Il “Rappresentante dell’umanità”, il Parsifal, come una volta lo definí Steiner, cosí come appare nel gruppo ligneo scolpito anche da lui stesso, avanza su questa via equamente librantesi fra Lucifero e Ahrimane, senza piú necessità di combatterli in se stesso. Egli, per aver riconquistato il Graal, è ormai portatore di un androginico Fantòma umano-cristico, perché ha interiormente la “MADRE” e il “PADRE” cristicamente riuniti in equilibrio fra loro. Questo è il mistero del tredicesimo: ogni comunità umana di buona volontà, archetipicamente rappresentata dai dodici, può meritare di accoglierne uno al proprio centro, come portatore del Christo. Una comunità umana cosí formata, con il tredicesimo al centro come Christoforo, è un cosmo umano in azione, una sorgente di esistenza con al centro un microLogos. Una comunità ove, in ogni individualità, l’umanità diviene universale e l’universale diviene umano, secondo un cosmico ritmico respiro nel quale ciò che fluisce è la Sostanza-Io del Christo. Ogni comunità capace di cosí costituirsi è, e sarà, una cellula sociale vivente che, in ultimo, andrà a comporre l’organismo della futura comunità umana.
In quel tempo, ogni individuo autocosciente − reintegrato in sé dopo la scissione originaria e completamente riassunto nella comunione dell’umanità scaturita dalla volontà del Padre (Ex Deo nascimur) − comporrà la Decima Gerarchia, irradiando creativamente le forze della libertà e dell’amore, con ciò rinnovando il mondo. Ecco come:
«Una Terra del futuro può nascere esclusivamente se possiamo inserire in essa ciò che non ha. Ma, ciò che non è di per sé presente sulla Terra sono in primo luogo i pensieri attivi dell’uomo. …Se egli realizza questi pensieri autonomi, offre il futuro alla Terra. Ma, per far ciò deve prima avere egli stesso questi pensieri autonomi, poiché tutti i pensieri che ci facciamo di ciò che è morente nella consueta conoscenza naturale, sono pensieri riflessi, non sono realtà. …Questo pensiero rappresenta la forma spirituale della comunione dell’umanità. …Mentre vivifica egli stesso i propri pensieri, si unisce mediante la propria entità, comunicandosi, ricevendo la comunione, all’elemento divino-spirituale che compenetra il mondo e ne assicura il futuro. La conoscenza spirituale è quindi una vera comunione. …Allora l’uomo sperimenta che, guardando il proprio organismo che opera nel solido, si sente collegato in esso al mondo stellare nella misura in cui questo è un essere in riposo. …L’uomo è in relazione alle forme dello spazio cosmico [le costellazioni zodiacali – n.d.a.] con il proprio organismo fisico. Ma, facendo fluire in esse, in queste forme, il proprio elemento animico spirituale, trasforma egli stesso il mondo. Analogamente l’uomo è attraversato dalla propria corrente di succhi. Nella corrente di succhi vive già l’organismo eterico …che fa circolare il sangue in noi. …Con questo organismo eterico l’uomo è in collegamento con …il movimento dei pianeti. Proprio come le calme immagini del cielo delle stelle fisse agiscono sulla forma di per sé fissa dell’organismo umano, o sono in rapporto con esso, cosí operano sulla corrente dei succhi i movimenti dei pianeti del sistema planetario cui apparteniamo. Ma, come appare alla visione diretta, si tratta di un mondo morto. L’uomo lo trasforma, partendo dal proprio elemento spirituale, quando comunica al mondo ciò che proviene dal proprio elemento spirituale, vivificando i propri pensieri mediante l’immaginazione, l’ispirazione, l’intuizione, compiendo la comunione spirituale dell’umanità. …Accogliamo in noi la natura degli astri, la natura del cielo, con la sostanza terrestre …ritrasformiamo in spirito nella nostra volontà, nella nostra volontà permeata d’amore, ciò che è divenuto sostanza, compiamo una vera transustanziazione, allorché diveniamo consci del nostro essere inseriti nel mondo, cosicché diviene viva in noi la vita spirituale-intellettuale.
La natura celeste degli astri,
datami in immagine di sostanza,
mi si avvicina nell’operare terrestre:
la vedo trasformarsi, amando, in volontà.
Accade che, guardando a una qualsiasi formazione della Terra, che assumiamo come nutrimento, abbiamo in essa un’immagine dei calmi raggruppamenti stellari. E allorché pensiamo a ciò che accogliamo in tal modo, che permea la parte liquida del nostro organismo, l’azione dei succhi, la circolazione sanguigna, ciò è allora, nella misura in cui proviene dalla Terra (…) un’immagine (…) dei movimenti dei pianeti. E io posso divenire consapevole di come spiritualizzi ciò, stando in modo giusto nel mondo, mediante la formula seguente:
Le celesti azioni degli astri,
formandomi con la potente forza della sostanza,
premono in me nella vita acquea;
le vedo saggiamente trasformarsi in sentimento.
Mentre posso vedere, nel volere, la natura e il tessere degli astri, che si trasformano con amore nel contenuto spirituale del futuro, vedo trasformarsi saggiamente in sentimento ciò che mi vien dato qui sulla Terra, accogliendo in quello che permea il mio organismo dei succhi, l’immagine delle azioni celesti. Posto in tal modo, l’uomo può sperimentarsi nella volontà e nel sentimento. Nella propria donazione all’onnipotenza dell’esistenza cosmica che lo circonda, può sperimentare ciò che viene attuato mediante se stesso nel grande Tempio del cosmo come transustanziazione, mentre sacrifica al suo interno [nel suo Tempio – n.d.a.] in modo puramente spirituale. …L’uomo che conosce, raccogliendosi nel sentimento e nella volontà, diviene un essere che sacrifica. Il rapporto di fondo dell’uomo con il mondo sale dalla conoscenza al culto cosmico. Che tutto ciò che costituisce il nostro rapporto con il mondo si riconosca dapprima come culto cosmico nell’uomo, è il primo inizio di ciò che deve accadere se l’Antroposofia deve attuare la propria missione nel mondo».
Si è letto che attraverso “una qualsiasi formazione della Terra che assumiamo come nutrimento”, ci giunge “la natura celeste degli astri”, dataci come sostanza e forma stellare (i piú puri estratti salini fluiti nel sangue), come Pane quotidiano. Se questo nutrimento è riconosciuto e amato per mezzo di un pensare puro, libero dai sensi, autonomo e desto, diviene la vera Comunione, un’Eucaristia cosí potente da transustanziarlo in umano volere moralmente libero (primigenio calore saturneo quale sostanza sacrificale dei Troni, o Spiriti della volontà), capace di generare il futuro spirituale dell’uomo, della Terra, del cosmo. Similmente, ciò che in noi permea i liquidi e il sangue sono immagini dei movimenti dei pianeti (il sangue arterioso e venoso, scorrendo nel piccolo e nel grande circolo descrive sempre una lemniscata a forma di 8, con il cuore al centro, cosí riecheggiando i moti celesti degli astri): se sono accolte con saggezza, transustanziano in vero sentire puro (forze primigenie di vita del sentire degli Spiriti della seconda Gerarchia). L’uomo che si avvia a fare di se stesso un Tempio dello Spirito – in cui possa dimorare e far agire il suo Sé spirituale grazie al fatto che si va conquistando col suo vero pensare la vera saggezza, la vera Sophia – inizia, come sacerdote di se stesso, a sacrificare [offrire] il proprio vero sentire e il proprio vero volere in totale devozione e dedizione al cosmo, da cui a ricevere il Pane delle stelle fisse e il Vino-sangue delle stelle e pianeti mobili.
Mentre lo si pensa dominare in lui le infere forze Lunari, può sorgere nella memoria l’immagine apocalittica della Donna celeste, posta tra le dodici stelle della sua corona che irradia il pensare stellare, e la Luna sotto i suoi piedi dove il suo volere domina, sia le viventi forze superiori che le serpentiforme forze infere, mentre il suo sentire, come Sole-cuore al centro dell’immagine, mantiene tutto ciò in perfetta armonia, in ritmico equilibrio. Nell’essere umano che sacrifica il Pane e il Vino cosmico, pensare, sentire e volere sono ugualmente in equilibrio, come un tripode sorreggono la fiamma del Sé, che ora può accendersi e irradiare luce e calore spirituali nell’edificato Tempio interiore. Pensare, sentire e volere il mondo in modo autonomo e cosciente è, nella piú piena delle realtà, un’Eucaristia, un Culto cosmico, “è il primo inizio di ciò che deve accadere se l’Antroposofia deve attuare la propria missione nel mondo”. Ma l’antroposofia è la “Nuova saggezza del Graal”, cosí l’ha qualificata varie volte Rudolf Steiner, e se si vorrà attuarne la missione nel mondo, allora ci si dovrà avviare sul cammino aperto dal sacrificio del Golgotha e già percorso da Parsifal, che in lui ha anticipato lo sviluppo dell’anima cosciente.
Lo stesso Steiner ha cercato, al suo livello, di comprendere il senso arcano di questo percorso, interiore ed esteriore, collegato al mistero del Graal. Nel suo ciclo Christo e il mondo spirituale – La ricerca del Santo Graal descrive la sua appassionata ricerca di questi misteri, e tra l’altro egli ricorda l’esperienza avuta dopo la visita alla Pietà di Michelangelo in Vaticano, e confessa modestamente di non aver saputo darsene subito un significato. Tutto quel ciclo è poggiato sulla sua confessata inadeguatezza rispetto a quanto fino allora da lui rivelato del mistero del Graal, ma nella successiva e ultima conferenza egli seppe darci un contenuto senza pari, un contenuto che può darci, se diverremo capaci di compenetrarcene con le massime forze dell’anima cosciente, il senso del mistero del Golgotha e del cammino di Parsifal alla conquista del Graal.
Si cercherà di trasmettere, con la massima umiltà e buona volontà possibile, l’estratto essenziale di quest’ultima conferenza, capace di dare un senso ai tanti temi proposti in questo lavoro. Si ripresenteranno parole già lette precedentemente, ma che si giudica utile riproporre alla nostra memoria: quelle relative al momento finale del mistero del Golgotha. Poco prima della morte, il Christo fonda la creazione di un principio che, nel futuro, potrà riunificare androginicamente la donna e l’uomo e lo fonda unendo il Suo Io alla ‘Donna’ sotto la Croce. Questo è il segreto manifesto che si può contemplare, come simbolo cosmico, dal venerdí della prima Pasqua [venerdí, giorno di Venere quale Spirito manifestante “l’eterno femminino che in alto sempre ci trae”].
«In verità, dunque, lo Spirito del Sole è contenuto nella coppa della Luna». Ciò può essere espresso anche come: «L’Io/sangue del Christo è contenuto nella Coppa/Sophia solarizzata. In tale Coppa/Sophia solarizzata, christificata, avviene la prima riunificazione dei sessi che, ancora non possibile nel corpo fisico, si realizza completamente nel suo corpo eterico per la presenza unificante del principio dell’Io del Christo. In Lei il corpo eterico non è piú solo maschile.
Quel particolarissimo rapporto tra il Christo da poco incarnato e la madre adottiva di Gesú di Nazareth, che iniziò alle Nozze di Cana, e che fu espresso nelle parole del Vangelo: «Donna, qualcosa passa tra me e te, ma ancora non è il mio tempo», si realizzò al massimo grado alla fine del cammino terrestre del Christo, sul Golgotha. Dopo aver redento Lucifero attraverso il ladrone di destra, Christo trasfuse Se stesso, il Suo principio universale nella “Donna/Madre”, e Steiner ci rivelò: «Era però necessario che il principio del Christo, il Suo Io che contiene l’elemento paterno, cioè il “PADRE” [come già descritto – n.d.a.], si riunisse dall’alto della Croce con il principio eterico, con l’elemento “MADRE”[ anch’esso già descritto n.d.a.]. L’elemento della saggezza-madre-femminile si riunisce con l’elemento Io-padre-maschile. Ma, si deve considerare con attenzione, che questo fu un fatto cosmico, che accadde sí sulla Terra e a cui fu ceduto il potere, ma esso fu di natura cosmica. Si pensi al simbolo cosmico di tutto ciò descritto da Steiner, alla falce lunare col nome spirituale di Parsifal, che come coppa/graal accoglie in se l’Ostia/Sole prima di Pasqua, si rileggano anche le parole: «In verità dunque lo Spirito del Sole [l’Io del Christo] è contenuto nella coppa della Luna [La Sophia]. Con ciò si dovrebbe anche pensare che Christo realizzò in Maria/Sophia la ricongiunzione tra “PADRE” e “MADRE”, ovvero tra Sole e Luna che un tempo si divisero dalla Terra, per cui Ella passò da essere congiunta come antica Eva a Jahve quale antico reggitore della Terra, a Sophia-Christo quale nuovo e finale Spirito reggitore della Terra. Cosí, la nuova Iside/Sophia divenne portatrice di un potere spirituale che, per volere del Christo, si uní e trasfuse in quel “Figlio”, ed Egli traspose tale potere nel suo Vangelo e nell’Apocalisse, ricevendo il compito di influenzare con esso i corpi astrali degli uomini che se ne vorranno liberamente nutrire, per divenire anthropos ripieni della Sophia.
Massimo Scaligero nel suo libro Graal – Saggio sul mistero del sacro Amore, alla fine del secondo capitolo scrive: «La resurrezione di tale potere, alla cui perdita sono correlati il vincolo sensuale dell’amore terrestre, la necessità dell’egoismo, la malattia e la morte, è visibile nel simbolo della Vergine che si regge sulla falce della Luna e ha sotto i piedi il Serpente. È come se la Vergine si librasse nel cielo per virtú della Luna purificata dell’onta della Serpe, onde la falce luminosa è l’Ostensorio celeste, o il Calice dell’Ultima Cena, che si dona come simbolo della forza radicale liberatrice dell’uomo».
L’Io del Christo è un Io macrocosmico, e la stessa Sophia, ricevendo in sé una copia dell’Io del Gesú cristificato, da quel momento assume una valenza non piú limitata ai processi terreni, ma capace di un agire cosmico al servizio di un’Entità macrocosmica: del Christo. Se la cosa suona inaccettabile, o peggio, si pensi al quinto sacrificio dell’Anima nathanica attuato al servizio del Christo nella seconda metà del diciannovesimo secolo, del Buddha su Marte, e all’ideale di Michele indicante agli uomini attuali di divenire ‘cosmopoliti’, cioè cittadini del cosmo. Si sa che quella “Donna” ai piedi della Croce, era una proiezione terrena della Iside-Sophia cosmica. Anche le modalità della sua morte, e la sua diretta ascensione nel Devachan – come similmente già avvenuto per la Maria Nathanica con cui si era fusa durante il Battesimo di Gesú nel Giordano – devono far pensare a qualcosa di non limitato a un ruolo solo terreno. Si rilegga anche da Steiner:
«Nell’Epoca Lemurica era lo stesso cosmo che rivelava all’uomo quello che poteva conoscere del proprio Io, ovvero della forza piú interiore della propria anima. …Ma perché l’uomo potesse trovare sulla Terra ciò che un tempo aveva ricevuto dal cielo, gli fu inviato il loro messaggero piú grande, il Christo. Il Mistero del Golgotha è quindi un fatto cosmico, in quanto l’uomo aveva perduto ciò che gli era stato rivelato dal cielo, dal cosmo, dai tempi della Lemuria. Quindi apparve l’impulso che gli si poté rivelare dalla Terra stessa; solo che l’uomo deve gradualmente sviluppare quello che gli è stato rivelato dalla Terra nell’impulso del Christo, e svilupparlo proprio con quel processo di ringiovanimento del quale abbiamo parlato. Come risultato di questo sviluppo umano ora portiamo in noi qualcosa che è – per cosí dire – meraviglioso. Ho già indicato ieri che la conoscenza del nostro tempo è piú spirituale che mai, l’uomo tuttavia non se ne accorge perché non la lascia maturare. Quello che oggi possiamo conoscere sulla natura è assai piú spirituale di quanto mai finora sia stato noto. Un tempo si sapevano certe realtà solo recate dal cosmo stesso».
Perché Steiner, in relazione al processo di ringiovanimento dice che: «Quello che oggi possiamo conoscere sulla natura è assai piú spirituale di quanto mai finora sia stato noto»? Perché la conoscenza della natura, che una volta scendeva dal cosmo come dono, era andata perduta, mentre ora tale dono deve essere riconquistato dalla Terra con la libera volontà dall’uomo. E questa conquista è correlata con tutto il mistero del ringiovanimento del corpo eterico, realizzabile con una saggezza collegata all’impulso del Christo:
«Quindi apparve l’impulso che gli si poté rivelare dalla Terra stessa; solo che l’uomo deve gradualmente sviluppare quello che gli è stato rivelato dalla Terra nell’impulso del Christo e svilupparlo proprio con quel processo di ringiovanimento del quale abbiamo parlato. Come risultato di questo sviluppo umano ora portiamo in noi qualcosa che è – per cosí dire – meraviglioso».
In queste parole di Steiner, “natura” e ‘Terra” devono essere legate interiormente con la parola “madre”, e molto si squadernerà alla coscienza meditante: Madre-Natura e Madre-Terra, sono due immaginazioni che, da sempre, hanno accompagnato la storia evolutiva dell’anima umana. La Iside, per l’Egizio piú antico, era molto di piú della sposa di Osiride, o dell’Anima di popolo: era l’elemento cosmico-spirituale femminile che, fecondato dall’elemento cosmico-spirituale maschile, generava e alimentava i mondi. Similmente, gli uomini del nostro tempo dovranno imparare a considerare la Nuova Iside. L’intero ciclo dell’Opera Omnia N° 180 è dedicato a questi temi e nella conferenza del 6 gennaio 1918, Steiner ha donato all’umanità la Leggenda della nuova Iside, mettendola in occulta relazione con la statua del “Rappresentante dell’umanità”. Ma in quel ciclo si è esortati a imparare di nuovo a leggere la scrittura stellare, e a riconquistare l’essenza perduta delle parole: del Logos. Se ciò che veniva donato nel passato e viene ancora donato dal cosmo in forma cristizzata, ora deve essere riconquistato dalla Terra, ovvero dall’Io umano autocosciente, allora ci si dovrebbe chiedere cos’è cambiato del passato e qual è la situazione attuale. Si troveranno le risposte nella conferenza già citata:
«Ho già descritto come si possa riscontrare in ogni punto della tradizione, che le manifestazioni dell’ebraismo antico vanno ricercate nelle attività terrestri, nella mobilità spirituale della Terra. Si trattava di respingere ciò che opera negli elementi per impulsi provenienti dagli astri e che contribuisce a stimolare spiritualmente le forze di tipo sibillino [oracolari, n.d.a.]. Quella tendenza era giustificata nell’astrologia del terzo periodo postatlantico, quando l’umanità possedeva ancora tanta parte dell’antica eredità spirituale, da poter accogliere il bene mediante le rivelazioni della scrittura stellare, grazie all’azione degli elementi della natura sull’anima. Nel quarto periodo postatlantico la forza degli astri era per cosí dire regredita di fronte agli elementi che circondano la Terra; l’influsso degli elementi veniva sentito in modo che chi comprendeva lo spirito dei tempi (soprattutto a quarto periodo inoltrato) doveva dirsi: guardiamoci da quanto penetra dagli astri entro gli elementi terrestri, poiché stimola le forze sibilline, ora non piú giustificate! Per essersi diffuso nell’aura terrestre l’impulso del Christo, le forze sibilline avrebbero dovuto essere nuovamente armonizzate, sí che ne potessero scaturire di nuovo rivelazioni valide. Coloro che erano a conoscenza dei segreti dell’antico ebraismo non guardavano volentieri su agli astri, per ottenere rivelazioni dalla sfera spirituale. Seguivano il Dio Jahve che appartiene all’evoluzione della Terra e che è divenuto una divinità lunare solo per favorire l’evoluzione della Terra. Nelle festività lunari degli ebrei si esprime chiaramente il fatto che “il Signore della Terra” appare simbolicamente nel suo riflesso dalla Luna. Se si riassume nel suo aspetto naturale tutto quanto proviene per l’evoluzione terrestre dalle passate evoluzioni di Saturno, dell’antico Sole e dell’antica Luna, tutto questo ci si presenta, da parte dell’antichità ebraica, simbolizzato nella figura e nel nome di Eva, Eve [è noto che nella grafia ebraica le vocali non vengono mai indicate chiaramente]. Se a questi suoni aggiungiamo il segno corrispondente alla divinità ebraica che guida i destini terrestri, otteniamo un termine non meno valido di altri: Jeve, Jahve, il reggitore della Terra simbolizzato nella Luna, congiunto col frutto dell’evoluzione lunare a favore dell’evoluzione terrestre, il Signore della Terra congiunto con la madre terrestre [Madre-Terra – n.d.a.], le cui forze sono il frutto dell’evoluzione lunare: ecco Jahve! Dall’antichità ebraica ci perviene, dunque, l’accenno misterioso al congiungimento delle forze lunari che hanno lasciato indietro il loro residuo nella Luna fisica, astronomica e, sul piano dell’umanità, l’elemento femminile della natura umana. Il congiungimento del Signore della Terra con la madre lunare».
Delle vere “nozze”, dunque, che da quelle di Cana in poi saranno rinnovate dal Christo fino al Golgotha, dove, per effetto della definitiva congiunzione con Iside-Maria-Sophia, come Eva non piú unita a Jahve ma al Christo, fu da Lui metamorfosata e redenta, eletta a “Nuova Iside”, capace di ridare la conoscenza stellare in forma nuova, una forma che deve essere conquistata dalla Terra, dall’uomo, sottraendola a Lucifero che l’ha rapita e dispersa negli spazi universali, cosí che l’uomo ne legge ahrimanicamente solo i rapporti geometrico/matematici.
Mario Iannarelli (2. Continua)