Vecchio bambino

Poesia

Vecchio bambino

Glauco e Fulvio Di Lieto

Glauco e Fulvio Di Lieto

 

Sí, figlio, è vero,

divento vecchio.

Occhiaie, rughe,

capelli bianchi,

e l’incedere lento

di chi medita troppo

prima di fare.

M’angoscia

l’avarizia del tempo,

la piramide

delle cose incompiute,

delle viltà sopite.

Eppure, sapessi,

la notte sogno il mare,

acri mandorli fioriti,

le fresie a schiera

lungo i fossi,

le rondini di marzo.

E mi piace

scrutare il cielo

dove le nuvole

compongono castelli

e li disfanno,

e orchi e draghi

son tramutati in fiori.

È vero, figlio,

divento vecchio,

il corpo grave,

la parola amara,

ma dentro, sapessi,

quanto il cuore è leggero:

una foglia, in balía

d’ogni sospiro di vento.

Sono un bambino

che nasce

ogni giorno di nuovo,

e piú il corpo decade

piú divento piccino.

Ma tu non giudicare,

la forma non conta,

contano i sogni.

Allora, vieni,

prendimi per mano.

Io sono un vecchio uomo

che diventa bambino.

 

 

Fulvio Di Lieto