Il nuovo libro dell’Autrice Mieke Mosmuller, antroposofa olandese, di cui abbiamo già presentato altri titoli in passato, tratta questa volta lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (AI), partendo dalla familiarità che ognuno di noi ha acquisito attualmente con il computer e il telefono cellulare che portiamo sempre con noi. Entrambe le apparecchiature, oltre ad offrirci molte facilitazioni in vari campi, vengono consultate ad ogni quesito che ci poniamo nel quotidiano, offrendoci risposte chiare, sintetiche o, in qualche caso, anche molto approfondite.
Il testo è composto in forma di dialogo, e tratta in particolare di ciò che le tesi avanzate dalla scienza ufficiale attestano, e quanto di esse siamo disposti ad accettare. In proposito si afferma che anche fra gli stessi scienziati accreditati, ve ne sono alcuni che presumono che il funzionamento del nostro cervello dipenda da un algoritmo, altri invece che contestano questa visione, difficilmente però opponendo un’argomentazione dai primi ritenuta accettabile.
Riportiamo uno dei dialoghi riguardante in particolare proprio la “singolarità”, da cui prende il titolo il libro:
«Voglio dire che quindi per “singolarità” tu intendi che tutte le solite leggi conosciute perdono il loro significato e che un certo qualcosa esplode, facendo sí che l’intera esistenza – lo spazio, il tempo e le persone – assumano una forma diversa. Questo è ciò che chiamate “singolarità” e la immaginate come una capacità dell’intelligenza artificiale, attraverso cui la capacità computazionale dell’Uomo aumenta a tal punto, grazie all’AI, che quello che potete fare poi in un secondo, non lo potete fare ora in tutta una vita. Non è cosí?».
«Qualcosa del genere…».
«Naturalmente, anche il giocatore di scacchi pensa e si chiede quali saranno le contromosse se fa questo o quello. Ovviamente, nemmeno il computer può prevedere tutti i passaggi possibili, ma può crearli e calcolarli in sequenza. Quello però che si è completamente perso di vista è che è un gioco, e che è la gioia del gioco! Un gioco che devi essere in grado di giocare correttamente, ma che puoi anche giocare in modo sbagliato. Non si tratta di un tipo di perfezione che combatte contro un’altra perfezione, perché allora non avrebbe alcun senso. Si tratta solo di godersi il gioco».
I dialoghi si susseguono e concernono la differenza fra il mondo reale – la nostra esistenza nel corpo fisico e l’interiorità che lo abita – e il mondo virtuale che sembra avere possibilità infinite, grandiose, ma che non giungono – non possono arrivare a farlo – a possedere la vita né a riprodurla: quella vita che dal seme fa nascere la pianta. La quale vita non dipende da un algoritmo, da una tesi, una formula. Per l’uomo, si tratta di sentirsi oggetto, anche se “singolare”, in una pluralità di altri oggetti tutti calcolabili secondo “AI”, oppure sentirsi soggetto, “IO”, unico e irripetibile secondo una legge superiore: quella dell’“Io sono”.
Al termine del lungo dialogare, si giunge alla convinzione che dalla dialettica del pensiero si deve passare alla vita del pensiero. Tutto l’argomentare deve salire di livello, quello cui giunse Goethe, il quale, contemplando il teschio dell’amico Schiller, esclamò: «Finalmente capisco come lo Spirito si condensi nella natura e come la natura si condensi nello Spirito!».
Gemma Rosaria Arlana
Mieke Mosmuller, Singularity – Il testo è in lingua inglese
Occident Publishers Baarle Nassau, Paesi Bassi
E-mail: info@occident-publishers.com Sito internet: www.occident-publishers.com
Pagine 208 – £ 16,95