Qualche anno fa si era sviluppata una specie di diatriba, in Italia, fra gli steineriani “ortodossi” e gli “scaligeriani” sull’importanza della disciplina del pensiero.
Steiner sembrava avesse dato solo un esercizio sul “controllo” del pensiero. Vero peraltro che l’intera Filosofia della Libertà è dedicata al pensiero.
Ma è chiaro che si intravedeva una specie di “differenza” fra gli esercizi di Steiner e il principale dato da Scaligero.
Niente di piú sbagliato.
Steiner incontrava le persone che egli accompagnava negli esercizi e insegnava il controllo del pensiero, sí, ma perché il pensiero doveva essere usato dall’uomo ed occorreva risalire alla forza che consente di pensare, esattamente come insegnava Scaligero!
Attenzione, qui è Steiner, nel ciclo Dai contenuti delle Lezioni esoteriche (conferenza tenuta a Lipsia il 30 dicembre 1913, Registrazione “B” – O.O. N° 266c) che parla a un discepolo: «Se una parte degli psicologi di oggi fosse corretta, l’esoterismo non sarebbe possibile. Gli studiosi dell’anima medievali lo esprimevano in modo netto e chiaro, molto piú netto e chiaro di quelli di oggi, perché il nostro è un tempo di concetti sfocati. Dicevano: tutta la vita dell’anima umana è intenzionale. Con questo intendevano dire che essa deve sempre avere un contenuto. Non si può “solo” pensare, bisogna pensare “qualcosa”. Allo stesso modo, non si può semplicemente sentire, volere, sperare, aspettarsi o immaginare senza concentrarsi su un contenuto specifico. Nell’esoterismo, invece, deve essere il contrario. Tutti i nostri esercizi hanno lo scopo di insegnarci a pensare senza pensare nulla. Quindi ciò che pratichiamo non è la cosa essenziale, ma solo la preparazione a cosa dobbiamo ottenere attraverso questo: pensare senza un oggetto. Qual è lo scopo del pensiero focalizzato? Lo scopo è quello di allontanarci dai pensieri esterni, materiali, che turbinano intorno a noi e di concentrare il nostro pensiero su un pensiero specifico. Gradualmente dovremmo arrivare ad astenerci dall’oggetto su cui ci stiamo concentrando in meditazione, a liberarci completamente da esso e a sviluppare solo i poteri necessari per pensare».
Sembra Scaligero, non è vero? E perché queste parole non sono state, a tutt’oggi, tradotte in italiano?
Ma Steiner, sempre nel ciclo Dai contenuti delle Lezioni esoteriche (conferenza tenuta a Monaco il 12 marzo 1913), chiarisce perché è cosí difficile liberare il pensiero: «Vediamo quindi quanto sia sbagliato dire: io penso. L’esoterista lo riconosce chiaramente anche quando fa meditazione. I pensieri lo assalgono e non riesce a liberarsene nonostante tutti i suoi sforzi. È molto triste perché le cose vanno cosí male, ma si rende conto che non è lui ad avere i pensieri, che sono molto piú forti di lui. Si rende anche conto che i sogni, spesso incomprensibili, gli arrivano dall’esterno. In realtà la maggior parte, circa due terzi, dei pensieri provengono da Lucifero. Egli pensa nell’uomo. La gente si fa un’idea sbagliata del pensiero.
Il valore del pensiero non sta in quanto si impara, si capisce e si conosce, ma in come si progredisce attraverso il pensiero, quali poteri si sviluppano attraverso di esso. Lo si può vedere negli studiosi, ad esempio, che hanno una grande conoscenza ma non sono piú avanti spiritualmente di quando erano studenti. Di queste persone si dice che si sono inaridite, e il chiaroveggente può effettivamente vedere come il corpo astrale si sia raggrinzito. Si dovrebbe dire: “Non sono io che penso, ma Lucifero che pensa in me”.
Se Lucifero non fosse intervenuto, gli uomini avrebbero avuto delle immagini dalla memoria quando desideravano qualcosa da svegli, e queste li avrebbero guidati, non le circostanze esterne. Quando l’uomo si rende conto che altri esseri pensano in lui, può dire: mi pensa. Questo può avere un buon effetto su di lui se lo combina con il giusto sentimento, cioè con la pietà».
Qui Steiner commenta la prima parte di un suo famoso esercizio di meditazione. Ma quanto dice è perentorio e fa paura a molti. È Lucifero l’autore dei pensieri “automatici” e qui – in ciascuno di noi, mentre pensiamo ordinariamente – gli dà man forte l’altro compare, Arimane.
Infine – si fa per dire – un accenno al vero pensiero da parte di Scaligero. Sia chiaro, avrei preferito evitare le citazioni, ma quello che intendevo sottolineare è cosí sconvolgente che ho preferito dare la parola direttamente a Steiner. Da qualche parte si è scritto che in questo tempo nulla dovrà essere tenuto nascosto. E sappiamo che l’opera di Scaligero è fondamentalmente stata quella di indicare le vie – pratiche – per la liberazione del pensiero, del sentimento e della volontà; egli era ben consapevole – e faceva render conto ai discepoli – che ogni moto sentimentale e volitivo è veicolato dal pensiero.
Ecco una straordinaria occasione per riflettere adeguatamente su chi siano gli autori dei nostri pensieri ordinari: «Nel pensiero che realmente pensa, vive l’essenza del mondo, di continuo elusa dalla sua proiezione dialettica: nella quale l’uomo ordinario crede che nasca il pensiero. Nel momento in cui egli conosce una verità, non s’avvede che essa sorge in lui come moto di pensiero: nel pensiero muove la forza da cui scaturisce quella verità. In realtà fluisce in lui un essere ideale obiettivo, una forza concreta, ma egli crede che la verità sia esteriore a lui, nella forma logica, nella dialettica, o nel fenomeno. Non avverte in sé la forza-pensiero, adialettica, che contiene quella verità e perciò compie il movimento che può farla sua. In realtà fa parte di uno svolgimento naturale, per l’uomo, il cominciare con l’apprendere come processo d’ordine esteriore, ciò che in realtà muove dalla sua essenza ed è l’essenza di quel che egli pensa, pur apparendo nella espressione o nella manifestazione esteriore» (Massimo Scaligero, Guarire col Pensiero).
Una riflessione finale, che è anche una esortazione: occorre cominciare a fare sul serio: l’epoca presente non ha bisogno di pannicelli caldi. Il bravo terapeuta sa che il tumore va aggredito prima che produca metastasi irreversibili.
Grifo