I nuovi Archetipi

BioEtica

I nuovi Archetipi

Van Gogh «Mandorlo in fiore

Van Gogh «Mandorlo in fiore

Marzo: tutt’intorno a noi la vita rinasce, il verde e i colori brillanti della stagione che gli antichi chiamavano “primo verae”, l’inizio della Primavera, rinnovano il mondo della natura, e gli animali gioiscono di questa atmosfera. Nulla però è veramente come un anno prima: in verità la vita vegetale è tornata alla Terra per poi rinascere dai propri semi portatori di eredità genetica, e quindi ciò che possiamo contemplare nelle piante e nei fiori marzolini, che ci emozionano e ci mettono di buonumore, è la Vita nuova, figlia ed erede di quella di un anno fa. Gli archetipi delle piante, degli insetti, degli animali e anche degli uomini tramandano all’infinito le specie, e siamo portati a credere che da secoli e millenni sia sempre la stessa matrice ad esprimere forme di vita vegetale e animale.

In realtà, anche gli archetipi della vita cambiano, sono il frutto dell’incontro dell’eredità genetica e dei nostri stessi pensieri, della nostra evoluzione e involuzione interiore. La civiltà umana effonde potenti archetipi di Luce e di Tenebre, che con il creato, con l’organismo vivente che è la Madre Terra stessa, interagiscono in modo permanente e determinante. La responsabilità dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti e impulsi è dunque grande: i valori che la nostra cultura collettiva esprime, il nostro odiare o amare, costruire o distruggere, rendere piú bello e accogliente per tutti l’ambiente, o viceversa devastarlo e avvelenarlo, tutto ciò influenza in modo radicale la vita della natura, anche nei pochi luoghi dove la rapacità della nostra specie non ha ancora colpito, e arriva ad interagire con i fenomeni tellurici e climatici, perché anche gli archetipi della vita minerale sono collegati al grande organismo vivente.

Una sposa bambina

Una sposa bambina

Il Male ha infettato ogni aspetto della nostra vita sociale, dell’economia, della sedicente spiritualità stessa: in un mondo in cui la speranza ultima è riposta nel ritorno del vero sacerdozio femminile e nel segreto graalico del femminino sacro, la diabolica abilità del Maligno asurico nell’individuare sempre il maggior pericolo per il proprio dominio e attaccarlo senza pietà, rende le fanciulle e le donne il primo obiettivo da colpire.

Ed ecco che viene tollerato a livello globale, e tenuto spesso sotto silenzio, che in molti paesi, e non solo del cosiddetto Terzo Mondo, si continui a ricorrere a pratiche aberranti come l’infibulazione delle ragazze o l’alimentazione forzata per far sembrare piú in carne, e dunque appetibili, le spose bambine. Mentre dall’altro lato si assiste all’imposizione di modelli femminili sempre piú mascolini, aggressivi, rigettanti la maternità, la tenerezza, la dolcezza, tutte qualità che ogni donna riceve generosamente dagli archetipi donati dal patrimonio genetico e culturale delle proprie antenate, e che andrebbero trasmessi agli uomini, che ne hanno bisogno come non mai in questa epoca scellerata di stupro collettivo della Terra che ci dona la Vita.

In quest’ottica ha un profondo significato occulto anche la rivolta delle donne indiane che rivendicano il diritto di entrare nei templi anche durante la loro età fertile. Il sacerdozio femminile e la sacralità delle forze della fertilità sono giustamente temuti da chi è al servizio apparentemente degli dèi luminosi, ma in realtà di entità ben piú oscure, come del resto avviene anche nel cristianesimo ufficiale. La vera femminilità è un potere, e deve essere imprigionato, deviato, sporcato, affinché odio, corruzione e violenza abbiamo mano libera sulle anime umane (vedi “Fuori i fecondi” di Egidio Salimbeni in: www.larchetipo.com/2019/02/il-vostro-spazio/liriche-e-arti-figurative-42/.

Le bimbe trascinate dalle madri alle manifestazioni pro aborto, che calpestano bambolotti, agguerrite ed euforiche, subiscono un furto gravissimo, non solo per loro: è di questa forza virginale, di questa potenza creatrice e feconda, che tutti noi veniamo privati, e ad avvantaggiarsi di questo aureo carburante cosmico è sempre il mefistofelico Signore Oscuro: colui che si nutre di odio, morte violenta, atrocità verso uomini, bambini, animali.

E non è un caso il ritorno a un’alimentazione sempre piú ricercata, con ingredienti frutto di atroce e apparentemente inutile crudeltà come foie gras, aragosta, maialino da latte e agnellini. Programmi televisivi e internet ci mostrano schiavi moderni con l’aspetto di chef stellati, che con enorme partecipazione mediatica conducono altri aspiranti schiavi della lussuria alimentare dei privilegiati sulla via della perdita di empatia verso i nostri fratelli animali.

Brindisi al pasto del Re Sole a Versailles

Brindisi al pasto del Re Sole a Versailles

La civiltà occidentale stessa è in un certo senso rappresentata simbolicamente dal Re Sole, ultimo sovrano del vecchio continente ad avere avuto un potere vero, assoluto, e capace di divorare da solo in un giorno tanto cibo, quanto poteva mangiare in un anno uno dei suoi sudditi tra i piú fortunati, ossia quei pochi che al cibo accedevano regolarmente. Quella valanga di prelibatezze, quella montagna di carne putrefatta che i maghi della cucina travestivano da cibo degli dèi, per evitare la morte o pene terrificanti se avessero scontentato il viziato sovrano, veniva divorata per ore sotto lo sguardo adulatore e allo stesso tempo timoroso dei cortigiani; ben presto poi usciva dagli appartamenti reali sotto forma di secchi e secchi di nauseabondi escrementi, molto piú sinceri dei manicaretti ingannevoli, nel ricordare al re, definito “Dono di Dio”, la sua natura umana e mortale. Nel suo gabinetto, sulla “comoda”, il sovrano passava ore ed ore insieme a ministri e consiglieri, progettando campagne militari e inventando tasse fantasiose, ossia nuovi modi per finanziare le sue guerre e le sue abbuffate.

Questo è ciò che noi tutti siamo oggi: un Occidente opulento, minaccioso, vizioso, avido e autoreferenziale, un re decaduto ma armato e letale. E la civiltà dei consumi, è perfettamente corrispondente a questo cliché: un mostro vorace e senza coscienza che divora da solo ciò che è di tutti: terre, risorse, cibo, beni ambientali, futuro, e tutti i popoli sfruttati stanno a guardare, lacchè terrorizzati o incantati da uno splendore fasullo e diabolico. E se provano a ribellarsi, vengono annientati.

Il primo ReDi recente è uscito nelle sale cinematografiche un film molto suggestivo e anche ben realizzato, con l’aiuto di storici, linguisti e archeologi, seppur crudo e sanguinario: “Il primo Re”, ambientato nell’anno 753 a.C. Narra della nascita di Roma dalle ceneri del fratricidio, da parte di Romolo, del fratello Remo, il Re blasfemo, che aveva rinnegato gli dèi, calpestato il Fuoco Sacro e ucciso la vestale che lo custodiva. Il racconto prosegue affermando poi che dal sacrificio del proprio stesso sangue Romolo fondò un nuovo sacerdozio femminile, cui affidò il fuoco che era riuscito a far rinascere dalle ultime braci morenti di quello antico che Remo aveva tentato di distruggere.

Tutta la nostra civiltà attuale è una bestemmia contro gli dèi, inutili quindi saranno tutte le misure esteriori contro inquinamento e sconvolgimenti climatici e tellurici, con­tro epidemie e indebolimento delle nostre difese immunitarie, della salute di tutta la nostra specie; le leggi e gli studi che vengono prodotti da questo sistema, da chi è ai vertici della Legge, della Scienza, dell’Economia, sono sempre un frutto avvelenato. La malattia ambientale e sociale corrisponde a una malattia collettiva occulta, che necessita di una guarigione anch’essa a livello occulto.

«L’impulso del Christo ci insegnerà a discernere ciò che, venendo dallo Spirito, procura la salute. La guarigione dalla malattia sarà una guarigione spirituale, scaturirà dalla piú profonda interiorità della vita cristianizzata» afferma Rudolf Steiner in Economia Spirituale e Reincarnazione (O.O. N° 109).

La vera rivoluzione perciò è nella nostra interiorità ed ai giovani, ai bambini e alle bambine che solo possono salvare il Fuoco Sacro della vera civiltà, apparentemente sepolto sotto la cenere del materialismo ahrimanico, abbiamo il dovere di fornire le risorse e l’ambiente giusto per coltivare i talenti che serviranno per la nuova civiltà. Per creare nuovi archetipi di Vita, dal seme di ciò che è stato calpestato, offeso, e che però è vivo e può essere recuperato.

Le verità spirituali si manifestano spesso per via ispirativa inconsapevole: la canzone di Daniele Silvestri proposta a Sanremo di recente ne è un esempio: «Io che non mentivo / che ringraziavo ad ogni mio respiro / ad ogni bivio, ad ogni brivido della natura / io che ero argento vivo in questo mondo vampiro»… La Scuola è una prigione che spegne il Fuoco Sacro che i nostri figli hanno portato con sé dal mondo degli archetipi nascendo. Già Rudolf Steiner avvertiva, un secolo fa, di quanto sarebbe stato importante riformare il sistema educativo, pena il dilagare del materialismo in tutta la civiltà umana.

Ecco dunque la Via: i bambini e i giovani, e tutti noi ritornati bambini secondo le indicazioni evangeliche del Christo stesso, abbiamo il diritto, il sacro dovere, la necessità urgente, come una cura salvavita, di imparare dalla Natura, nostra madre e maestra, come amare, proteggere e trasmettere la vita. Camminare a piedi nudi sull’erba, imparare sotto gli alberi a rispettare ogni vivente come fratello, far germinare e poi germogliare nuovi archetipi che ci preparino alla futura Vita di Giove.

La Via retta è dunque innanzitutto umile, di servizio, di gratitudine per i doni della Madre Terra, della Iside Sophia, femminile custode di tutta la Sapienza che ci occorre per costruire la nuova civiltà.

 

Shanti Di Lieto Uchiyama