Figli dell'Archetipo Aureo

BioEtica
Figli dell'Archetipo Aureo

IN MEMORIA DI MIO PADRE FULVIO DI LIETO

Spazi di fuga

 

«A Shanti, perché attraverso le parole e i suoni di questo libro,

si avvicini alla mia anima, al magico giardino sereno

nel quale ho sempre sognato di vivere

insieme a lei e a tutte le persone che amo.

Con amore, papà».

 

È la dedica scritta per me nel 1994 da mio padre, Fulvio Di Lieto, direttore dell’Archetipo, da poco scomparso, sulla mia copia del suo libro di poesie Spazi di Fuga.

 

In quell’anno, ero la gioiosa madre di una splendida bimba di tre anni, Yuika Aurora, che durante l’estate portai a trovare la bisnonna Ida, madre di mio padre – la quale sarebbe poi venuta a mancare l’anno successivo – e la zia Maria in Costiera Amalfitana, a Minori, cittadina natale del nonno Fulvio. Una preziosa occasione di incontro tra diversi generazioni nella magica terra avita, la Divina Costiera, un vero e proprio Paradiso in Terra. Almeno cosí ci fu donato dagli Dèi nella notte dei tempi, prima del dilagare dell’avidità e della superbia, piaghe devastatrici che oggi affliggono il genere umano.

Minori, Costiera amalfitana

Minori, Costiera amalfitana

 

La generazione dei miei genitori fu indubbiamente segnata in modo importante dagli orrori della guerra, e poi dalle sofferenze del dopoguerra: insomma, dalla perdita del giardino sereno che dovrebbe accogliere sempre l’esistenza di un bambino. I figli nati durante quegli anni di sconvolgimenti e cambiamenti epocali sopravvissero a un’in­fanzia che fu difficile persino per i pochi fortunati che non avevano perso tutto in quel gorgo distruttore.

 

Gli anni Sessanta poi, con il boom e il diffuso benessere e ottimismo, non intaccarono piú di tanto il sistema di valori ereditato dai figli degli anni di guerra, rimasti resilienti e ten­denzialmente morigerati. La “rivoluzione” del ’68 e degli anni Settanta li vide già adulti, lavoratori, sposati, in qualche maniera immuni, e permise loro di traghettare, nella civiltà dei consumi e della trasgressione diffusa, un piccolo bagaglio di conoscenze e di valori superstiti, una sapienza appresa sulle ginocchia degli anziani vissuti nell’Ottocento, sopravvissuti alla devastazione morale e materiale delle guerre e alla demolizione del loro mondo.

 

Dunque, i nostri genitori, mio padre e tanti suoi coetanei, hanno donato saggezza ed emozioni ai nipoti e ai bambini degli anni Novanta e a quelli nati nel nuovo Millennio. In mezzo eravamo noi, la generazione cresciuta negli anni Ottanta e Novanta, convinta che il mondo fosse un luogo quasi perfetto, nel quale la scienza, la tecnologia e un po’ di magia avrebbero risolto le questioni annose (e in fondo per noi quasi noiose), quali inquinamento, fame nel terzo mondo, malattie, e donato a tutti un futuro grandioso.

Il dottor McCoy

Il dottor McCoy

 

Gli anni di piombo ci avevano appena sfiorati, la pace nel mondo sembrava dietro l’angolo; la macchina del tempo, il teletrasporto e la magica siringa senz’ago del Dott. McCoy di Star Trek, capace di curare tutti i mali istantaneamente, erano per noi invenzioni prossime alla realizzazione. Studiare e trovare lavoro erano alla portata di tutti, e la libertà di viaggiare e di innamorarsi senza barriere sociali o razziali erano una novità per i nostri genitori, ma per noi diritti acquisiti.

 

Senza rendersi conto di ciò che accadeva, anche chi era piú grande di noi finí per essere contagiato da tanto entusiasmo e ottimismo, e per lasciarsi conquistare, almeno in parte, dalla civiltà dei consumi e della tecnologia sempre piú onnipresente e sorprendente.

 

Le guerre, il neocolonialismo e le ingiustizie che ancora devastavano la Madre Terra erano ben lontane dal Mondo Occidentale, opulento e sprecone delle altrui risorse. E se film d’ac­cusa come “Finché c’è guerra c’è speranza”, diretto e interpretato da Alberto Sordi, venivano occasionalmente a disturbare l’ottimismo e i sogni di perfezione della civiltà futura, bastava azionare lo scettro, il vero feticcio degli anni Ottanta e Novanta, il mitico telecomando, simbolo e strumento di potere, e cambiare allegramente canale.

Il paese dei balocchi

Ciuchini nel Paese dei Balocchi

 

Una società signorile di massa si era costituita in modo apparentemente spontaneo e naturale. In realtà, tutto ciò era una versione moderna del Paese dei Balocchi di Collodi, destinata presto a mostrare il suo vero volto e il diabolico progetto degli Ostacolatori che vi si celava dietro. Ecco infatti che oggi, anno 2020, il conto dell’Omino di burro viene presentato a noi boomer: cosí ci chiama la gioventú di oggi, priva di certezze, valori, speranze, prospettive per il futuro, anche per colpa della nostra leggerezza e pigrizia mentale e morale.

 

Ci risvegliamo ciuchini, noi boomer, senza spina dorsale, pronti per essere venduti al circo o condotti al macello. E quasi nessuno ha la capacità, la forza interiore e il rigore che occorrerebbero per uscire dall’incubo creato dagli Oscuri Signori che oggi credono di essere i padroni del mondo. Nessuna guerra, nessun collegio di monache bacchettone, nessuna infanzia dolorosa ci ha temprato per questa difficile prova.

 

Chi ha avuto la fortuna di conoscere e seguire una via Spirituale come la Scienza dello Spirito di Rudolf Steiner e la Via della Volontà Solare di Massimo Scaligero, dovrebbe certo avere delle risorse interiori e una disciplina maggiore degli altri, cosí come chi ha comunque lavorato con coscienza e rettitudine negli anni passati. Eppure spesso siamo piú Pinocchi trasformati in ciuchini piuttosto che ragazzi veri. La perdita dell’illusione del Paese dei Balocchi, che non poteva certo durare, perché è il dono avvelenato di Mammona, ci è in fondo insopportabile quasi nello stesso modo in cui lo è per un materialista qualsiasi.

 

Meglio hanno reagito interiormente al Congiuravirus e alla perdita di libertà e comodità i miei genitori e la generazione sopra i settant’anni, che non noi tra i quaranta e i settanta. Vigliaccamente gli adulti, per paura, per incapacità di reagire, per inettitudine, hanno mandato al macello le vittime sacrificali, i bambini e i ragazzi, tenuti segregati in casa per mesi in primavera, e oggi inviati senza un briciolo di coscienza nelle scuole lager, sottoposti a protocolli disumani che mirano a trasformarli in gregge obbediente e conforme agli standard stabiliti. Piú che disciplina, gli si impone omologazione, rinuncia a pensare con la propria testa, distacco dagli altri, non solo fisico ma anche mentale, animico e spirituale. Una vita innaturale e deleteria per la crescita interiore ed esteriore. E i genitori-ciuchini-burattini accettano tutto, senza ribellarsi a tanto orrore.

 

Gli Ostacolatori, intanto, si fregano le mani, pregustando il pasto succulento delle giovani anime (quelle meno giovani sono già quasi tutte nelle loro fauci).

 

Nell’affrontare una prova cosí difficile, per i bambini e i ragazzini sarebbe importante l’affetto e la preziosa guida e bussola morale di nonni e anziani. Con il distanziamento, le restrizioni che colpiscono e dividono le famiglie, e infine con l’eliminazione fisica degli anziani, oggi privati delle cure e dei controlli che loro servono, il Male assoluto al Governo della Civiltà morente ahrimanico-asurica sferra il colpo di grazia al preziosissimo scambio di amore e conoscenza tra le giovani generazioni e gli anziani, loro ultima àncora di salvezza.

 

Per mio figlio Norio il rapporto con il nonno Fulvio, al quale è stato accanto notte e giorno negli ultimi mesi, sarà un tesoro prezioso da custodire negli anni a venire, da cui attingere nei momenti piú difficili. Anche per gli altri nipoti, Kengo, Yuika, Laura e Teodoro, che pure sono stati distanti fisicamente, sarà sempre importante far rivivere il suo messaggio e i suoi valori, e le sue opere di poesia e narrativa, i suoi articoli sull’Archetipo, saranno sempre a disposizione per loro e per tutti. L’arte rende davvero immortali.

 

Ma ogni giovane ha bisogno di mettere insieme un patrimonio di ricordi, emozioni e valori degli anziani che oggi ci vengono strappati a ritmo serrato, nel corso di un vero e proprio olocausto destinato a passare alla Storia.

Ritorno a Pasidonia

 

Salvate i ricordi, ragazzi, mettete al sicuro dentro di voi le parole, gli scritti, i video dei nonni, delle nonne, degli zii, dei vicini, di tutti coloro che vi hanno donato amore e sapienza senza tempo. Ecco la vera macchina del tempo che avremmo dovuto cercare, e che voi non dovete perdere; ecco il teletrasporto delle conoscenze, dei valori intramontabili che voi avete il compito di tramandare ai vostri figli e nipoti; ecco la magica siringa che cura tutti i mali, veri o creati nella realtà virtuale onnipotente e onnipervasiva, dagli emissari delle Tenebre: ecco l’Archetipo Aureo della Civiltà che voi siate chiamati a costruire in nome della Madre Divina. Siete i figli di Colei che sola è la Regina del Giardino Terrestre. Siete i legittimi eredi di quel Re che attende con la mano sul cuore nel Castello di Pasidonia, nel romanzo di Fulvio Di Lieto Ritorno a Pasidonia:.

 

«Quella notte Andrea sognò di trovarsi in prossimità di un’antica città: Pasidonia, sembrava, o poteva trattarsi di qualunque altro luogo del passato. O era il regno futuro promesso a tutti gli uomini. Con lui camminava, spedita e sorridente, una moltitudine nella quale scorgeva volti cari e altri sconosciuti, ma tutti uniti nell’identica esultanza. Dalle torri di un castello che dominava il paese, li osservava benigno un Re splendente, in attesa, la mano aperta sul cuore».

Shanti e Fulvio

 

Ecco il Regno che vi attende, una Civiltà Aurea che grazie alla Tripartizione dell’orga­nismo sociale, alla devozione alla Madre della Vita, alle sue sacre leggi, e al ritrovato senso di comunità, non consentirà mai piú gli atti e i pensieri osceni contro la vita, che questo rimasuglio di civiltà infiltrata dal Male ha eletto a dogmi.

 

In questi giorni in cui i giovanissimi sono in qualche modo tornati a scuola, prigionieri di una Matrix perversa anticristica, il Mondo Spirituale viene in aiuto delle giovani anime con l’azione della Luce, che sale dalle profondità dello Spirito, e si espande verso l’esterno, come il Sole con i suoi raggi divini: questa Luce Divina diviene forza di volontà della vita, che risplende nel grigiore della Maya infettata e manipolata dagli Ostacolatori. Riesce cosí, in una miracolosa azione salvifica, a svincolare delle forze animiche preziose, forze i cui impulsi chiamano a manifestarsi le potenze creatrici dell’opera umana, in unione con quelle divine della Madre e del Christo. È l’Archetipo Aureo della Civiltà libera dalla schiavitú del Male.

 

Dal Calendario dell’anima di Rudolf Steiner, nella traduzione di Giovanni Colazza:

Ascesi solare

Ascesi solare

 

TRENTUNESIMA SETTIMANA (3-9 novembre)

 

«La luce, dalle profondità dello Spirito,

anela all’esterno solarmente:

diviene forza di volontà della vita

e splende nella opacità sensoria

a svincolarne forze,

che dagli impulsi dell’anima

maturino le potenze creatrici

dell’umana opera».                                                                                     

 

Le potenze creatrici dell’opera umana sono nel cuore e nell’anima dei giovani figli della Madre Divina Iside Sophia.

 

Contro ogni previsione e diabolico progetto asurico-arimanico, questa Forza Divina sgominerà gli attacchi contro le anime innocenti dei bambini; dissolverà i veleni propinati loro attraverso vaccini, farmaci, tamponi, cibo contaminato da farmaci e crudeltà; libererà gli spiriti e i cuori dei ragazzi dai lacci odiosi dei protocolli, della propaganda, dalla gabbia della menzogna e del controllo mentale.

 

Non saremo noi, probabilmente, ad entrare nella Terra Promessa: troppo ci è piaciuto e troppo ci manca il vitello d’oro, troppo poco abbiamo avuto fede nel Divino, e troppo abbiamo confidato nella Civiltà della plastica, del cemento, della rottamazione dei valori antichi, dello sradicamento delle radici, nella Civiltà delle Tenebre.

 

Le terribili prove che ci attendono, spazzeranno via i pavidi e i deboli di Spirito, mentre riusciranno a temprare e formare una nuova generazione di sopravvissuti all’attuale guerra mondiale. Tra di loro, non burattini ma ragazzi veri, emergeranno le guide, coloro che indicheranno la strada maestra per uscire vivi dalla schiavitú e dal deserto.

 

Riporto qui di seguito la poesia “Preghiera”, che si trova nel libro sopra citato Spazi di fuga, scritto nella metà degli anni Novanta:

 

PREGHIERAIl pog arde ancora

 

 

Ascoltaci, Signore, t’imploriamo!

Nella temperie di congiure e lutti

noi siamo senza guida né tutela,

il ferro tra l’incudine e il martello,

la carne da cannone, i derelitti

di cui si fa l’impiego che si vuole.

Sia pace o guerra, distensione o crisi,

noi siamo i vermi, strame della terra,

che umettano e concimano le zolle

dei latifondi finanziari, il grasso

per l’ingranaggio che frantuma il mondo

nel giro delle Borse e delle usure.

In alto, dove siedono i governi

sodali con le lobby e le congreghe,

si tessono le trame e le combine

spacciate, quando giungono alle masse,

per ideali, patriottismo e fede.

In cambio di osservanza e dedizione

ci scavano le fosse, ci imboniscono

con la promessa di medaglie e buoni

da spendere all’emporio consumistico

che vende sesso, droghe e distillati.

Ma Tu che sai le regole del gioco

e leggi in fondo al cuore della gente,

aiutaci a spezzare questo giogo

che ci ricatta, ci dissangua e annienta.

Accendi nella notte la Tua stella

per noi che siamo soli a navigare

su barche rimediate, prese a nolo

da chi gestisce fari, porti e bussole

e ci concede rotte che alla fine

conducono agli approdi già decisi.

Soccorrici Signore, siamo giunti

al fondo nero di una strada chiusa

e non possiamo camminare oltre,

né ci è permesso di tornare indietro.

Ripristina i valori del Tuo regno:

smarriti, stanchi, paventiamo il peggio,

mancando l’equità della giustizia.

Raduna questo gregge sparpagliato,

Signore, che non venga utilizzato

soltanto per 1’arrosto e per la lana,

ma viva in libertà, riguadagnando

l’umana dignità, il trascendentale

anelito ed il posto che gli spetta

nei pascoli di un Eden ritrovato.

 

Parole profetiche, che ben descrivono il punto al quale siamo oggi arrivati: “al fondo nero di una strada chiusa …né ci è permesso di tornare indietro”. Ma il poeta intravede, se pur lontani, i “pascoli di un Eden ritrovato”.

 

Shanti Di Lieto Uchiyama