Salute e malattia

Questione sociale

Salute e malattia

Ebbene signori, forse oggi avete un desiderio particolare? Vi è venuto in mente qualcosa che vi piacerebbe domandarmi?

 

Domanda: Vorrei sapere perché i biondi diventano sempre piú rari. Una volta, nel mio paese natale, c’erano moltissimi biondi e ce ne sono sempre di meno. Come si spiega questo fatto?

 

R. Steiner: Questa domanda va benissimo per le nostre riflessioni. Ve ne darò piú facilmente la spiegazione dopo aver dapprima studiato l’occhio. Abbiamo già esaminato l’orecchio; vi spiegherò adesso come si presenta l’occhio. Avrete senz’altro notato che i capelli biondi sono spesso in rapporto con gli occhi blu. È quasi una regola, i biondi hanno spesso gli occhi blu. La vostra domanda è in relazione con questo fatto. Lo capirete facilmente se esaminiamo l’occhio. Infatti, nell’uomo l’occhio è qualcosa di estremamente importante. Perché, vedete, si potrebbe per esempio credere che gli occhi degli uomini ciechi dalla nascita non siano per loro d’alcuna utilità. Gli occhi dei ciechi dalla nascita non hanno certo la funzione che permette loro di vedere. Questi uomini non vedono perché sono ciechi dalla nascita. Tuttavia, portano in loro tutta l’organizzazione dell’occhio. La vista non è la sola funzione dell’occhio, quest’ultimo ha anche un’influenza su tutto il nostro sistema nervoso, tanto piú che quest’ultimo parte dal cervello. L’occhio di un cieco dalla nascita non può certamente vedere, ma ciò non toglie che esso si trovi nell’orbita; c’è una sola cosa che non va: un cattivo funzionamento nell’interno dell’occhio e particolarmente nel nervo ottico. I muscoli che in ciascuno di noi fanno muovere l’occhio esistono anche nel cieco e sono loro che agiscono in continuazione sul sistema nervoso. Per questa ragione l’occhio è uno dei piú importanti organi che abbiamo nel nostro organismo, nel nostro corpo.

 

Occhio

 

L’occhio si trova all’interno di una cavità formata dalle ossa del cranio e assomiglia effettivamente a un mondo in miniatura. È straordinariamente interessante dirsi che l’occhio è simile a un piccolo mondo. Perché, vedete, esaminando l’occhio bisogna sapere che il nervo ottico ha le radici dietro la massa cerebrale. Vi faccio uno schizzo della massa cerebrale (l’oratore disegna): in questo posto il cervello incontra il bulbo e il midollo spinale; è da qui che scende il midollo spinale. Ora, da una parte il nervo ottico si trova nella massa cerebrale e dall’altro riempie tutto l’apparato oculare. Vi faccio uno schizzo un po’ piú grande dell’occhio. Quando l’occhio è cosí, avete qui il canale attraverso il quale passa il nervo ottico. Passa là dove ho adoperato il colore rosso; ecco la posizione dell’occhio all’in­terno dell’orbita lo disegno lateralmente. È circondato da un tessuto adiposo in questo posto, e i muscoli oculari si trovano qui; eccoli, entrano da qui e le ossa si trovano là. Tutto questo si trova subito dietro la mascella superiore. Questo è il sistema dell’occhio.

 

Se adesso lo guardate di fronte, vedete prima di tutto attraverso una pelle trasparente e vitrea. L’ho disegnata in verde; essa si trova qui; è dappertutto opaca salvo che sul davanti, in modo da lasciar penetrare nell’occhio la luce. È in questo posto che vedete del nero; quel nero non è niente. Il nero non è nulla, ma c’è, là dove è situato, e potete vedere attraverso l’occhio che in fondo ad esso c’è del nero. Questa membrana trasparente vi permette di vedere il fondo dell’occhio, è per questa ragione che quella che è chiamata pupilla vi appare di colore nero. È come se guardaste dal di fuori attraverso la finestra, e che il muro di fondo della stanza fosse nero, credereste a torto che il nero si trovi sul davanti. L’interno dell’occhio è completamente trasparente. Effettivamente, qui la membrana è dura e opaca e là è trasparente. Questa membrana dura circonda una rete di fini vasi sanguigni che creano un rigonfiamento. Guardandolo di fronte, appare come lo mostra lo schizzo. Circonda questo punto nero e si chiama iride; è blu in certi uomini, grigio o nero in altri, vero? Ve ne parlerò subito in modo dettagliato. Si tratta dunque della parte che delinea il nero.

 

occhio

 

Tra questa pelle trasparente che si chiama cornea e l’iride si trova “un’acqua dura”: l’umore acqueo. Anch’esso è trasparente. Nel posto dove vedete del nero si trova per primo una pelle trasparente, dietro la quale c’è questo umore acqueo. È proprio come se guardaste da fuori attraverso la finestra e vedeste uno strato di acqua dura che è chiamato camera anteriore. Si tratta di “un’acqua viva”, simile a una minuscola lente. Se si potesse toglierla, ci si accorgerebbe che non è per nulla simile a una lente. Una lente si presenta cosí (l’oratore fa un disegno) mentre quella dell’occhio è piú appiattita dietro e piú tonda davanti; è proprio qui, dove arrivano i piccoli vasi che formano l’iride, che si trova la vera lente. Mi piace dire che anch’essa è un’acqua viva: è il cristallino. La membrana che ricopre questo cristallino è trasparente, cosicché guardando all’interno dell’occhio potete vedere il suo fondo nero.

 

Il cristallino è delimitato dalla coroide; non è cosí rigido come una lente di vetro, è elastico. Se guardate da vicino, veramente da molto vicino, il vostro cristallino prende una forma arrotondata. Se guardate lontano, prende una forma meno arrotondata. Nel mezzo esso è dunque di spessore alto quando guardate da vicino e sottile quando guardate da lontano.

 

L’iride che vedete qui contiene dei muscoli molto sottili. È grazie a questi muscoli che il cristallino diventa spesso nel mezzo quando guardate da vicino ed è distendendo questi muscoli che diventa sottile. Secondo il proprio modo di vivere, l’uomo ci si adatta. Il cristallino di un impiegato che scrive continuamente e guarda sempre da vicino diventa progressivamente spesso in mezzo: egli diventa miope. Quello di un cacciatore che deve sempre guardare lontano diventa sottile in mezzo, e allora soffre di ipermetropia.

 

L’altro aspetto è che durante la gioventú questi piccolissimi muscoli che si trovano nell’iride sono ancora vigorosi. È un’epoca nella quale possiamo ancora adattarci a quello che vediamo. Al momento della vecchiaia, i muscoli si rilassano. Per questa ragione a una certa età siamo quasi tutti presbiti. Possiamo rimediare applicando lo stesso principio. Alle persone il cui cristallino è troppo spesso nel mezzo diamo degli occhiali di questa forma (l’oratore fa uno schizzo di occhiali); questa parte spessa e questa sottile delle lenti compensano lo spessore del cristallino. C’è anche chi ha bisogno di tutte e due, a seconda che voglia guardare da lontano o da vicino, e ha bisogno di occhiali per una visione da lontano e da vicino. Qualcuno il cui cristallino si presenta cosí (l’oratore lo mostra sullo schizzo) deve portare degli occhiali di questa forma. Il difetto sarà cosí compensato. Essendo questa parte piú spessa, lo spessore degli occhiali si aggiunge a quello del nostro cristallino e la vista si aggiusta.

 

Si può dunque dire che è possibile migliorare la vista perché compensando il difetto del cristallino diventa possibile vedere. Il cristallino assomiglia alle lenti dei nostri occhiali. Ognuno ha nei propri occhi degli occhiali che gli permettono di vedere da lontano e da vicino, poiché essi sono graduati in ciascuno. Beninteso, gli occhiali non si modificano, mentre il cristallino è una lente viva che si adatta.

 

Se guardiamo adesso dietro il cristallino, constatiamo nuovamente la presenza di una specie di “acqua viva” (il corpo vitreo) anch’essa trasparente in modo da permettere l’entrata della luce. Essa occupa tutto l’interno dell’occhio e lo rende completamente trasparente. Notiamo che tutto è dunque trasparente: la camera anteriore, che è l’umore acqueo, il cristallino e il corpo vitreo.

 

Nell’occhio il nervo ottico esce qui e si ferma pressappoco qui; il nervo ottico è una cosa estremamente complessa. L’ho disegnato come se in questo posto il cordone principale si dividesse semplicemente in due; non è del tutto esatto e per studiare questo nervo dovrei infatti che io disegnassi quattro strati. Questi quattro strati nervosi circondano il nostro corpo vitreo; hanno la forma di un vetro, ma di un vetro che comporta quattro strati. Vi faccio adesso uno schizzo di una parte di questo nervo (l’oratore fa uno schizzo): ecco lo strato esterno, esso agisce come un potente riflettore. La luce arriva dunque qui e incontra da ogni parte questi strati prima di essere riflessa dappertutto. La luce non penetra nello strato esterno, ma resta nell’occhio. Questo strato ha peraltro il ruolo di parete riflettente, da cui è rinviata la luce. Questo è dunque lo strato esterno. C’è poi un altro strato che rinforza ancora l’effetto specchio. Rivestendo l’occhio come una bolla, il nervo ha dunque quattro strati. Il primo e secondo strato esterno riflettono la luce nell’occhio, cosicché è il corpo vitreo che contiene tutta la luce riflessa. C’è poi un terzo strato, eccolo qui (l’oratore lo disegna): esso è fatto della stessa sostanza della nostra materia grigia. Come vi ho detto, il cervello è esteriormente grigio e non bianco.  Troviamo dunque nel nervo ottico una piccola parte di cervello. Il quarto strato è una membrana che abbiamo in supplemento. A dire il vero, il corpo vitreo è all’in­terno di un sacchetto molto complesso. Tutta la luce che penetra nel corpo vitreo attraverso la pupilla è rimandata in esso ed è là che vive.

 

Omino

 

Vedete, quello che abbiamo nell’occhio assomiglia a uno strumento di fisica estremamente complesso. A cosa serve tutto questo? Supponete che ci sia qui un uomo. Quello che vedete, vale a dire il cristallino e il corpo vitreo, danno un’immagine rovesciata dell’uomo nel fondo dell’occhio, perché tutto è riflesso. In conseguenza, se qui c’è un uomo, grazie a tutto questo sistema ottico, colui che guarda ha in sé un piccolo uomo, l’im­magine di un piccolo uomo dritto sulla testa; l’immagine si trova nel fondo oculare, come in un apparecchio fotografico. È veramente la stessa cosa che con una macchina fotografica: è fotografato, e l’immagine appare rovesciata, al con­trario. È quanto abbiamo nell’occhio. Questo de­riva dal fatto che l’occhio è un riflettore. La luce vi penetra e vi è rifessa. Abbiamo dunque un omino all’interno dell’occhio.

 

Ora, vedete, dobbiamo dire che saremmo incapaci di creare una cosa che assomigli all’occhio umano, malgrado tutti gli apparecchi sofisticati di cui disponiamo. L’occhio umano è veramente meraviglioso. Rappresentatevi il grande firmamento riempito di stelle che irraggiano la loro luce sulla Terra, che illumina un campo di piccola estensione, e avrete l’immagine dell’interno del­l’occhio umano. È veramente un mondo in miniatura. E questa immagine riflessa dà l’impressione della presenza di una miriade di stelle; in effetti, le pareti esterne non sono fatte per rinviare la luce in maniera regolare, ma dovrei piuttosto disegnarle in questo modo: come una moltitudine di piccole particelle simili a delle stelle che irraggiano nell’interno dell’occhio. Se potessimo avere la taglia degli omini dell’immagine e contemplare l’interno dell’occhio, se fossimo quei minuscoli nani e non fossimo abituati ad essere come siamo, ma divenendo noi quegli omini all’interno dell’occhio, tutto ci sembrerebbe gigantesco: ci crederemmo nel mezzo della notte mentre contempliamo dalla Terra le stelle splendenti. È proprio l’immagine adatta. È estremamente interessante rendersi conto che l’occhio è veramente un mondo in miniatura. E se la piccola immagine prodotta dalla riflessione potesse esserne cosciente, essa si crederebbe come noi in mezzo a una notte stellata. Questo è molto interessante.

 

Ho detto bene “se essa potesse esserne cosciente”. Ora, se non avessimo occhi, non vedremmo nemmeno la notte stellata. La vediamo grazie ai nostri occhi. Quando li chiudiamo, la notte stellata non esiste piú. È all’occhio e al fatto che contiene un mondo in miniatura che dobbiamo di poter vedere tutt’intero il cielo stellato e ci diciamo: l’occhio, questo mondo minuscolo, rappresenta il grande mondo. Ecco una cosa su cui dovete riflettere.

 

Immaginate che qualcuno vi mostri una piccolissima fotografia, vostra o di qualcun altro. Sarete portati a dire che, malgrado il formato ridotto della fotografia, la persona che vi è rappresentata è di taglia grande. Ma quest’uomo non vi è di fronte. In realtà, avete in voi solo un piccolo firmamento ma vi dite: la fotografia che ho davanti a me rappresenta il grande firmamento. Avete quest’attitudine di continuo. Cosí bene che in realtà, avendo in voi il minuscolo firmamento dell’occhio, vi dite anche: questa è la fotografia del grande firmamento. È dunque sempre a partire dal piccolo firmamento che vi rappresentate il vero. Quello che fate in voi stessi non è che una rappresentazione. In verità, è il piccolo firmamento che si trova nell’occhio che vedete veramente.

 

Potete allora obiettare: tutto questo sarebbe vero se, come i ciclopi, avessimo un unico occhio; ma ne abbiamo due. A proposito, perché ne abbiamo due? Ebbene, fate un po’ questo esperimento: se guardate con un solo occhio, avrete l’impressione che tutto quello che vedete fosse dipinto sulla parete posteriore dell’occhio. Non vedrete gli oggetti nello spazio. È solo perché avete due occhi che vedete gli oggetti con la loro profondità. Guardare con i propri due occhi o afferrare la propria mano sinistra con la destra sono due cose identiche. È perché da bambini siamo stati abituati a toccarci dicendo “io” che percepiamo noi stessi. Se il nostro lato destro non potesse percepire quello sinistro, la nostra lingua non proferirebbe la parola “io”. Non conosceremmo niente di noi stessi. Le cose piú importanti ci diventano talmente abituali che si finisce per considerarle scontate.

 

Ora, ogni vero filisteo direbbe oggi: «A cosa serve riflettere sulla ragione per la quale dico “io sono”? È sottinteso!» Ma questa sarebbe proprio un’attitudine da filisteo, da persona gretta. Egli non sa che le cose piú sottili riposano sui fatti piú complicati. Ignora che quando era bambino si è abituato ad afferrare, soprattutto a prendere con la sua mano destra la mano sinistra e cosí dire “io”.

 

Mani giunte

 

Vedete, queste cose penetrano fin nella civiltà. Se risaliamo a epoche molto antiche dell’umanità, diciamo al tempo del Vecchio Testamento, i preti di quei tempi antichi – scusate questa espressione eretica – erano spesso molto piú intelligenti di oggi, dicevano: «Vogliamo indurre gli uomini a rendersi conto di loro stessi». E facevano loro giungere le mani. Questa è l’origine delle mani giunte: toccarsi, per trovare in sé la forza dell’Io, per sviluppare la volontà. Oggi non si dice niente di tutto questo perché non si comprendono piú le cose.

 

Oggi i preti dicono agli uomini di giungere le mani per la preghiera, ma non dicono loro quale ne è il significato. È la verità.

 

La stessa cosa è per l’occhio. Quando guardiamo con i nostri due occhi, quello che si trova illuminato dà l’impressione di profondità, non soltanto di forza. Se avessimo un occhio solo, vedremmo sempre solo il firmamento e ci sembrerebbe che tutto fosse dipinto su di esso. Questa impressione di profondità è dovuta ai nostri due occhi. Sentiamo noi stessi come se fossimo al centro del mondo. Ognuno si sente il centro del mondo, qualche volta in senso buono, qualche volta in senso cattivo. Non è dunque senza importanza il fatto che abbiamo due occhi. E poi, vedete, il fatto che l’occhio sia l’organo della vista è naturalmente qualcosa di cosí importante nell’uomo che alla fine si pensa solo a questo.

 

Non abbiamo del tutto la stessa attitudine nei confronti dell’orecchio. Credo di avervi già detto la penultima volta che il sentire e il parlare sono legati, cioè che noi produciamo da noi stessi quello che sentiamo. È soltanto grazie alla presenza di un condotto comunicante, le trombe d’Eustachio, che conduce dalla faringe all’orecchio, che comprendiamo quello che è detto. Sapete benissimo che i bambini sordi non possono nemmeno imparare a parlare e che, d’altra parte, le persone che non imparano a parlare non possono nemmeno comprendere quello che è detto. È allora necessario fare appello a dei mezzi artificiali per permettere la comprensione di quanto è udito.

 

Sembrerebbe che gli occhi servano solo a vedere. Ora, il bambino non impara solo a vedere con gli occhi, impara ugualmente a parlare, ma questo è però meno facile da osservare. Semplicemente, il linguaggio degli occhi non è cosí utile come quello destinato alle orecchie. Eppure, noterete che c’è una differenza fra colui che vi mente o che vi dice la verità. Se avete un briciolo di sensibilità, dal suo modo di guardarvi, riconoscerete qualcuno che vi dice la verità rispetto ad un altro che vi mente sfrontatamente. Gli occhi parlano veramente. E il bambino impara sia a parlare con i suoi occhi che con la sua bocca.

 

Statua lignea

 

Ora, contrariamente al linguaggio sonoro, al parlare dove la laringe è separata dall’orecchio e dove si tratta di due cose distinte, il linguaggio degli occhi si presenta nell’occhio nel seguente modo: qui avete la parte dell’occhio che vede e qui, tutt’intorno, i muscoli. Sono i muscoli che fanno dell’occhio una specie di organo del linguaggio visibile. I muscoli che ho disegnato qui in giallo, arrivando da tutte le parti e riempiendo l’occhio, fanno sí che si guardi diritto o di traverso. È come se fossimo organizzati in modo che l’orecchio si trovi, come nei pesci, inserito nella laringe, e che noi parlassimo con tali organi. L’orecchio è ben distinto dalla laringe, vero? Questi due organi sono ancora uniti nel pesce. Quando parliamo un linguaggio sonoro, il parlare è staccato dall’udito. Nel caso dell’occhio, è come se la laringe circondasse l’orecchio di muscoli. L’occhio si trova nell’organo della parola come se anche l’orecchio si trovasse nell’organo della parola. È cosí nell’uomo, ma è differente nel pesce: abbiamo qui la laringe, e qui c’è un prolungamento che va fino ai polmoni. Ecco la laringe, questo è l’otturatore del palato ed è grazie a questo che noi parliamo. Avete in seguito una risalita della faringe, poi un suo proseguimento nell’orecchio. Immaginate adesso che le cose si presentino altrimenti che nell’uomo e che la laringe si allarghi in modo che la laringe fosse larga, simile a quella di Lucifero, che potete vedere laggiú, nella mia scultura di legno. La laringe si presenterebbe cosí in maniera da risalire verso la testa e circondare l’orecchio; questo sarebbe allora l’organo dell’articolazione dei suoni, ed è con lo stesso organo che parleremmo e udiremmo. La stessa cosa vale per l’occhio: noi parliamo grazie ai muscoli che lo circondano e vediamo grazie all’occhio che si trova inserito nel mezzo. L’occhio ha dunque una struttura molto simile a quella dell’orecchio, pur essendo però del tutto differente. Ecco la ragione della presenza di questi muscoli che ho disegnato qui in giallo.

 

Possiamo dire del nostro linguaggio sonoro che quando parliamo diciamo quello che sappiamo. Certo esistono persone che dicono molte cose di cui non hanno la minima conoscenza, ma sono considerati piú o meno come folli. Si dice di loro che parlano da soli e fuori di sé. Ma in regola generale gli uomini ponderati dicono cose che sanno.

 

Ora, il linguaggio degli occhi non è un linguaggio cosciente. Bisognerebbe essere molto dotati per parlare coscientemente il linguaggio degli occhi. È un linguaggio incosciente che accompagna il nostro modo di comportarci. E questo va abbastanza lontano, al punto che se andate nell’Italia del Sud, le persone parlano ancora di “malocchio”. Laggiú la gente sa che un uomo che ha un certo sguardo è un falso. Nell’Italia del Sud, le persone parlano ancora di questo sguardo falso perché sentono che l’occhio esprime tutta la natura umana, di cui l’uomo di solito non sa nulla. E la superstizione va molto lontano: si portano piccoli amuleti, oggetti del genere che si mettono attorno al collo e che devono proteggere dal “malocchio”, perché si crede all’occhio cattivo dell’uomo.

 

Vedete come quest’occhio è formato meravigliosamente. Chiunque studia l’occhio in questa maniera, non può assolutamente dire che non contenga nulla di psichico. Affermare che l’occhio non contiene niente di psichico sarebbe segno di spirito stupido e gretto. Le persone dicono: supponiamo che la luce sia all’esterno dell’occhio. È attraverso questo buco che essa penetra nel­l’occhio, va nel cristallino, nel corpo vitreo, produce qui un’immagine e continua fino nel cervello. Là si ferma la scienza attuale. Dice ancora che la luce è utilizzata nel cervello per l’attività del pensare, per l’immaginazione. Potete immaginare il risultato quando si tratta di farne la descrizione. In tutto questo non c’è niente di vero.

 

Non è affatto vero che la luce vada fino al cervello. Vi ho già mostrato come la luce sia rinviata da tutte le parti come farebbe uno specchio. La luce non esce dall’occhio, vi resta; ed è importante sapere, signori, che la luce resta nell’occhio. L’interno dell’occhio è simile a un planetario illuminato. La luce resta nell’occhio e non va immediatamente nel cervello come tale. Se la luce andasse nel cervello, noi non vedremmo niente. Il fatto che non acceda al cervello non è la sola ragione per la quale vediamo. Immaginate, signori, che vi troviate in questa stanza, soli, senza sedie, senza niente, che siate circondati solo da muri, ma che la stanza sia interamente illuminata. Non vedreste nulla. Sapreste soltanto che è chiaro, ma non vedreste niente. Se il cervello fosse riempito soltanto di luce, non vedreste niente. La luce da sola non permette di vedere. In ogni caso, è nell’occhio che essa è trattenuta, è l’occhio che illumina. Come si spiega?

 

Scatola sul tavolo

 

Immaginate che questa scatola si trovi qui. Io mi metto ora in rapporto alla scatola che non avevo visto prima. Devo voltarmi indietro per sapere che quella scatola stia lí. Essendo l’occhio interiormente illuminato, occorre che senta la luce per sapere che quella luce sia lí. Ma prima di tutto mi è necessario sentire la luce. Questa è un’attività che si esercita con l’anima. In breve, questo apparecchio che è l’occhio, produce ciò che possiamo sentire. L’ani­ma percorre allora i muscoli ecc. e l’omino sente quella presenza (l’oratore fa uno schizzo).

 

Qualunque sia l’organo dell’uomo, l’anima ci mostra quello che dobbiamo dire: l’anima percepisce quello che è vero, sente quello che c’è dentro. È proprio facendo uno studio esatto che si trova la presenza dell’astrale e dello spirituale, in particolare nell’occhio, a proposito del quale si ha il sentimento sempre piú grande di trovarsi davanti a una camera oscura. Guardiamo all’interno di questa camera oscura. Se l’avessi qui, essa conterrebbe una piccola foto di tutti voi. E se delle altre persone guardassero la mia camera oscura, io vedrei la loro immagine. Mi farei nondimeno la seguente rappresentazione: quello che vedo all’interno in piccolo è grande all’esterno. È paragonabile al nostro occhio. Supponiamo dunque che abbiamo una piccola camera oscura e che l’anima si faccia la rappresentazione che tutto quello è il vasto mondo. Applicando una vera metodologia alla cosa, si è semplicemente forzati di constatare la presenza dell’animico.

 

Ora, vi ho detto che il nervo ottico non è affatto sul davanti dell’occhio. Al posto dove ho messo del colore violetto, vedete, si trova la coroide, e questa è situata sotto il nervo ottico. Questa rete capillare che è la coroide, come anche i muscoli, vanno fino al cristallino, ed è grazie ad essi che quest’ultimo è sostenuto. Come vi ho detto, questa è l’iride che si vede attorno alla pupilla nera, che è solo un buco. L’iride è qualcosa di estremamente complesso. Ve la disegnerò trasversalmente piú grande. Ecco l’iride come prolungamento di questa rete capillare, ecco il cristallino come è inserito qui e mantenuto dall’iride. Ora, sulla parete posteriore di quest’iride si trovano dei piccoli grani di tutti i colori: se guardate una persona di fronte vedete che l’iride ha una parete anteriore e una posteriore. Questi piccoli grani si chiamano cromatofori. Sono riempiti di un pigmento blu. Si vede questo colore blu in chi ha gli occhi blu. In una persona che ha gli occhi blu la parete anteriore è trasparente e in lei è il color blu della sua parete posteriore dell’iride che si vede. Si vede quella posteriore perché quella anteriore è trasparente.

 

Occhio marrone uomo

 

Una persona con gli occhi marroni ha lo stesso colore blu sulla parete posteriore della sua iride, ma sul davanti possiede inoltre dei minuscoli sacchetti, come dei grani bruni che coprono quelli blu del fondo. Di conseguenza, vedete i piccoli grani bruni. Chi ha gli occhi neri, ha dei piccoli grani neri. Il color blu, marrone o nero è dovuto all’iride, la cui superficie posteriore è sempre blu e quella anteriore è sprovvista di grani nel caso di persone con gli occhi blu; i grani esistono sulle pareti anteriori di chi ha gli occhi neri o bruni in modo che non si vedono i grani blu del fondo.

 

Perché tutto questo? Vedete, quei piccoli grani si riempiono e si vuotano costantemente di sangue. Il sangue vi entra attraverso vie molto sottili. I piccoli grani degli occhi blu ricevono cosí delle piccolissime quantità di sangue. Succede lo stesso a quelli marroni o neri; il sangue entra, deposita dei pigmenti blu o neri o bruni e rifluisce portando con sé il pigmento. Questo processo vitale è continuo.

 

Sappiate anche che esistono uomini che hanno una tale forza nel loro sangue che fanno arrivare le sostanze nutritive fino negli occhi. Hanno allora dei grani con pigmenti bruni o neri. Quelli che hanno dei piccoli grani neri sono capaci di trasportare il loro sangue nei loro occhi in modo tale che le sostanze nutritive vi arrivano in modo abbondante. Nelle persone con gli occhi marroni esse arrivano meno abbondantemente. Gli occhi marroni sono meno alimentati. Quanto alle persone con gli occhi blu, non trasportano i nutrimenti con sufficiente forza fino negli occhi per poter riempire oltre alla parete posteriore, anche quella anteriore dell’iride. È per questa ragione che essa resta trasparente e che vediamo quella posteriore. Il color blu degli occhi di una persona dipende dal­l’energia che trasporta i succhi nel suo corpo. Vedendo una persona con gli occhi blu, potete dire: questa ha nei suoi succhi meno energia di una con gli occhi neri.

 

Una persona veramente del Nord deve spendere una grande quantità delle sue sostanze nutritive per vincere il freddo in cui vive. Non ha allora piú abbastanza forza per farle arrivare fino agli occhi.

 

Ne ha bisogno a causa del freddo. I suoi occhi hanno allora il colore blu. Un meridionale che vive sempre al caldo, ha invece abbastanza energia nel suo sangue per trasportare le sostanze nutritive fino nei suoi occhi. Nelle zone temperate, la quantità d’energia dipende dalla natura della persona.

 

Bionda e bruna

 

Ma tutto questo ha un rapporto anche con i capelli. Chiunque disponga di una energia abbastanza forte, l’impiega per trasportare i succhi nutritivi fino nei capelli e ha perciò dei capelli neri o bruni. Chiunque disponga di una forza minore non trasporta i succhi nutritivi fino nei capelli e questi resteranno chiari, non diventeranno scuri. Cosí è il rapporto che esiste fra occhi blu e capelli biondi. Ogni persona che trasporta nel suo corpo i succhi nutritivi con abbastanza forza ha dunque occhi e capelli scuri, mentre chi li trasporta con minor forza li avrà chiari. Quello che vi ho detto vi permette di comprendere questo fenomeno.

 

Le persone, vedete, non riflettono sulle cose piú importanti. Ora, è riflettendo sulle cose piú importanti che si arriva a vedere che tutto vive. Anche la Terra su cui viviamo è stata giovane una volta – ricordatevi soltanto le descrizioni che vi ho dato precedentemente – la Terra era giovane all’epoca in cui generò i megateri giganti e anche gli ictiosauri. Essa fu giovane a un’epoca.

 

Oggi la Terra ha superato l’età di un uomo adulto, invecchia sempre di piú e un giorno perirà di vecchiaia e non delle cause di cui parlano gli attuali materialisti. In effetti, oggi viviamo un po’ questa decadenza della Terra. Ne deriva che ogni specie umana dispone oggi di una minore energia per trasportare le sostanze nutritive nel proprio corpo. Chi saranno i primi a sparire dalla Terra? Gli uomini con i capelli neri sopravvivranno piú a lungo, perché dispongono di un’energia piú forte; i biondi, la cui energia è minore, si estingueranno prima. Viviamo già la decadenza della Terra! Anche la persona che ha posto la domanda ha detto che oggi ci sono meno biondi che durante la sua giovinezza. È perché la Terra dispone di una forza minore che solo le persone con i capelli bruni o neri hanno ancora abbastanza energia; i biondi con gli occhi blu stanno scomparendo perché non hanno piú l’energia necessaria che permetta loro di trasportare le forze nel loro corpo.

 

Si può dunque affermare che i biondi ebbero sempre una corporeità piú debole e che erano forti solo nella loro psiche. Nei tempi antichi, c’era un gran numero di biondi; questi avevano una psiche forte, grazie alla loro anima sapevano una moltitudine di cose che oggi molti uomini non possono piú sapere. Per questa ragione ho potuto attirare la vostra attenzione sull’importanza del sapere di quegli uomini.

 

Prendiamo come esempio l’India antica, cinque- sei mila anni prima di Cristo. La sua popolazione era originariamente nera; gli indiani erano abbastanza scuri. Poi vi emigrarono degli uomini dai capelli biondi che venivano dal nord. Ne derivarono i bramini, uomini particolarmente venerati, i bramini biondi. Ma con il tempo questo colore biondo si perde perché la specie umana s’indebolisce. Un giorno potrebbero sussistere solo uomini con capelli e occhi bruni; se non si apporta niente agli uomini, questi resteranno ignoranti. Perché piú aumentano le forze fisiche, piú diminuiscono quelle psichiche. E all’epoca nella quale i biondi saranno scomparsi, l’umanità che vivrà sulla Terra rischierà di sprofondare nell’ignoranza, a meno che non sopravvenga la pratica di una Scienza Spirituale, di un’Antroposofia che, se oso esprimermi cosí, non conta piú sulla corporeità fisica, ma attinge l’intelligenza dall’in­vestigazione spirituale.

 

Vedete la reazione che bisogna avere imparando la storia naturale! Perbacco, gli uomini sulla Terra diventeranno stupidi diventando piú forti! All’epoca nella quale i biondi dagli occhi blu saranno scomparsi, gli uomini diventeranno ignoranti se non si verificheranno eventi indipendenti dal fatto di essere biondi. L’intelligenza è in rapporto con i capelli biondi. Come pochi succhi nutritivi sono inviati nei loro occhi, questi succhi restano nel cervello a cui donano l’intelligenza. Gli uomini dai capelli e occhi bruni e neri trasportano nei loro occhi e capelli quello che i biondi trasportano nel cervello. Diventano allora materialisti, non hanno interesse che per quello che si può vedere. Bisogna allora compensare con una Scienza dello Spirito. Bisogna praticare una Scienza dello Spirito mano a mano che l’umanità, perdendo il colore biondo, perde la sua intelligenza. Non abbiamo costruito questo edificio, il Goetheanum, per divertimento, ma per il divenire della specie umana, affinché possa essere aiutata dallo Spirito a non scomparire dalla natura.

 

Vedete, la cosa è talmente seria da poter dire: l’umanità che vive sulla Terra deve comportarsi diversamente da come faceva nei tempi antichi per dare a sua volta qualcosa. Perché in realtà è cosí: piú le razze bionde si estinguono, piú la saggezza istintiva dell’uomo muore. Gli uomini diventano piú stupidi. E gli uomini potranno restare intelligenti solo se non saranno materialisti, ma seguiranno una vera scienza dello Spirito. Questa è la realtà. Le persone alle quali tutto questo fa ridere, ridano pure! Ma hanno già riso di tutto quello che è successo e che ha portato ad un grande cambiamento.

 

Ben evidentemente, all’epoca che vi ho descritto e in cui vivevano gli animali giganti, i megatteri, gli ictiosauri, non c’erano ancora le mucche che davano il latte agli uomini. A giusta ragione non credereste che ci fossero uomini che utilizzavano il latte in questo modo. Ora, non piú tardi di ieri, ho letto un autore che dimostrava una certa paura nei confronti del progresso. Ecco cosa diceva: «Nello stesso modo in cui nei tempi antichi non ci potevano essere mucche, gli uomini che adesso dicono delle cose che non si dovrebbe dire prima di secoli, devono essere perseguiti perché non è ancora arrivato il tempo di parlarne. Bisogna aspettare dei secoli prima di farlo». Mi sembra che sia come se, all’epoca in cui le mucche dovevano fare la loro apparizione, nessuna di loro potesse osare trasformarsi in mucca! Si potrebbe allora dire: se si è dell’avviso che bisogna aspettare dei secoli prima d’insegnare quello che si fa oggi in materia di Antroposofia, quest’ultima non trionferà mai, come nessun animale si sarebbe trasformato in mucca preferendo restare un porco dei tempi antichi piuttosto che trasformarsi in mucca.

 

La nostra esistenza sulla Terra esige che osiamo realizzare delle trasformazioni. Quanto all’epoca attuale, è importante avere la volontà di elevarsi coscientemente alla conoscenza e di abbandonare lo stato di coscienza istintiva. È a questo scopo che vi parlo come faccio, perché possiate veder chiaro e comprendere di cosa si tratta. Quello che leggete oggi nei libri e le informazioni su quanto succede nel mondo non vi permettono di accedere alla sua comprensione né di conoscerne il funzionamento. La gente ignora tutto questo. Ma se si afferra il modo con il quale i succhi nutritivi arrivano fino agli occhi e ai capelli, si capisce anche il fatto che i biondi si estinguono. I capelli hanno uno stretto rapporto con gli occhi.

 

Leone

 

Per esempio, se andate a Milano e vi vedete dei leoni, osserverete la seguente cosa: ecco la testa del leone, la sua criniera, che è la parte piú importante del pelo di questo animale e la cui forma assomiglia a dei raggi.

 

Anche questo risale a un sapere antico, quando si conosceva il rapporto che esiste fra l’occhio e la luce, fra i capelli e la luce. I capelli sono in effetti simili a delle piante radicate nel suolo e la cui crescita è dovuta alla luce. Se la luce non è capace di attirare le sostanze nutritive fino ai capelli, essi restano biondi. Se qualcuno è piú incline alla materia, materialista, avrà dei capelli neri e i succhi nutritivi penetreranno nei capelli senza armonizzarsi con la luce.

 

Gli antichi lo sapevano ancora qualche secolo fa, e rappresentavano di conseguenza la criniera non ricciuta, ma simile a dei raggi, come se il sole facesse penetrare nella testa del leone dei raggi luminosi. Anche questo è molto interessante da osservare.

 

Rudolf Steiner


Conferenza tenuta agli operai del Goetheanum a Dornach il 13 dicembre 1922.

O.O. N° 348 – Traduzione di Angiola Lagarde.