L’Ontano, insieme al tasso, è un albero che ha sempre ispirato pensieri d’ombra, legato alle nebbie, ai corsi d’acqua, ed è sotto la protezione dei potenti Spiriti dell’Acqua, un albero inquietante.
Fin dalla piú remota antichità l’Ontano, come il tasso, fu considerato un albero della vita dopo la morte; nell’Odissea è il primo ad essere nominato dei tre alberi che formavano un folto verde intorno alla grotta della ninfa Calipso, nell’isola di Ortigia, e si alzava come promessa di salvezza nell’isola di Era, dove Circe praticava la magia.
In alcune vecchie storie tedesche quest’albero, che piange e versa gocce di linfa color del sangue appena ha sentore che lo si voglia abbattere, consentiva a chi praticava la magia, di resuscitare pure un morto, almeno cosí si credeva.
Quando infatti lo si abbatte, il legno dell’Ontano appare bianco giallastro, ma subito dopo diviene di un rosso arancio vivo, come se il sangue affluisse alla ferita.
L’Ontano (Alnus glutinosa) è della famiglia delle Betulacee, il suo leggero fogliame permette la presenza di un ricco sottobosco di violette, primule, trifoglio, edera e caprifoglio. Questo attira una gran moltitudine di insetti e perciò l’ambiente fertile, vibrante e lussureggiante che si sviluppa sotto quest’albero offre cibo e rifugio a molti animali di specie maggiori: fringuelli, uccelli acquatici, piccoli mammiferi che cercano la sua presenza.
Le sue radici si sviluppano in profondità nei terreni umidi, consolida e rigenera il terreno, protegge dall’erosione e sempre le radici permettono processi simbiotici che consentono all’Ontano di fissare l’azoto dall’aria nelle foglie. Quando queste cadono, l’azoto e gli altri minerali passano nel sottobosco. Grazie a questo e alla sua capacità di rafforzare, ventilare e drenare il suolo, l’Ontano fa sí che terreni umidi non diventino paludi o acquitrini.
Il suo legno rossastro resiste piú a lungo se bagnato costantemente, questo è il motivo per cui è sempre stato usato per i ponti, le chiuse e le fondazioni delle cattedrali medievali. Si dice che Venezia ancor oggi poggi su antichi piloni di Ontano.
In passato aveva molteplici usi: la corteccia, ricca di tannini, serviva per conciare le pelli, e insieme alle foglie per tingere. Con il legno invece si produceva il carbone.
Foglie e corteccia hanno proprietà astringenti e antisettiche e possono essere usate per gargarismi in caso di infiammazioni del cavo orale, preparazioni a base di corteccia si usavano pure per guarire abrasioni e ferite infette.
Tornando alla credenza risalente ad un lontano passato in cui si pensava che quest’albero sanguinasse se tagliato, si può interpretare questo fatto come espressione di simpatia e buona volontà, basata su una semplice proiezione: “Se un’ascia ferisce un uomo, ferirà certamente anche un albero”. E l’Ontano sanguina veramente: la sua linfa diventa rossa nel momento in cui viene in contatto con l’aria, e questo è un fatto occulto su cui riflettere. Perciò quest’albero è sempre stato circondato da una forte atmosfera di misticismo e di affetto.
Si hanno pochi resoconti del ruolo spirituale dell’Ontano in tempi precristiani. Nella saga medievale del Wulfdietrich, conservata nella poesia cortese del XIII secolo, si narra della “Regina dell’ Ontano” che in varie leggende della Germania appare come una donna bellissima che ammaestra gli uomini a seguire il loro cuore e non i loro appetiti. I suoi diversi nomi sono Else, Elsa, Elise, forme tuttora diffuse nell’anglosassone Alor e nel gotico Alisa.
Nel secondo canto di questa saga viene narrato che Else, a seguito di un incantesimo in cui viene coinvolta insieme all’Eroe che ama, si ritrovi ad essere trasformata in un albero dalla ruvida corteccia, e solo quando potrà bagnarsi in una Sorgente Magica la sua pelle diventerà liscia e tornerà ad esser la Donna piú bella del mondo e prenderà un nuovo nome: Sigeminne, “Vittoria dell’Amore”.
In questo frammento di tradizione orale si mostra un tema comune nella mitologia celtica: l’Eroe, o il Re, sposa la Dea della Terra: nella dimensione terrena può apparire ruvida come la corteccia di un albero, ma su altri livelli di realtà è di uno splendore angelico.
Anche nella mitologia irlandese l’Ontano appare piú di una volta: Diarmund, Grania e Deirdre si nascondono durante la loro fuga nelle paludi di Ontani di Argyll, in Scozia.
Nella tradizione del Galles è l’Albero Sacro al mitico Re Bran, il Benedetto. Il gigante Bran appare nella seconda parte del Mabinogion – una raccolta di testi in prosa di storie dell’Alto Medioevo che hanno origine nel Galles e nell’Irlanda – come legittimo possessore del Calderone della Rinascita, ma alla fine ritorna mortalmente ferito dalla guerra con l’Irlanda, durante la quale anche il Calderone viene distrutto e con la sua morte verrà segnata la fine di un’Era.
L’Ontano è collegato al Sole e all’Acqua, in questo è associato al frassino. Mentre però quest’ultimo rassomiglia piú ad un raggio di sole, che dall’alto scende verso il suolo umido, l’Ontano viene invece dal cuore della Terra. E mentre il frassino si protende decisamente verso l’alto, verso le origini, l’Ontano non fa altro che abbracciare la Terra. Il nome greco klethra, a tal proposito, deriva da kleio, “chiudo, abbraccio”.
L’Ontano è un tessitore di vita, i suoi fili sono gli stessi elementi, il Fuoco, la Terra, l’Acqua e l’Aria, e la sua trama, sempre in movimento, è il tappeto della vegetazione.
Come scrive Fred Hageneder nel libro La Magia degli alberi: «Il Deva dell’Ontano è un Angelo del Fuoco che proviene dal profondo della Terra, da sotto il Calderone. Le sue fiamme sono verdi, ma il suo sangue è rosso. È la Madre sanguinante e la Guaritrice ferita che comprende. È colei che ascolta: può ascoltare i tuoi dolori e tessere le tue lacrime nel suo grembo generatore di Vita. Padrona degli Elementi, può guarire con l’Aria, l’Acqua, il Fuoco e la Terra. Chi è esausto troverà la Forza nel verde reame che la circonda, il depresso troverà Luce nella sua aura e calore e conforto nel tocco del suo cuore spirituale, e la collera si dissolverà in una fresca Pace. Ciò che blocca le emozioni, infine, sarà sciolto dalle morbide e fluttuanti qualità dell’albero e del vicino fiume e potrà esser portato via dall’acqua. Talvolta dobbiamo sanguinare come l’Ontano, ma lui ci aiuterà a sanare le nostre ferite.
Ontano del ruscello mormorante
e del prato dal verde brillante,
lascia che l’acqua porti con sé
i dolori e le sofferenze del passato.
Riversa sui nostri campi la fertilità,
idee, gioia di vivere e abilità.
Lascia che queste si estendano verso il cielo
e discendano nel profondo della terra,
come fai tu».
Davirita