Novalis e Goethe ci hanno mostrato in potenza che quanto si esprime come dynamis creativa dell’arte, può contemporaneamente animare un pensare preciso e organico rivolto alla interpretazione dei fenomeni. Il pensiero scientifico, sperimentato sino alla sua scaturigine (superando quindi la riflessità che lo limita nell’assunzione dell’apparire), può realizzare in sé la stessa dimensione universale presente in ogni manifestazione artistica autentica.
Soprattutto Goethe ci ha rivelato, con risultati scientifici concreti e con la sua grandiosa opera poetica, che l’attività pensante contiene tanta forza creatrice da animare l’arte e che l’esperienza artistica, intessuta nel moto della coscienza, vivifica la scienza impedendole di isterilirsi nella speculazione deduttiva e nell’analisi quantitativa. La percezione diretta dell’essenza vivente della pianta primordiale e la scoperta dell’osso intermascellare dovrebbero suggerire, all’indagatore contemporaneo, in quale direzione debba essere attuato il difficile cammino della conoscenza.
Tutto il pensiero scientifico goethiano, dalla morfologia delle piante e degli animali alla teoria dei colori, è espressione della volontà di conquistare una esperienza superiore di conoscenza che dalla osservazione esteriore pervenga alla scoperta dell’essenza stessa dei fenomeni, escludendo ogni presupposto astratto o metafisico posto aprioristicamente dal di fuori. Afferma Goethe: «Punto fondamentale che sembra perdersi di vista, nell’impiego esclusivo dell’analisi, è che ogni analisi presuppone una sintesi». E piú avanti: «Uno dei piú grandi pericoli che minacciano l’analista sta dunque nell’applicare il suo metodo là dove non esiste come base una sintesi. Tutta la sua opera diventa allora una fatica delle Danaidi. Giacché l’analitico, in fondo, si arrabatta per giungere infine nuovamente a una sintesi; ma se a base dell’oggetto studiato non ve n’è alcuna, invero egli si sforzerà di scoprirla, e piú il numero delle sue osservazioni crescerà, piú esse lo intralceranno» (J.W. Goethe, Scritti scientifici, Opera Omnia Vol. V – Ed. Sansoni 1961).
Purtroppo l’esigenza di scoprire il potere di sintesi dcl pensiero è stata dcl tutto ignorata dalla scienza moderna. Giustamente è stata cercata, nella osservazione, la oggettivazione dci fenomeni, ma è mancata completamente l’oggettivazione del pensare. Si è dato un significato all’osservazione mediante il pensiero, si è usato, si usa il pensiero ma se ne ignorano i reali fondamenti gettando dubbi sulla sua validità gnoseologica. Molti hanno preferito considerare l’attività pensante o come secrezione dcl cervello o come mera rappresentazione dettata da eventi psichici o meccanici, senza rendersi conto che anche queste interpretazioni erano pur sempre postulati svolti dal pensiero. Si è giunti in tal modo a soggettivare lo strumento con il quale si pretende di interpretare la indubbia oggettività del mondo esterno.
L’ascesa dal fenomeno empirico al fenomeno puro, quale risultato finale di tutte le esperienze e di tutti gli esperimenti, può condurre l’uomo a scoprire l’ignoto che si cela dietro a ogni manifestazione esteriore. È questo il contributo di Goethe allo sviluppo di una autentica conoscenza. Egli ha intuito che l’uomo può realizzare l’essenza della sua personalità mediante l’esperienza del pensare puro e che la ricerca scientifica e la stessa attività artistica sono solo tappe verso la conquista interiore di una superiore realtà.
In tal modo Goethe ha dato un prezioso aiuto (purtroppo ignorato) alla soluzione della questione sociale. Piú precisamente nella Fiaba allude, anche se simbolicamente, a un ordinamento tripartito nelle figure dei re d’oro, d’argento e di bronzo.
Figure come Novalis, Goethe, Mazzini, Garibaldi rappresentano, anche se su piani e in circostanze storiche diverse, un potente aiuto per la realizzazione dell’uomo autentico. L’esempio di forze morali, di altruismo, di conoscenza che ci hanno donato avrà valore se sarà realizzato come evoluzione interiore da ciascuno di noi.
Argo Villella
Selezione da: A. Villella Una via sociale Società Editrice Il Falco, Milano 1978.