Sto vivendo un periodo di grande stress per il cambio di lavoro, naturalmente anche questo precario, dato l’attuale momento di incertezza. Sento l’inutilità di tutto quello che faccio e che forse finirà a breve e dovrò ricominciare. Quando torno a casa ho bisogno di distendermi, e non certo con la Tv, che enumera malati e morti a ogni ora, tanto per rasserenarci un po’. Un collega d’ufficio mi ha prestato un libro di poesie di Cees Nooteboom, poeta olandese che non conoscevo. Mi ha detto che la poesia aiuta, ma io piú leggo piú mi avvilisco e sento il peso di questa vita. Vorrei un consiglio diverso. Grazie.
Rita Maria C.
È vero che la poesia può aiutare, come tutta l’arte, la musica, la pittura ecc., se fa da tramite fra noi e il mondo ultraterreno. Allarga il nostro orizzonte e apre le anguste mura del nostro quotidiano. Naturalmente c’è poesia e poesia, e inoltre la traduzione poetica potrebbe risentire di un passaggio dal verso poetico originario alla diversa lingua, con altri suoni e forse dissonanti armonie. Però la domanda mi sembra vertere su qualcosa di diverso, ovvero come superare la sensazione di pesantezza e stress di cui in questo particolare momento un po’ tutti stanno soffrendo. Chi scrive a questa rivista, evidentemente la legge. E quello che noi scriviamo riguarda una Via spirituale che si percorre non soltanto leggendo, ma anche impegnandosi in una personale disciplina interiore. E dunque, il consiglio è proprio questo: leggere la poesia va bene, certo – anche se sarebbe meglio di poeti italiani, letti nella lingua originale – ma soprattutto occorre prendere in mano la propria vita decidendo di farne un’opera d’arte, la propria. Ognuno di noi compie un’opera, ogni giorno aggiunge delle pennellate al quadro della propria esistenza. Cerchiamo allora di mettere sulla tela dei bei colori armoniosi, di impegnarci a rendere il paesaggio ben delineato e comprensibile, non astratto e macchiato. Al termine del percorso ci guarderemo indietro, e vorremo trovare un senso compiuto a quello che avremo fatto. E ci dispiacerà vedere quanta pigrizia, quanta trascuratezza, quante occasioni perdute lasceranno spazi non riempiti sulla tessitura del nostro karma. Non lamentiamoci di ciò che non abbiamo, ma diamo risalto e importanza a ciò che abbiamo, ringraziando il Mondo spirituale per i grandi doni ricevuti: l’intelligenza, la capacità di apprendere e di agire di conseguenza, la magnificenza del creato che ci attornia. Mettiamo in moto la nostra volontà per rendere migliore il mondo in cui viviamo. Se ognuno farà del suo meglio, costruendo invece di distruggere, o distruggersi, tutto tornerà a fiorire e si vivrà con uno scopo invece che lasciandosi vivere. Abbiamo un patrimonio di letture costruttive nelle opere di Rudolf Steiner e di Massimo Scaligero, oltre ai grandi classici della letteratura mondiale, primo fra tutti il Faust di Goethe. E quelle opere, quando si leggono, non fanno avvilire e sentire il peso di questa vita, ma indicano il percorso sicuro che dal buio, o dalla penombra, porta alla Luce.
Leggo sporadicamente la vostra rivista, per curiosità, e anche sperando ogni tanto di trovarvi un tema che ritengo centrale nella nostra epoca, e che non vedo abbastanza o addirittura per niente affrontato: il sesso e tutto ciò che gli fa da contorno e che dà una spinta a ogni attività dell’uomo.
E della donna naturalmente. Tant’è che anche la pubblicità sa come servirsene e lo fa apertamente, sapendo di fare breccia sui consumatori. Vorrei quindi sapere se il vostro è un punto preso, di non trattare l’argomento, e qual è la ragione di ignorarlo.
Matteo R.
Essendo l’argomento del sesso trattato, a volte esplicitamente altre con maliziose allusioni, dalla maggior parte delle riviste oggi in commercio, stampate ed anche on line, chi s’interessa a trattazioni o ad immagini ostentate o titillanti ha un’ampia scelta, senza bisogno di rivolgersi a una pubblicazione che s’ispira alla Scienza dello Spirito. Abbiamo invece trattato, e molto approfonditamente, di Amore, negli scritti di Massimo Scaligero sulla Coppia Superumana, dal novembre 1997 all’ottobre 1999, e in seguito con le lettere a un discepolo, sempre di Massimo Scaligero, dal febbraio 2001 al marzo 2019, nella rubrica AcCordo, per un vero accordo del cuore. Questo è ciò che crediamo necessario ristabilire oggi come valore fondante nei rapporti di coppia, i quali, se basati solo sul sesso e l’attrazione fisica, sono destinati a fallire miseramente, come possiamo ben constatare nella società attuale.
Mi rivolgo spesso alla Provvidenza per chiedere aiuto, senza specificare a quale divinità, perché lo sentirei blasfemo, ma mi domando che responsabilità abbiamo nel nostro agire in campo economico, nell’impegno, a volte anche eccessivo, per fare carriera, o la disperazione, anche questa a volte eccessiva, nei fallimenti, per cui alcuni arrivano addirittura a togliersi la vita.
Mariangela T.
Il problema dell’eccessivo coinvolgimento nel fare carriera, nell’ottenere soddisfazioni economiche, nel legare all’ottenimento del successo ogni significato di vita, finisce col farci dimenticare chi siamo, mentre ogni tanto dovremmo ripercorrere la nostra storia, per capirla, conoscere noi stessi. Significa guardare nel profondo di noi e far sparire i pensieri che cercano di risuonare spontaneamente, allineati al sentire comune, a quanto siamo spinti a credere importante da una società che basa tutto sull’avere piú che sull’essere. Se faremo l’esercizio di guardare con obiettività al nostro operato, al nostro modo di rispondere alle richieste che ci pressano dall’esterno, riesaminando ogni volta il nostro percorso di vita e chiedendoci se stiamo veramente ottenendo quanto ci eravamo proposti all’inizio, e se ripeteremo piú volte questo esercizio, nel giro di alcuni mesi al massimo ci sarà un capovolgimento di visione, che apporterà significativi cambiamenti alla nostra vita. E se accadrà che con il nostro qualificato lavoro riusciremo ad ottenere grandi disponibilità di denaro, questo ci permetterà di utilizzare quel denaro secondo lo Spirito, ponendolo al servizio del Divino. L’importante è che arriviamo a comprendere da molti segni quanto sia coinvolta la nostra libertà di azione e di pensiero, e se in ciò che compiamo sia il nostro Io ad agire. A quel punto non saremo piú legati al possesso dei nostri beni, ma considereremo quanto a disposizione come una possibilità di realizzare iniziative utili e costruttive. E se poi un giorno accadrà che il karma arrivi a toglierci ricchezza e prestigio, non considereremo l’evento come dramma esistenziale, ma come una difficile prova da superare per una crescita interiore. Una prova che non ci spingerà ad un autolesivo gesto estremo, ma ad una acquisita profonda presa di coscienza.