Sul ciglio del burrone, portentoso
anemocoro del soffione al vento
lieve di giugno, semina il tarassaco
la discendenza per futuri incanti.
E tu spargi, mio cuore, le parole
da pensieri dettate, palpitanti
germi di vita, melodiosa luce.
L’achenio cede spore, le diffonde
zolla per zolla, penetrano il corpo
geloso della Terra, poi si librano
nell’aria, sollevate dal presagio
dell’imminente estate. E tu volteggi,
iridato aquilone, ti abbandoni
al vuoto senza termine e principio,
vasta corrente di un eterno fiume,
tempo indiviso che non ha stagioni,
se non quelle vissute sillabando
il portento di un fiore che si spiuma.
Fulvio Di Lieto