Qualche giorno fa, mi sono imbattuto nel famoso filmato dell’arrivo di “Perseverance” su Marte. Partito scenograficamente il 30 luglio 2020 (in piena pandemia) è stato dichiarato arrivato il 18 febbraio 2021. Quelle che realmente abbiamo guardato di questa famosa diretta dell’ammartaggio sono delle bellissime riprese in C.G.I. (Computer Graphic Image); cioè disegni, perfetti e sublimi disegni, ottenuti con il computer e praticamente indistinguibili dalla realtà. E neppure proiezioni in primo piano, ma di sfondo ad un’improbabile sala di controllo della missione, dove alacri specialisti si alternavano a farsi intervistare, mentre seguivano la missione; le uniche reali immagini video. Scontata la standing ovation all’arrivo.
Lo Stato americano, o chi per esso, ha speso i suoi 2,7 miliardi + 1 altro circa di imprevisti vari, per questa missione. Ma perché? A cosa dovrebbe servire andare su Marte? A cosa è servita la famosa e malamente filmata andata sulla Luna? Quando si parla di conquista dello spazio ci ripetono, come fosse un mantra, l’enorme sviluppo “scientifico” che ha fatto l’umanità proprio grazie alla conquista dello spazio. Sono anni che ci vengono elencati i cosiddetti successi derivati dalle esplorazioni spaziali, a partire dalla risonanza magnetica. Però se qualcuno ci dicesse che è diventato ricco a Firenze, perché per andarci si è comprato la Ferrari, troverei il ragionamento assolutamente ridicolo. Per andare a Firenze ha comprato una Ferrari poiché era già ricco. Cristoforo Colombo è tornato ricco dalle Americhe, perché lí ha trovato grandi ricchezze: non lo era prima di partire, perché gli avevano affidato le tre caravelle. Tanto meno si può asserire che l’importanza della scoperta dell’America risieda nello sforzo tecnico fatto per preparare il viaggio ed armare le navi. L’importanza sta nella scoperta in sé del continente; di tutto quello che ci si è trovato sopra e di tutto quello che è stato fatto successivamente su quel suolo.
Voglio porre l’accento su un fatto che dovrebbe essere abbastanza ovvio: quello che ci rende ricchi è il valore economico di quello che otteniamo; non lo sforzo che facciamo per ottenerlo. Per fare un esempio abbastanza semplice, prendiamo proprio la sunnominata risonanza magnetica, che dicono sia stata inventata grazie ai viaggi sulla Luna. È importante fare una premessa: le missioni Apollo e la scoperta della risonanza magnetica sono due storie completamente separate. Basta andare su Wikipedia e controllare la storia di questa scoperta scientifica per scoprire la verità. La risonanza magnetica nasce grazie all’intuizione di due fisici premio Nobel: Felix Bloch ed Edward Purcell.
I due scienziati non hanno avuto nulla a che fare con la Nasa nella loro vita. Quest’ultima ha solo brevettato un “metodo” per poterla utilizzare meglio. Potete controllare. Brevetto che rende ricchi loro, e non certo noi, che anzi ci impoveriamo sempre di piú quando la utilizziamo, perché nel prezzo c’è anche la royalty americana per il brevetto utilizzato. La peculiarità di qualunque invenzione brevettata per una sedicente missione spaziale, è di essere stata progettata e realizzata sulla terra, con forze ed ingegno terrestri.
Le grandi scoperte hanno contribuito nel tempo al progresso della società, allo sviluppo culturale e all’apertura di nuovi mercati. Mentre la “corsa alla Luna” è costata l’equivalente di 250 miliardi di dollari odierni, cioè circa 28 all’epoca, e senza nessuna ricaduta positiva sull’umanità, tant’è vero che il progetto è stato completamente abbandonato. Ma i brevetti che ne sono scaturiti, che hanno fruttato e continuano a farlo, dovrebbero farci indignare anziché farci elevare odi al miracolo spaziale, perché sottolineano tutti i diritti che il mondo paga agli USA ogni volta che utilizza qualcosa di brevettato in quel contesto.
Decantare come successo la conquista dello spazio mi ricorda una persona che conobbi anni fa. Egli aveva ricevuto una grossa somma di denaro per una tragedia occorsa ai suoi genitori. Li aveva spesi, forse potremmo dire investiti, tutti per andare in America a studiare all’Actors Studio, e diventare attore. Il suo sogno era sfondare a Hollywood, investendo tutti i suoi risparmi per vivere lí. Per ragioni che non sta a noi indagare, tutto questo non gli portò alcun risultato; e con gli ultimi soldi tornò in Italia. Qui dovette imparare un mestiere qualunque per sbarcare il lunario. Ebbe però abbastanza intelligenza per ammettere, negli anni, che quell’esperienza era stata un fallimento, pur avendogli insegnato molte cose. Ma non poteva certo descriverla come un successo di vita. E quando qualcuno gli faceva presente che comunque aveva imparato l’inglese, rispondeva c’erano tanti modi molto piú economici per farlo.
Mi sono dilungato sulle missioni spaziali, che muovono cifre di miliardi, perché vorrei far comprendere che se non riusciamo a renderci conto di quale sia il vero movente di tutto ciò che viene messo in piedi con tanta studiata organizzazione, continueremo a dormire e a fare sogni di atterraggi marziani.
Massimo Danza