiolitica ricerca per il nostro Tizio: ogni volta a rischio di dover chiamare un taxi per tornare a casa e un carro attrezzi per recuperare l’auto.

 

La successiva stazione è quella degli attacchi di panico da taxi che non si trova: cronici tutte le volte che quel Tizio deve passare per Roma.

 

La stazione successiva ancora è quella burocratica, grazie alla quale l’auto elettrica – ammesso e non concesso che risolva il problema dell’inquinamento – stenta sempre piú a decollare, nonostante gli incentivi governativi che tanto ti preoccupano.

 

Rifornimento benzina

 

Immagina, Vermilingua, di avere un’auto a benzina: vai dal distributore fai il pieno e paghi con la carta di credito. Se invece hai un’auto elettrica, oltre alla carta di credito ti serve: un cellulare funzionante, una mail attivata, una buona vista e una pazienza giobbesca per rispondere ai numerosissimi messaggi-quiz dei gestori, che digitalmente ti fanno il terzo grado nel cosiddetto ‘rispetto della privacy’. Geniale, vero?

 

E ciò vale anche per i tuoi incubi sociali, come quello ricorrente che i Parlamenti delle nostre colazioncine animiche si rendano conto che è giunta l’ora di smettere di passare, guidati da noi Bramosi pastori della Furbonia University, da un sistema antisociale al­l’altro – mantenendo sempre inalterata, naturalmente, la sua struttura UNI-dimensionale parassitaria (quella in cui 1 delle 3 dimensioni domina e vampirizza le energie sociali delle altre 2) – e di virare sulla ‘cosciente istituzione’ di un sistema finalmente sociale in cui, mi scrivi, vedi le tre dimensioni sociali lavorare in totale autonomo accordo e in perfetta TRI-dimensionale sinergia.

 

Qui, piú che una via crucis, i nostri maritozzi emotivi sono impegnati in un’accidentata corsa ad ostacoli. Il primo è quello del pensiero con cui pensano, anzi con cui ‘non riescono a pensare’ il sociale. È un tipo di pensare che si configura nella loro fase embrionale e che ricevono, per cosí dire, gratuitamente. Peccato (slap, slap) che un tale automatico e meccanico pensare embrionale non abbia poi la forza, dopo la nascita appunto, di ‘pensare il sociale’.

 

È troppo debole per pensare il sociale nel suo scenario complessivo, e neppure riesce a pensarlo quando lo divide nelle sue 3 dimensioni (Economia, Politica e Cultura), bensí si limita ad osservare il singolo evento sociale come se fosse in una bolla di vetro astrale. È questo evento sociale in bolla che attiva il loro epimeteico ‘non pensare il sociale’: ‘non pensare’ che inevitabilmente produce una ‘non soluzione’ al problema sociale esaminato: che restando irrisolto produce emergenze esteriori continue: ovvero provoca continui mal di testa interiori sia ai cosiddetti Pratici (quelli che poi solo a se stessi confessano di essersi ficcati in una allucinante trappola perfetta, senza via d’uscita), sia ai cosiddetti Teorici (quelli socialmente dotati di 3 teste pensanti, una per dimensione sociale, che poi solo a se stessi confessano di non sapere con quale testa affrontare le varie emergenze quotidiane).

 

Il secondo ostacolo per le nostre fritturine animiche è ignorare che questo ‘non pensare’ embrionale esaurisce antichissime caratteristiche ‘lunari’, ma non ha la forza di attivare attualissime caratteristiche ‘terrestri’. Queste deve ancora farle nascere.

 

 

Vale a dire che in tal modo manca loro l’elemento Terra sotto i piedi, manca la cornice, il sostegno su cui far poggiare il pensiero sociale e le relative soluzioni ai problemi sociali.

 

Infatti è tutto un affondare in emergenze sociali “eruttive, uraganiche, tsunamiche” a seconda che l’emergenza si attivi rispettivamente in area culturale (genocidio a Gaza), politica (guerra in Ucraina) od economica (speculazione sulle fonti energetiche).

 

E inoltre, se si fa attenzione, ci sono anche altre emergenze sociali “sismiche” (sistemiche). «E queste emergenze ‘sistemiche’ – domandava il megalitico Frantumasquame al nostro Ringhiotenebroso, durante una delle prime dolorose, ma fondamentali, lezioni di macello-marketing – a cosa sono dovute?».

 

Difficile rispondere se non si è socialmente consapevoli di un fastidiosissimo insegnamento che ti copincollo dal mio immancabile moleskine astrale.

 

I quattro elementi

 

«Chi comprende bene

l’azione dei numeri

vede come s’edifica

il suo mondo.

Cerca per cominciare

il numero quattro,

Quello degli elementi,

ovunque…».

 

Ovunque, ossia anche in àmbito sociale. E qui entra in ballo oltre ai 3 elementi dimensionali (Fuoco-Cultura, Aria-politica, Acqua-Economia) il quarto elemento: Terra-rela­zione intradimensionale.

 

Infatti, è la ‘relazione dinamica tra le 3 dimensioni’ – Unidimensionale, BIdimensionale, TRIdimensionale – che struttura il sistema.

 

È questa relazione basale, fondamentale, che fornisce la cornice, il terreno sotto i piedi che sostiene qualsiasi pensiero ed azione sociale realmente concreti (non illusoriamente teorici, né allucinatamente pratici).

 

Fortunatamente, le nostre verdurine emotive vedono solo una “relazione intradimensionale statica” perché non sanno ancora, nel momento in cui dovrebbero ‘pensare’ il sociale, di dover contare fino a 4… e si fermano al 3 (Fuoco-Cultura, Aria-politica, Acqua -Economia). Doppio-tiè!

 

Ma mi fermo qui, perché con Ruttartiglio si è poi passati allo sghignazzo su come ormai lo Spirito della Menzogna, che coltiviamo tignosamente nella nostra Furbonia University, abbia ormai viralmente contagiato tutti coloro che si occupano delle 3 dimensioni sociali, senza mai arrivare al 4° elemento: senza mai poggiare ‘socialmente’ a Terra.

 

Poi il nostro integralista scientifico mi ha ossessionato sugli ingredienti geneticamente modificativi della ricetta del suo cocktail, per cui ho dovuto equilibrarlo con una buona dose d’arte, invitandolo a interpretarla musicalmente.

 

Che dici Vermilingua? Non è il caso di una vostra rimpatriata? lui come primo tamburo, come ai vecchi tempi dei tuoi aritmici tour nelle Malebolge?

 

Mi viene in mente anche il titolo per un lucroso tormentone estivo: Vax bomb, vax bomb. Che dici?

 

Il tuo tossicissimo 

 

 

Giunior Dabliu