Ho ascoltato in questi giorni le registrazioni del Convegno del 14 e 15 Dicembre. È stato per molti aspetti veramente interessante, anche se mi ha fatto sorgere, come al solito, perplessità e mi ha fatto notare che c’è una certa distanza rispetto al mio modo di concepire gli insegnamenti di Massimo e di Rudolf Steiner, e conseguentemente a come portare avanti l’ascesi. In particolare ciò riguarda sia il metodo e lo scopo sostanziale di come si praticano gli esercizi spirituali, sia come realizzare la comunità spirituale intesa nel senso operativo riguardante il livello della pratica individuale e il livello della pratica in comune.
Quando si scopre la “Luce del Logos” non è piú necessario alcun tema su cui concentrarsi se non la contemplazione profonda in uno stato di percezione pura su tale Luce. Tutto decade ed è presente solo il Logos.
Ciò vale ed è valso per me per ogni traguardo ottenuto nell’allargamento di coscienza che si ottiene in progresso quando la concentrazione della via del pensiero diventa l’esercizio a sé sufficiente.
Trasformazione realizzata quando le qualità che si sviluppano tramite i cinque esercizi ausiliari passano dall’essere elementi animici separati l’uno dall’altro ad un’attitudine animico-spirituale (il sesto esercizio) che li rappresenta in modo univoco. È questa attitudine animico-spirituale che deve essere sempre presente in ogni pratica esoterica e in particolare nella concentrazione, e questa attitudine può essere sviluppata solo in senso individuale.
Cosí la concentrazione statica su un tema di un oggetto semplice realizzato dall’uomo diventa la concentrazione dinamica conducente allo snodarsi della via ascetica; cioè come un allargamento di coscienza che passa da una coscienza legata al manifesto alla coscienza universale o cosmica dello Spirito. Ciò produce come risultato che la concentrazione diventa esercizio a sé sufficiente e che allo stato concentrativo si unisce lo stato meditativo e poi lo stato contemplativo con la conseguente sua percezione pura.
Per essere chiari, si passa dall’avere di fronte alla coscienza l’immagine mentale dell’oggetto preso come tema, alla sua presenza concettuale capace di sviluppare la forza del concetto, confluente come essere archetipale nell’idea.
A questo punto non è piú importante quale oggetto utilizzare nella concentrazione, in quanto qualsiasi oggetto si prenda come tema, esso quale immagine mentale e poi come immagine concettuale decade e viene sostituito dall’essenziale presenza concettuale conducente alla forza del concetto. Si è passati dunque dalla concentrazione di un oggetto alla concentrazione sul concetto e alla sua forza; cioè si è passati dalla concentrazione sul pensato (l’oggetto) alla concentrazione sul pensiero pensante (l’essenza). Tutto è un continuo percepire l’essenza spirituale del sé nel pensiero che si sperimenta nell’evolvere della presa di coscienza del pensiero che si snoda nella pratica concentrativa.
Pertanto se si dovesse fare la concentrazione in comune non ha nessuna importanza se il tema che viene preso comunemente dai partecipanti è uguale per tutti o se tale tema è diverso per ogni persona partecipante all’associazione spirituale. Per la concentrazione nella via del pensiero non ha nessuna importanza l’oggetto del tema, ma la presa di coscienza del sottile manifestarsi dell’attività pensante come l’essenza o capacità di formare prima concetti poi idee ed infine la capacità pensante in se stessi fino a scoprirne la sorgente o forza pensante e il Signore del pensiero stesso, ossia il Logos.
Solo in questo modo si invera la frase riportata nei Vangeli in cui il Cristo disse che se due o piú persone si raccolgono in nome suo per pregare egli è in mezzo a loro. Anzi si può dire che esso è il lievito necessario affinché il gruppo di preghiera o meditativo cresca spiritualmente.
Infatti, ed essa è una legge occulta, il livello spirituale del gruppo, inteso come unità, fruttifica secondo chi si trova piú indietro ma l’impulso di crescita è dato da chi si trova piú avanti (per questo è un bene e fondamentale l’esercizio individuale) e se il gruppo cerca il Logos è il Logos stesso a dare l’impulso di crescita.
Solo in questo senso è importante che esista un’associazione spirituale e che vi possano far parte in casi particolari anche persone che siano distanti ma con intenti coincidenti.
E qui si apre il discorso della meditazione in comune a distanza in cui gli Io-anima, in modo incosciente prima e cosciente poi, vibrano all’unisono nel praticare la preghiera o le pratiche spirituali in comune. Ricalcando comunque l’azione esoterica, secondo la legge occulta, dell’associazione spirituale.
Riprendendo l’aspetto individuale, la presa di coscienza del pensiero pensante nel concetto inteso come essenza è la base per accedere alla capacità di concentrarsi in modo profondo, ossia è, se pur detto in modo differente, sostanzialmente uguale a quanto detto da Massimo nel Manuale Pratico quando parla della concentrazione profonda.
Da qui si è in grado di passare dal pensiero pensante al pensiero libero dai sensi, ossia a un pensiero capace di silenziare i sensi per immergersi nelle profondità dell’anima e dello Spirito. Senza di esso non si scende nelle profondità del proprio essere, in quanto esso porta prima al silenzio mentale e poi al vuoto mentale: al vuoto pieno. Infine solo con la realizzazione del pensiero libero dai sensi si può giungere al pensiero puro in senso non filosofico ma in modo esperienziale.
È quindi nella mente, identificata nella testa nel piano manifesto, che si inizia a percepire, conoscere e riconoscere l’Io Interiore o Io Animico, ed è non permettendo che nulla si intrometta nella contemplazione percepente puramente l’Io, che ci si immette nella corrente del Pensiero Vivente, il quale a sua volta permette di sviluppare la forza pensiero: il Pensiero Folgore. Ed è qui che avviene ciò che ho indicato come “fondere la coscienza col testimone”, e questa fusione produce il manifestarsi della Luce Pensiero e con essa l’eterizzazione della testa e del sistema nervoso. È con tale eterizzazione che si intuisce la strada, anche se si è ancora lontani dal realizzarla, che condurrà nel prosieguo dell’ascesi al Manas.
Come si vede, nel senso della pratica si è passati dalla concentrazione sul pensiero pensante al pensiero puro; dal pensiero puro all’Io Animico; dall’Io Animico al Pensiero Vivente, dal Pensiero Vivente al Pensiero Folgore carico di forza pensiero: la magica potenza pensante.
Dopo tutto questo, l’asceta viene proiettato, “seguendo il flusso dinamico di coscienza pura”, nel cuore, e qui inizia la sua eterizzazione insieme con quella del sangue, operazione che, come si intuisce, quando conclusa potrà portare alla Buddhi.
Cosí in particolari momenti, o quando è necessario, avviene la rotazione dell’infinito, la conseguente cessazione del respiro e all’inversione di esso, che non è altro che respirare Spirito, e a volte alla manifestazione della corrente del Graal e all’onda spirituale del Sacro Amore. Proseguendo ci si inizia a collegare con l’Io Spirituale e contemplandolo e percependolo si vive nell’Incondizionato Essere Assoluto, e attraverso di esso inizia la spiritualizzazione o eterizzazione delle ossa (il segreto degli alchimisti) e si intuisce che ciò porterà al corpo di gloria e alla realizzazione dell’Atma.
Stato di profonda quiete concentrativa, raramente raggiungibile e raramente mantenibile, in cui si percepisce l’unità con la divinità, cioè il “non io, ma il Cristo in me” in una profonda pace interiore: la zona del Miracolo.
Come si vede, nella coscienza immaginativa, ispirativa e intuitiva è importantissimo in particolare l’aspetto intuitivo che permette, in coscienza, di acquisire consapevolezza in ogni stato e quindi di scendere sempre piú nelle profondità del proprio essere. Discesa che è in realtà una risalita allo Spirito Universale.
Chiaramente ciò come detto è estremamente sintetico, ma c’è molto di piú, come il trovarsi a volte, se pur raramente, nella beatitudine del pensiero creatore del Logos.
In conclusione la pratica iniziatica è la presa di coscienza sempre piú profonda del proprio essere in tutte le sue qualità. È la progressiva scoperta e conoscenza del proprio sé in rapporto con l’Essere Assoluto.
Giotto Pierrogi