Il cristianesimo quale fatto mistico

Spiritualità
Il cristianesimo quale fatto mistico

Il Mito antico quale preparazione al mistero del Golgota

Il Vangelo di Marco R. Steiner

 

Il platonismo andrebbe esso stesso compreso in base alla luce che scaturisce dai Misteri. La dottrina platonica era infatti considerata misteriosa, nel senso in cui lo è una saggezza misterica, e la settima delle lettere platoniche lo testimonia.

 

Al centro dei dialoghi di Platone vi è la personalità di Socrate. Questa parte de Il Cristianesimo quale fatto mistico andrebbe accompagnata alla lettura della IV Conferenza de Il Vangelo di Marco di Rudolf Steiner (O.O. 139), da cui emerge l’impulso di spiritualizzazione dell’anima razionale e la sua primeva trasformazione in anima cosciente operata dal metodo socratico.

 

Socrate, ben diversamente da quanto l’Illuminismo occidentale e lo scientismo vorranno sostenere, non è un razionalista. Per scientismo si intenda l’Ideocrazia totalitaria e “progressistica” della Scienza che si è fatta organizzazione sociale mondiale con la strategia della “mutazione antropologica”, che significa in concreto la radicale scissione del­l’Intelletto conforme a questa Epoca di Civiltà da Cristo-Michele. Ciò marcia con la propaganda del progresso, della rivoluzione o dell’evoluzione mentre nei fatti si potrebbe realizzare il piú grande regresso nella storia culturale e spirituale dell’umanità. Tornando a Socrate ci appare, nei dialoghi platonici, come un uomo consacrato dalla morte subita per la verità. Egli è morto come può morire solo un Iniziato, per il quale la morte è in sostanza uno dei momenti della vita.

Charles Alphonse Dufresnoy «Morte di Socrate»

Charles Alphonse Dufresnoy «Morte di Socrate»

 

Nel dialogo sull’immortalità dell’anima, Fedone cosí si esprime: «Ero davvero in una condizione stranissima. Non provavo affatto la pietà che di solito si prova, assistendo alla morte di un amico tanto caro. Nel suo comportamento e nelle sue parole traspariva tanta beatitudine, e morí con tanta fermezza e nobiltà, che mi sentivo sicuro che neppure agli inferi egli scendesse senza una missione divina, e che si sarebbe sentito bene anche lí, piú che qualsiasi altro uomo. Perciò non fui colto da commozione, come sarebbe stato naturale in una circostanza tanto triste, e neppure sentivo la letizia che di solito provo quando si svolgono discorsi di carattere filosofico. Mi trovavo invece in una condizione straordinaria e in una insolita mescolanza di piacere e tristezza al pensiero che quell’uomo stava per morire».

 

Secondo il pensiero di Socrate, non a caso: «quelli che coltivano la filosofia nel modo giusto non possono aspirare (sebbene gli altri non se ne accorgano) che a morire». Tra tutti gli altri dialoghi, è il Timeo a rivelarci la sostanza iniziatica e misteriosofica della concezione platonica. Fin dall’inizio si parla della sacralità cosmica del processo iniziatico.

 

Secondo il Timeo, il Padre sovra-divino ha creato gli universi con il corpo del mondo e con l’anima del mondo, mescolando armonicamente, in proporzioni perfette, gli elementi scaturiti quando, effondendosi in un’altra dimensione inferiore, Egli rinunciò a una propria esistenza  separata. Ebbe cosí origine il corpo del mondo, e su di esso è distesa, in forma di croce, l’anima del mondo, che è il divino nel mondo.

 

Platone può cosí chiamare la Natura la tomba del divino. Non si tratta però di una tomba in cui giaccia un morto, bensí di un quid eterno per il quale la morte offre soltanto l’occa­sione di affermare l’eternità e l’onnipotenza della vita. Vede perciò la morte nella giusta luce chi si accosta a essa per liberare l’anima crocifissa del mondo. Essa deve perciò risorgere dalla morte, ma dove può risorgere? Solamente nell’anima dell’Iniziato. In tal modo la saggezza mistica trova il suo giusto rapporto con il cosmo. La conoscenza è resurrezione, redenzione del sacro divino nell’umano immanente. Negli altri esseri, Dio è presente in modo occulto, nell’uomo invece in modo manifesto.

 

Leggiamo alla fine del Timeo: «E ora vorremmo anche affermare che le nostre considerazioni sull’universo hanno raggiunto la loro meta. Infatti, dopo essere stato dotato e riempito nel modo descritto di esseri mortali e immortali, esso stesso è divenuto un essere visibile di questo genere, che abbraccia tutto il visibile, una immagine del creatore, un dio percepibile attraverso i sensi. È divenuto il mondo piú grande e il migliore, il piú bello e perfetto che potesse esistere, questo mondo unico e unigenito».

 

Rudolf Steiner sintetizza nei due capitoli centrali: “La Sapienza dei Misteri e il mito” e “La Sapienza dei Misteri egizi”, la visione del mondo per cui mito e realtà finiscono per identificarsi grazie all’Impulso eterno del Cristo. La vita di Gesú ha infatti un contenuto mistico maggiore di quello di altri fondatori di religione. I fatti piú significativi e misterici nella vita di Gesú, a differenza di tutti gli altri fondatori di religione, avvengono dopo la Trasfigurazione.

 

Raffaello «La Trasfigurazione»

Raffaello «La Trasfigurazione»

La Trasfigurazione, festeggiata il giorno 6 agosto dalle varie tradizioni cristiane, è narrata nei tre vangeli sinottici (Marco 9:2-8, Matteo 17: 1-8, Luca 9: 28-36). Quando si trova di fronte alla morte terrena, a differenza del Buddha, Gesú ascende a un’altezza che trova il grado solare piú elevato dell’Iniziazione. Gesú subisce la passione e la morte; si estingue il terrestre, ma non sparisce la sostanza eterica del Cristo, che si rivela anzi mediante la Risurrezione alla sua comunità. Il Cristo poté infatti essere visibile anche dopo il Golgota. In Gesú perciò il Logos ha assunto realtà personale storicizzata e la Parola è divenuta carne. Durante la permanenza del Logos nel corpo di Gesú, con la passione e la morte L’Iniziazione si presentò sul pia no della storia, mentre prima di allora era sempre sottratta agli occhi degli uomini, svolgendosi nel profondo dei Misteri. Con il “Mistero del Golgota” si è dunque effuso sulla comunità cristiana ciò che prima si effondeva sugli adepti dei templi dei Misteri. Lo studio e la meditazione dei saggi golgotiani antroposofici, donati dal Dottore alla comunità cristiana, offrono al discepolo la possibilità di acquistare, gradualmente, una sottile e silenziosa sostanza di dedizione verso il Logos solare, che dovrebbe significare, nella prassi meditativa, identità metafisica e mistica della Scienza dello Spirito a orientamento antroposofico con l’Impulso Cristo.

 

Ivan Stadera (3. continua)