Anche questo libro, come quello che abbiamo presentato nello scorso numero, è pubblicato in inglese, quindi facilmente comprensibile per i nostri lettori. In esso l’Autrice, Mieke Mosmuller, indica una via che impedisce la caduta dell’intelletto e ne determina l’illuminazione, che avviene quando, evitando la sterile dialettica, si sperimenta la piena coscienza e la vera comprensione. Attraverso questa resurrezione del pensiero si arriva ad ottenere l’illuminazione dell’intera persona. Si tratta della Via spirituale piú adatta all’individuo occidentale.
Il testo è suddiviso in capitoli, dedicati, dopo il Prologo, alla Filosofia, alla Scienza, all’Amore e alla Contemplazione. Segue l’Epilogo.
Nel Prologo viene trattato lo sviluppo del pensiero, in particolare quello filosofico, che nel corso del XX secolo è diventato scientifico e sempre piú astratto, perdendo il proprio carattere specifico e servendo ormai solo di supporto alle altre scienze. Pur se possiamo considerare necessaria una certa astrazione nel pensiero per muoversi liberamente nell’àmbito della logica, vi è il pericolo, spingendosi oltre nell’astrazione, di perdersi in sequenze di concetti autoreferenziali che nulla colgono della realtà esteriore e interiore, creando solo aride connessioni che il pensatore-puparo muove arbitrariamente come marionette. Restare entro l’àmbito di un pensiero religioso preconfezionato non è piú accettabile per lo sviluppo di una sana cultura, come ben ci dicono le sagge parole di Goethe: «Chi ha Scienza ed Arte in sé, ha in sé la Religione». Lo Spirito si rivela attraverso la vera Scienza, la vera Arte, e non può essere ristretto nei limiti del dogma. Negli ultimi secoli abbiamo visto una sempre piú totale scissione tra la Filosofia e la Religione. L’originale ideale filosofico conteneva in sé un profondo ideale religioso. Oggi noi dobbiamo comprendere che per riconquistare la vera fede in Dio, dobbiamo prima avere fede nel valore del pensiero. Per questo il libro può essere considerato un’opera religiosa, perché vuole dimostrare che l’essere umano è inserito e agisce in una realtà di cui deve divenire consapevole, attuando cosí un ricongiungimento con la base stessa della vita, che è spirituale, quindi religiosa.
Trattando la Filosofia e la Meraviglia, l’Autrice riporta i versi di Goethe (in Parabase): «Lieta, or son molt’anni, / impegnata era la mente / a scoprire come vive / la natura nel creare. / Ed è sempre l’Uno eterno/ che in piú forme si disvela, / parvo il grande, grande il parvo, / tutti al modo loro proprio. / Sempre vario, sempre quello, / presso e lungi, lungi e presso, / cosí forma Egli e trasforma… / Per stupirne io sono qui!». In questo scritto poetico Goethe evidenzia il metodo di ricerca scientifico naturale: lo stupore dinanzi alla natura. Ma anche il pensatore deve prendere le mosse dalla meraviglia. Dobbiamo essere capaci di indagare partendo dallo stupore. Chi sperimenta la vita come un mistero da sondare, può essere considerato un filosofo. Per tentare di risolvere un enigma, è necessaria la meraviglia. I due nemici della meraviglia sono il timore di ciò che non si conosce e l’autocompiacimento di sapere già ciò che si conosce. La filosofia non è un gioco di scacchi in cui al principio tutti i concetti sono già in un certo ordine e in cui la prima mossa determina in qualche modo l’intero gioco. La filosofia non ha posizioni fisse per i concetti che possano servire come punto d’inizio.
Se metto da parte tutte le mie opinioni, preferenze e conoscenze, se osservo solo l’enigma di dove cominciare nel pormi domande, allora si palesa ciò che sta ancora prima della domanda, cioè: qual è la domanda iniziale che scaturisce dalla meraviglia? Il domandare, l’arte del porre la domanda – che ci ricorda la famosa domanda di Parsifal nel castello del Graal – deriva dall’osservazione, dall’attenta percezione di ciò che ci circonda. L’essere umano ha un sapere molto limitato, e questo crea in lui una insoddisfazione che può essere lenita solo dall’acquisizione di una conoscenza che non sia teorica e superficiale, ma frutto di una vera esperienza personale.
Mieke Mosmuller passa poi a esaminare il beneficio del dubbio, quello che nell’esercizio dell’assenza di giudizio, o spregiudicatezza, raccomandato da Rudolf Steiner, ci fa dubitare delle certezze del pensiero comune e ci apre a possibilità diverse, originali, incomparabili. Le sagge parole che risuonano dall’antichità; “Oh uomo, conosci te stesso” vengono commentate da Goethe asserendo che la conoscenza non è solo una maniera di penetrare il mondo esterno con i concetti, ma occorre capire per prima cosa come relazionarsi con se stessi, e per seconda cosa come relazionarsi con il mondo esterno.
Una parte basilare del libro è dedicata alla Filosofia e ai corretti processi cognitivi che devono essere dettati da un sano pensiero. Dopo aver esaminato tre tipi di Filosofia, molto diversi tra loro – quella di Hegel, quella di Heidegger e quella di Krishnamurti – l’Autrice passa a esaminare l’aspetto filosofico di Rudolf Steiner. Qui, avverte, occorre fare nuovamente appello alla capacità di spregiudicatezza, perché questo grande e controverso pensatore non ha trovato posto nella tradizione accademica della Filosofia. Per chi non ha familiarità con l’opera di Steiner, può essere difficile mantenere un’attitudine scevra di giudizio. L’Antroposofia è considerata dai pensatori cattedratici una filosofia fideistica, una dottrina dogmatica, un’eresia settaria. Eppure, volendo giudicare se il pensiero della Scienza dello Spirito steineriana è positivo o negativo, il vero filosofo deve porsi di fronte a una tale complessa costruzione di pensiero del tutto immune da pregiudizi, altrimenti non è un filosofo! Nella Filosofia della Libertà è scritto: «La particolare natura del pensiero consiste nel fatto che il pensatore dimentica il suo pensare proprio mentre lo sta esercitando. Non è il pensare che occupa la sua attenzione, ma egli osserva piuttosto l’oggetto del pensiero». Il pensare volitivo di Steiner, scrive la Mosmuller, è difficile per i pensatori attuali, indeboliti dalla passività esercitata con i film, i programmi televisivi, i giochi al computer ecc. Mai abbiamo avuto nel tempo un pensiero tanto influenzato e sottomesso. D’altro canto, abbiamo ottenuto “la licenza di pensare qualunque cosa vogliamo”, ovvero mai come adesso c’è stata l’assenza di quei limiti che erano imposti dalla fede e dalla tradizione. Questo però ci rende piú liberi solo in apparenza. Per trovare un’attitudine della mente che arrivi ad ottenere il superamento del pensiero riflesso e la resurrezione della forza pensante, è necessario l’esercizio della concentrazione, che ci restituisce l’equilibrio interiore insieme alla capacità di partecipare alla vita concreta, mantenendo il processo del pensiero cosciente.
Il capitolo della Scienza esamina i discutibili risultati che emergono dall’astrattezza del pensiero con cui si opera, applicando ad ogni cosa il pensiero matematico. Ma questo pensiero è giusto solo se si muove all’interno della categoria della quantità o dello spazio. Goethe ci fa comprendere invece come, ad esempio, nello studio dei fenomeni elementari, il colore appartenga piuttosto all’elemento dell’arte. Viene esaminato poi approfonditamente la Meditazione, osservando che questa disciplina è in grado di sviluppare non solo una ricchezza interiore nei riguardi del Mondo spirituale, ma anche capacità umane in campo artistico, medico, scientifico ecc. Dalla Meditazione si passa alla Percezione, riportando in proposito alcuni stralci tratti dal libro di Steiner Gli enigmi della Filosofia (O.O. N° 18), considerando in particolare la forma e la sostanza del percepito.
Il capitolo dell’Amore vede i multiformi aspetti di questa poderosa forza, di questo inesauribile potere dello Spirito, che a volte però si manifesta in forme di egoismo e di desiderio di possesso che contraddicono la sua nobile natura. L’amore basato sul sangue, sul senso di appartenenza a un nucleo familiare, a una nazione, a una stirpe è solo un legame e non un libero dono di sé all’altro. Anche una relazione sessuale basata sul desiderio può essere scambiata per Amore, ma essendo originata dalla sola attrazione, con il tempo può solo spegnersi, perché non è l’altro che si sperimenta, ma solo se stessi. Tra le forme piú nobili di questo sentimento c’è l’Amore per la natura, per la bellezza, per l’arte, per il Divino. E a proposito di questo Amore per la Divinità, viene riportata una poesia di Goethe dal titolo “Il Divino”, in cui è detto che non bisogna cercare altrove ma in noi stessi il Divino, là dove possiamo superare la nostra natura inferiore e divenire simili a Dio. Ciò che in questa poesia Goethe esprime in forma artistica, Tommaso d’Aquino lo esprime in forma di pensiero logico nel suo Commento al Vangelo di Giovanni.
Segue il capitolo dedicato alla Contemplazione, in cui si parla di pensiero astratto e del pensiero vivente. E qui l’Autrice spiega che per ottenere il pensiero in una forma vivente, occorre nel silenzio, nella devozione e con piena volontà, attivare il pensiero puro che, solo, può pensare realmente il mondo. Questo pensiero diviene cosí uno strumento di purificazione degli istinti. Non si tratta di fuggire dalla vita pratica, ma di vivere in essa avendo acquisito una profonda saggezza. Torniamo quindi agli esercizi che Rudolf Steiner consiglia per lo sviluppo dell’interiorità. L’acquisizione di alcune certezze non ci esime dall’avere dubbi sulle scelte che continuamente ci si pongono davanti. Ma il potere della volontà è un ponte su quell’abisso che in tante occasioni di vita ci si para davanti. La forza del pensiero, attivato dalla volontà, ci farà superare dubbi e incertezze. Lo sviluppo del pensiero non deve essere a detrimento del sentire. Il sentire è una forza trainante che deve essere dominata, perché può trascinarci dove non vogliamo andare, ma se ad essa uniamo la forza del pensare e della volontà, arriviamo al pieno risveglio della coscienza e al potere di agire secondo il giusto indirizzo da dare alla nostra vita. Sperimentare la forza del pensiero come attività interiore ci rende coscienti del sentire come una qualità positiva che possiamo chiamare “beatitudine”.
Al termine della trattazione vi è un Epilogo che contiene stralci tratti da grandi mistici e pensatori, come Meister Eckhart e Novalis. Sperimentare questo potere in noi è espresso, in linguaggio mistico, da Angelo Silesio, nel Viandante Cherubico, con queste parole: «Devo divenire Maria, e far nascere da me Dio, cosí che Egli possa benedirmi eternamente». Di Rudolf Steiner è riportato un pensiero tratto dagli Enigmi dell’essere umano (O.O. N° 20): «Chi sperimenta se stesso nell’essere che pensa in lui, in modo da elevarsi dal semplice pensiero all’esperienza spirituale, ottiene da una tale esperienza un puro potere spirituale interiore di immaginazione».
Gemma Rosaria Arlana
Mieke Mosmuller, Seek the Light that rises in the West – Cerca la Luce che sorge all’Ovest
Occident Publishers – Baarle Nassau, Paesi Bassi
E-mail: info@occident-verlag.de – Sito internet: www.occident-verlag.de – Pagine 243 – € 29,90
Link: www.occident.nl/us/books/spiritual-science/seek-the-light-that-rises-in-the-west-9789075240276