Declamazione, recitazione

Arte della parola

Declamazione, recitazione

ViolinoIl metodo elaborato da Marie Steiner von Sivers, sulla scorta delle indicazioni di Rudolf Steiner, per padroneggiare interamente lo strumento della parola, può essere caratterizzato dalla seguente immagine: la laringe è come un violino, il respiro è l’arco che ne fa vibrare le corde, e la mano che guida l’arco è l’“Io” cosciente dell’uomo.

Quando l’artista ha preso possesso del suo strumento, deve cominciare propriamente a suonare, ossia deve plasmare ogni singola parola, darle il suo giusto valore nel verso, e comporre artisticamente l’insieme del pezzo da eseguire. Qui entra in gioco lo stile, che costituisce la fisionomia particolare, quasi l’individualità d’un poema. E qui l’artista deve imparare a immergersi nel carattere particolare delle varie poesie per saperle rendere, preparandosi attraverso il contatto coi vari impulsi dinamici che educano la sua propria sensibilità. Sono gli stessi impulsi dai quali derivano quei meravigliosi e ormai classici movimenti che tanta parte ebbero nella formazione fisica e artistica degli antichi Greci: la corsa, il salto, la lotta, l’afferrare il disco e lo scagliarlo, e il colpire un segno con la lancia. Ben inteso qui si allude non agli esercizi stessi, ma alla forza d’impulso, al dinamismo che ne sta alla base. RecitazioneNei tempi in cui si aveva ancora un senso vivo dello stile, anche la prosa aveva un suo carattere artistico, ad esempio nella retorica e nell’eloquenza.

Con tutto ciò la dizione perfetta che, in certi casi, può riuscire anche a chi si eserciti solo mec­canicamente, e il senso per lo stile di una poesia, non sono tutto quanto occorre per una vera arte della parola. È indispensabile inoltre imparare a fare e a riconoscere bene la differenza fra ciò ch’è solo parola morta e una parola che sia vibrante di vitalità.

LanciaCome il suono di un violino si può dire “morto” se resta immobile, sordo, quasi attaccato allo strumento, cosí la parola non ha vita né risonanza, se aderisce alla laringe e vi rimane, in certo modo, schiacciata. Bisogna che con metodo si porti la parola a staccarsi dall’organo corporeo, a librarsi alata, invadendo l’aria e facendola vibrare in forme perfette di consonanti e vocali.

La laringe e gli altri organi vicini non devono essere se non la porta attraverso la quale la vita esce a prendere forma di suono. La vita è appunto quel che ha da sprigionarsi da una dizione veramente artistica, liberandosi da tutto ciò che di materiale tende a sopraffarla. La parola dovrebbe uscire come una lancia scagliata da mano sicura che, descrivendo una parabola perfetta, va a colpire nel segno; dovrebbe restare alata, trasparente, eterea senza aderenze alla gola, al petto, alla testa.

Qui, come altrove, il solo ingegno non basta, ma occorre che l’ingegno si educhi con un lungo tirocinio. Un tale serio e cosciente lavoro intorno all’arte della parola si compie da anni alla scuola fondata da Marie Steiner, al Goetheanum, sia per il rinnova­mento dell’arte drammatica come tale, sia per fornire all’euritmia quella recitazione viva, nel senso detto sopra, che sola può adeguatamente sostenerla.

 

Lidia Baratto Gentilli


Selezione da: Euritmia, Ed. Fratelli Bocca, Milano 1939.