Il fiore e il magma

Poesia

Il fiore e il magma

Vesuvio

Sognando neve, la magnolia sboccia,

turibolo di umori primigeni,

stemperando le anomale calure

di un’anomala estate. Freschi petali

per la mente che memora il velluto

di bianche mani, tenere, sapienti.

La natura ha il segreto per lenire

l’arsura con acerbi sortilegi.

Ma il vulcano non sa né può dissolvere

l’afrore della pietra incandescente

rappresa in duri cordoli nerastri.

Il suo destino è monito per l’uomo.

A bocca spalancata il monte chiede

al cielo sovrastante la calura,

affinché scenda nel suo ventre l’algida

frescura delle nuvole, a sollievo

dell’inesausto ardore di cui ferve

il magma in sonno torpido ma pronto

a liquefarsi e minacciare il mondo.

Si consumano occulti sacrifici:

le ginestre rinate dalla cenere,

ritornano combuste nell’inferno

di una vita vissuta giusto il tempo

che va da una rovina all’altra. Come

la lava fatta pomice, leggera,

pare voglia risorgere e prillare

nel vento, finché il soffio la precipiti

nell’abbraccio del mare, però cade

tra rovi e cespi d’agave, diventa

sabbia senza clessidra. Cosí, vana

è la sorte dell’uomo: male e bene,

incapace di scegliere tra il fuoco

del sangue e la dolcezza dell’amore,

tra il furore e la pace che consola.

Finché non scenda nel suo cuore in fiamme

l’eterica radianza del pensiero:

tra fiore e magma, al vento del silenzio,

la Parola non detta che sublima.

 

Fulvio Di Lieto