Ovunque c’è una guerra, ovunque passano
i Quattro Cavalieri sopra carri
d’acciaio, devastando le colture
che danno cibo ai popoli, sollecita
incongrua tenerezza il grano acerbo
spuntato tra i cannoni, sottoposto
all’offesa dei cingoli. Deflagrano
sotto i colpi gli altari, le dimore
degli uomini incapaci di comprendersi.
Ed è chiara la notte, buio il giorno,
eterno sisma, cupa frenesia
nella terra, nel sangue. Finirà
con questo spasmo d’odio, con lo strazio
di mani tese al cielo, bocche aperte
a sillabare l’ultimo respiro,
la civiltà, cedendo alla barbarie?
E tutto accade per un posto al sole,
per l’antico peccato di violare
l’Albero della Vita, la superba
libidine di avere e non donare.
E il grano muore, non darà mai pane.
Ma se un Uomo venisse a seminare
nei solchi tormentati la Parola,
ecco vedremmo uscire dalle tane,
corrersi incontro, tendersi la mano
le creature piegate nell’orrore,
nel timore dell’altro… se venisse
il Pellegrino, stanco di aspettare
che lo invitino gli uomini ad entrare
nei loro cuori, finalmente in pace.
Fulvio Di Lieto