La primula e la leggenda dei prati gialli

Botanima

La primula e la leggenda dei prati gialli

L'Elfo e la principessa

Il Re degli Elfi e la Principessa

 

Molto tempo fa, quando gli uomini e gli Elfi vive­vano entrambi le proprie vite, senza danneggiarsi a vicenda, fu proprio in un prato di Primule gialle che il Re degli Elfi vide per la prima volta la Principessa, che aveva nome Primula, e che lo fece innamorare.

 

Vide la giovane passeggiare in un prato di Primule giallo oro, come il colore dei suoi capelli, E capí che non avrebbe potuto vivere senza di lei.

 

Lei era sposa di un nobile potente, arrogante e geloso, il Re degli Umani, che la costringeva a vivere in solitudine; quando vide il giovane Elfo lei pure se ne innamorò perdutamente.

 

Il Re degli Elfi, si presentò un giorno alla corte del Re degli Umani e lo sfidò ad un gioco simile agli scacchi, e lo lasciò vincere per due partite.

 

Ormai sicuro della sua superiorità, il Re umano disse di voler giocare la terza partita invitando l’avver­sario a scegliere la posta: «Quello che il vincitore chiederà sarà suo!» rispose il Re degli Elfi. L’umano, accecato dalla propria ambizione, non si accorse del tranello e fu cosí che perse la sua sposa.

 

Si dice che ancor oggi, a Primavera quando fioriscono le Primule, i due amanti tornino a danzare nel luogo dove si videro la prima volta.

 

La Val Pradidali

La Val Pradidali

 

Questa la leggenda, ma all’interno delle Pale di San Martino vi è una valle che porta il nome di Val Pradidali, la Valle dei Prati Gialli, luogo incantato che conosciamo molto bene poiché da molti anni fa da scenario a tante nostre ascensioni lassú in estate, e Pradidali è pure il nome del rifugio alpino che si trova alla testata della valle, in una conca con un favoloso scenario di cime tutt’attorno.

 

Forse fu quello il luogo dove si svolse ciò che è rac­contato, dopo tutto le Dolomiti sono ricche di storie, miti e leggende che ancora si tramandano.

 

Veniamo ora a descrivere questo bel fiore, la Primula.

 

Molte sono le specie di Primula presenti in natura, per lo piú esse crescono in ambiti collinari, di media e alta montagna, alcune varietà si possono trovare anche tra le rocce, dove la vegetazione è sempre piú rarefatta.

 

Tra loro ve ne sono che prediligono i terreni sassosi e poveri di calcare, come la Primula villosa, o la Primula vischiosa dal bel colore rosso porpora; altre, come la Pri­mula di Haller o la Primula farinosa, gradiscono i prati sassosi di roccia calcarea; vi è poi anche la Primula spectabilis, o Primula meravigliosa, che come già annuncia il nome è veramente bella e lei pure ama il calcare.

 

Primula Irsuta

Primula Irsuta

 

Altre Primule, che tendono a colori che variano nel rosso, sono la Primula irsuta, la Clusiana, che prende il nome dalla località di Clusio, in alta Val Venosta, la Primula di Val Daone e alcune di queste sono molto rare ed endemiche di ristretti ambiti alpini.

 

Forse le Primule conosciute ai piú sono però quelle a fiore giallo come la Primula vulgaris, o comune, poi­ché cresce abbondante tra marzo e aprile dal piano fino alla media montagna, spesso insieme all’epatica triloba, alla scilla, alla vinca, formando in primavera tappeti di fiori colorati nei prati e nel sottobosco.

 

Altre dal colore giallo, giallo arancio sono la Primula elatior, o Primavera maggiore, la Primula veris, detta anche Primavera odorosa e la Primula auricola, od orecchio d’orso.

 

Primula officinalis

Primula officinalis

 

Tratteremo ora della varietà piú usata in fitoterapia, cioè la Primula officinalis dove già il nome la presenta come specie impiegata nella farmacopea.

 

Vediamo intanto cosa ne scrive il Pelikan nel suo secondo volume Le Piante Medicinali.

 

«Le specie di Primula sono circa 300 e la Primula offici­nalis è la piú rappresentativa, quella che si avvicina di piú all’archetipo.

 

Nella zona temperata dell’emisfero Nord il suo fiore inau­gura la primavera e il periodo pasquale. Le occorrono delle praterie aperte, molto illuminate, ancora impregnate dall’umi­dità invernale, sebbene già riscaldate dal sole dell’Ariete.

 

 

«Sorgi, splendore di luce,

afferra l’essenza del divenire,

impadronisciti del gioco di forze,

irraggiati risvegliando l’Essere».

 

 

Arcangelo Raffaele

 

È cosí che Rudolf Steiner ha caratterizzato, in un’opera poetica che esprime le azioni delle dodici costellazioni dello Zodiaco, il dinamismo dell’Ariete, e la Primula officinalis è un messag­gero di questo risorgere, un riflesso di questa mescolanza tumultuosa degli elementi e dell’alleanza nuova tra Cosmo e Terra.

 

Raffaele-Mercurio, Arcangelo e dio della medicina, governa il periodo, e dal regno vegetale che rinverdisce la Primula, come vestale della fiamma vitale, costruisce il suo corpo.

 

Essa si unisce durevolmente alla Terra con un rizoma forte e corto, distende al suolo la rosetta circolare di foglie lungamente picciolate e salenti; al centro si alza molto presto il gambo nudo che porterà la chiara infiorescenza dorata».

 

L’Autore continua con una descrizione dettagliata delle forze che agiscono nel fiore e degli elementi che ne vengono costituiti.

 

Sull’efficacia terapeutica della Primula cosí continua:

 

Primula officinalis

 

«I farmaci tratti dal fiore della Primula agiranno nell’or­ganizzazione del metabolismo in modo tale che questa an­drà in soccorso ai processi di costruzione, di nutrizione e di vitalizzazione nella “regione primaverile” dell’organismo, riequilibrando i processi “invernali” di indurimento e di pa­ralisi dell’organizzazione superiore. Quindi la pianta nel suo fiore si pone come un buon rimedio nei problemi cardia­ci; mentre la radice, che lega un contenuto di saponina a de­gli eteri salicilici, aiuta nelle malattie polmonari e da raf­freddamento».

 

In fitoterapia della Primula officinalis si usano quindi fiori e radici; ai fiori, in infuso, si attribuiscono proprietà sedative e spasmolitiche, indicate in caso di stati ansiosi con agitazione e insonnia. Le radici si usano invece in decotti per risolvere affezioni catarrali, bronchiti, tosse e raffreddore.

 

Il regno delle fate

 

Terminiamo con una leggenda su questo fiore: nelle fiabe le Primule vantano un grande potere. Opportuna­mente usate, rendono visibile l’invisibile, e non solo, chi riesce a toccare in modo esatto, con un mazzetto di Primule (il numero dei fiori è segreto, va indovinato) una roccia dove abitino le Fate, vedrà aprirsi davanti lui la strada verso il loro Regno, verso la loro grazia e i loro doni. Certo, a chi invece usasse un numero sbagliato di Pri­mule, si aprirebbe la strada alla rovina.

 

Si dice infine che nu­trirsi di questi fiori dia la saggezza, è un’antica usan­za in Gran Bretagna e in Russia; da parte nostra, le Primule entrano a far par­te in primavera di insala­tine crude che prepariamo insieme ad altre specie di erbe e fiori. Che siamo di­ventati saggi nel frattem­po beh, siano gli altri a dirlo…

 

 

Davirita