La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaVorrei sapere a cosa allude la scena dell’assedio e del crollo delle mura di Gerico. Il mio pensiero è che in quel luogo si osservasse un’Iniziazione antica che dovette esser superata. L’immagine catastrofica dell’eccidio operato dagli Israeliti (con il loro rituale attorno alle mura della città) mi è di difficile comprensione.

 

O. N.

 

Tutto il rituale dei giri intorno alle mura di Gerico con l’Arca santa riguarda un atto di fede nella divinità, che è disposta a perdonare i peccatori della città di Gerico se c’è un pentimento e un ravvedimento. L’atto che la divinità si aspetta è l’apertura delle porte per far entrare l’Arca e gli Israeliti. Ma questi sono dei nemici per la città di Gerico, quindi non c’è una disposizione al­l’accoglienza. Piú che un rituale di Iniziazione, appare un rituale di completa adesione all’imposi­zione del dio, che come sappiamo era “geloso” e pretendeva un’assoluta obbedienza. Una volta soddisfatto ciò che era stato comandato, la potenza di tuono dell’“Altissimo”, al suono delle trombe dei sacerdoti, fa crollare le mura di Gerico. Punizione per i reprobi e completa soddisfazione per il gregge di fedeli esecutori. Non è quello che oggi si attende il Divino da noi. Nei tempi attuali, e dopo il Mistero del Golgotha, stiamo percorrendo, con tanta difficoltà ma anche con speditezza, un cammino di libertà, e non ci è richiesta l’obbedienza ma la scelta del bene e il riconoscimento del valore dell’altro per nostra volontà. Quindi niente sopraffazione, niente suono di trombe vittoriose ma piuttosto di campane che suonano a gloria.

Da un lettore abbiamo ricevuto una considerazione, proprio in merito a Gerico e al Giordano, che secondo noi merita di essere riportata: «Gerico è nei pressi del Mar Morto, quello che i Greci chiamavano Mare d’Asfaltide, per le letali sostanze bituminose che vi abbondavano. Gerico è 260 metri sotto il livello del mare, e il clima non deve essere dei migliori, specialmente in estate. Gerusalemme, la Città Santa, invece, si trova a 760 metri sopra il livello del mare, ed era sede del Tempio di Salomone. Per cui andare da Gerico a Gerusalemme – come fece varie volte il Signore – significa andare verso le altezze, verso una superiore spiritualità. Nell’Antico Testamento, gli Ebrei, guidati da Giosuè, entrarono in Terra Santa passando il confine a Gerico, che dovettero conquistare e abbattere. Per arrivare a Gerico, gli Ebrei dovettero passare il Giordano. Questo è un fiume che parte da Settentrione, dalla Galilea, e finisce nel Mar Morto. Nel Nuovo Testamento, l’attività del Battista prima, e del Christo poi, si svolge quasi tutta lungo il Giordano, nelle città che vi sono vicine, sul lago di Tiberiade formato dalle acque del Giordano. A Gerusalemme il Signore si scontra ripetutamente coi rappresentanti della spiritualità dell’Antico Testamento: Sadducei, Scribi e Farisei. A Gerusalemme Egli viene condannato e ucciso. Ma dopo la Resurrezione, il Signore fa comunicare ai Discepoli, che Egli li precede in Galilea, e comanda loro di andare laggiú. Nell’ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni, quello della “pesca miracolosa”, il Signore è in Galilea sulle rive del lago formato dalle acque del Giordano. Ora le “acque” del Mar Morto, nei pressi di Gerico, sono letali, e non possono dissetare. Mentre il Signore dice ch’Egli è l’“acqua viva” che veramente disseta. La funzione spirituale dell’Antico Testamento è esaurita, e la spiritualità proveniente dal basso, dalla corporeità, dal sangue, nulla piú può dare all’uomo. E questo è l’errore di coloro che si dànno allo yoga fisico, a quello tantrico e a simili discipline corporee, cercando di svegliare in basso la kundalini. Noi dobbiamo cercare lo Spirito in alto, perché, come diceva Massimo Scaligero: «chi parte in basso, in basso resta». Quindi non “in basso”, nelle acque letali del Mar Morto, bensí “in alto”, alle sorgenti del Giordano, possiamo trovare – “nel cuore” – l’accensione della kundalini, e quella “acqua viva” che il Christo dice che scaturirà dal petto di chi lo seguirà. Il mondo antico è la “Legge”, portata da Mosè, ma essa non aiuta piú: è un’acqua morta, come quella del Mar Morto vicino a Gerico. Mentre il Christo ha portato la Grazia e la Libertà: le acque vive del Giordano, che vivificano e dissetano. I testi gnostici, e molti testi alchemici, parlano del “risalire il Giordano”. Risalendo il Giordano si giunge in Galilea: il paese nel quale erano stati rotti i legami di sangue: oltre l’Antico Patto. Oltre l’antica Iniziazione».

 




letterinaQuando ci preoccupiamo perché pensiamo di avere una stasi o un regresso spirituale, si tratta di una cosa effettiva di cui ci rendiamo conto, o si tratta di una nostra preoccupazione in relazione alla vita quotidiana che si svolge intorno a noi, nella quale siamo coinvolti, e a cui reagiamo in maniera poco consona (a volte con violenza) per un seguace della Scienza dello Spirito?

 

Fausto R.

 

Questa è una risposta che ognuno deve dare a se stesso, vedendosi agire nel quotidiano, in quanto deve essere capace di separare le ripercussioni della vita esteriore da quello che è il rapporto del­l’Io con le forze interiori che vengono sviluppate attraverso la disciplina spirituale. Una tale separazione deve essere fatta, perché è il problema del rapporto vero dell’Io con le cose, con gli eventi e con il mondo. C’è una serie di fatti quotidiani che ha una determinata forma, anche molto precisa, a cui è abituale un certo tipo di reazione. Noi dobbiamo esercitare un controllo su queste reazioni spontanee, che vengono considerate normali da chi non si pone il problema dello sviluppo interiore – come un’esagerata disperazione, atti violenti, imprecazioni, maledizioni, persino bestemmie – ma non per un discepolo della Scienza dello Spirito. Il rapporto dell’Io non è con la forma ma con il contenuto obiettivo delle cose, degli eventi, e noi non dobbiamo obbligare l’Io a un rapporto non vero. Tale rapporto agisce soprattutto attraverso il sentire, in quanto esso aderisce alle forme, alle rappresentazioni, facendosi a volte coinvolgere eccessivamente, persino travolgere. Gli esercizi  eseguiti con regolarità valgono a rinforzarci e a mitigare le reazioni istintive. Quando si presenta l’occasione, non dobbiamo abbandonarci a debolezze e sconforti, né dobbiamo lasciarci trasportare da reazioni aggressive. Dobbiamo aspirare a un tipo di comportamento, nel quotidiano, che sia di esempio a chi è vicino a noi. L’esperienza spirituale deve essere presente in ogni atto della nostra vita, e non può essere contraddetta dallo stile quotidiano, ossia dalla ragione pratica, la quale si esplica soprattutto con il sentire, con le rappresentazioni alle quali reagiamo. In chi segue la Scienza dello Spirito orientata antroposoficamente, certe situazioni irregolari della psiche sono molto piú irregolari che in altri esseri, perché avendo sviluppato in sé le forze dell’Io, egli ha bisogno di avere il vero rapporto con il contenuto e non con ciò che è la forma, la rappresentazione abituale cui è legato il sentire: questo, sentendo in una maniera irreale, arriva al sistema neuro-psichico, provocando reazioni non in linea con lo sviluppo interiore che abbiamo con fatica raggiunto. Se ci rendiamo conto di avere un momento di stasi o di regresso spirituale, dobbiamo semplicemente intensificare il lavoro interiore, e ci accorgeremo che la maya non ci catturerà piú in maniera totalizzante.

 




letterinaMi trovo ad affrontare delle prove e a prendere delle decisioni importanti. Vorrei sapere come fare, in questo caso, per armonizzare il pensare, il sentire e il volere. Ognuna di queste parti di me, mi spinge verso una decisione diversa. Credevo che l’antroposofia mi aiutasse, ma ho capito che non mi serve a molto nella vita di tutti i giorni.

 

Orietta L.

 

Noi partiamo da un entusiasmo iniziale per la Scienza dello Spirito, e crediamo che riusciremo a risolvere tutti gli ostacoli con la conoscenza di “segreti” che questa scienza ci potrà indicare. Quando però si presentano le prime difficoltà, ci rendiamo conto che quell’entusiasmo ce lo dobbiamo ogni volta ricostruire. È necessario sviluppare in noi sentimenti di devozione, altrimenti ricadiamo in antiche abitudini che ci fanno reagire agli eventi in maniera egoistica, o troppo soggettiva, persino dannosa per noi stessi. Per prendere una decisione che sia in regola con tutto il nostro essere, dobbiamo capire quale rapporto ha l’Io con l’esperienza quotidiana. Il nostro compito è sviluppare delle forze di pensiero che ci permettano di controllare gli eccessi di invasione di una delle tre forze sull’altra. Solo con l’equilibrio di queste tre forze, perseguito attraverso gli esercizi interiori praticati con costanza, la decisione sarà facilmente presa in armonia e saggezza.