Calvineide

Costume

Calvineide

Nei fervori e furori riformisti

della disinibita e lillera Ginevra,

un bel giorno Calvino fece chiudere

i teatri, le bische, le osterie,

i luoghi di ritrovo e di allegria.

Forse salvò la fede, ma depresse

la città sul Lemano, e da lí tutta

la Svizzera e l’Europa, stabilendo

che la morale è fatta di astinenze,

di cilici, silenzi e penitenze,

che la Divinità premia chi sfanga

dalla miseria e dalla nullità

non per grazia divina ma per tempra

da lottatore e ingegno personale,

e che il debole annaspa nel ludibrio

alla mercé del forte e del premiato

dal favor dei che ne farà un vincente.

Tutto questo portò l’ansia del vivere,

e con l’aumento dell’ipocondria

l’istituzione della “Compagnia”.

Ma quello, dice, fu soltanto un caso

raro, un eccesso della storia umana.

Mica vero, se oggi i responsabili

impegnati a bloccare la minaccia

del virus che colpisce il mondo intero,

non trovano di meglio che imitare

Calvino e la chiusura dei locali

di svago, in cui la gente si ritrova

per scambiarsi coraggio e simpatia.

Tanta severità ben venga, dicono,

se può salvarci dalla malattia.

Ma non è zelo di moralità

per debellare il morbo e conquistare

all’uomo sicurezza e sanità.

Altro è lo scopo, e il fine è ben diverso

di tanta austerità legislativa.

Come Calvino, sanno che, depresso

da leggi all’apparenza generose,

l’uomo è un soggetto da addomesticare,

per portarlo alla fine a un solo punto:

quello di farsi schiavo e connivente

di un progetto globale di dominio

delle anime piú che del possesso

delle risorse vive del pianeta.

A tali calvinisti di ventura,

il poeta, che è vate, dice questo:

voi che tramate a possedere il mondo

non per amore ma per tornaconto,

attenti a non vessare l’animale

che può virare in essere bestiale.

E allora il bel giocattolo diventa

una giungla feroce in cui perisce

l’uomo d’amore e prospera il ferino.

Che sarà allora questa civiltà?

Macerie su macerie, iniquità:

tra i ruderi serpenti velenosi,

nella palude infetta il predatore.

E voi sarete finalmente re

di questa inabitabile Lemuria.

Sarà la monarchia della penuria!

 

Il cronista