Esercizi del volere e del sentire

Zhoel Staffieri

Operatività spirituale oggi

Esercizi del volere e del sentire

Zhoel Staffieri

 

Di cosa tratto. Il contesto

 

Ho scelto di portare un focus su due tra i “6 esercizi” dati da Rudolf Steiner, e per farlo ho applicato l’esercizio di Spregiudicatezza alla trattazione degli esercizi dedicati al Volere e al Sentire.

 

 

Perché lo faccio. L’obiettivo

 

Questo lavoro nasce principalmente dall’esigenza interiore di distinguere tra quanto Steiner ha indicato e le varie interpretazioni circolanti, che devono essere definite, e dichiarate, per quello che oggettivamente sono: interpretazioni basate su disquisizioni e/o esperienze soggettive.

 

Recuperato l’essenziale e l’autentico, veterani e neofiti possono attingere, “per libera iniziativa interiore”, a questa tecnica che restituisce regía all’Io nell’armonizzare le forze dell’anima, specie in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui paura e incertezza possono destabilizzare.

 

 

Come lo faccio. Il metodo

 

Faccio tabula rasa, con Spregiudicatezza, di ciò che giace nelle pieghe della memoria, dove conoscenza e pratica hanno sedimentato un modus routinario che fa da manuale di esecuzione degli Esercizi. E torno alle fonti, recuperando con rigore scientifico le citazioni, a comporre un mosaico di concetti. Concetti fatti di parole – quelle di Steiner – che sono portali di significati, verso cui disporsi con venerazione e fedeltà. Con questa intonazione, benedetta dal Genio del Linguaggio, la parola recuperata si svela nella sua ricchezza multidimensionale.

 

 

Le Parole di Steiner sull’esecuzione degli esercizi

 

Il 2° esercizio

 

Prima di lanciarci in una lettura frettolosa da cui deriverebbe un’interpretazione superficiale della pratica, chiediamoci di cosa Steiner parli in realtà a proposito del 2° esercizio. Parla di controllo – delle azioni – e di sua maestà il Tempo. Procediamo con ordine.

 

Tempo

 

Cosa si significa “controllo”, o meglio in cosa si sostanzia praticamente? In un pensiero cosciente, in un focus della coscienza sulle azioni, e quindi, nell’osservazione del soggetto agente: l’Io. In Scienza Occulta dice espressamente che «l’anima deve diventare padrona non soltanto nel mondo dei pensieri, ma anche della volontà. Nel mondo fisico sensibile è sempre la vita che si presenta come dominatrice, facendo sentire agli uomini questa o quella necessità, cosí che la volontà si sente stimolata a soddisfare tali richieste. Per la disciplina superiore l’uomo si deve abituare a obbedire severamente ai propri ordini: a chi ci si abitua accadrà sempre meno di desiderare cose inutili».

 

Ma c’è un ulteriore elemento che connota questa coscienza dell’agire, ed è la libertà, la libera “iniziativa interiore”. E questa è il combustibile morale dell’azione.

 

Poi parla di Tempo, ovvero della transizione che dovremmo operare tra muoverci secondo Chronos e agire il Kairos, il “tempo giusto”, dilatato, il tempo dell’anima, in cui qualcosa accade.

 

 

Per questo è importante individuare nelle indicazioni di Steiner 3 riferimenti al tempo:

 

il “darsi”, o il “prefiggersi” come obiettivo di compiere un semplice atto, un’azione insignificante fine all’esercizio stesso (l’azione pura)

 

il farlo in un preciso momento della giornata

 

il ripetere per un periodo (un mese o per la durata di mesi in Scienza Occulta, per un periodo sufficientemente lungo in Indicazioni per una Scuola Esoterica, regolando l’incostanza in Iniziazione).

 

La prima indicazione temporale richiama attenzione sull’intenzione, sulla decisione, su quel pre-figgersi, (dal latino fissare prima) che è un tempo che il pensiero “vede” e fa vivere l’azione in un tempo anteriore.

 

La seconda indicazione si riferisce al riuscire ad essere cosí presenti nello scorrere del tempo, da eseguire l’azione scelta nel momento prefissato. Chiunque abbia praticato questo esercizio potrà raccontare la propria frustrazione nel mancare, a volte solo per un minuto, l’ora scelta.

 

Chiunque potrà onestamente ammettere di essersi sorpreso di aver navigato a vista nei pensieri piú vari per un quarto d’ora o piú, convinto che fosse trascorso soltanto un minuto! Non si dovrebbero cercare rassicuranti scorciatoie per “assolvere” al compito datosi. Piú proficua è la frustrazione derivante dal fallimento dell’esercizio, se poi si rinnova ogni volta la volontà di perseguire quella coscienza e presenza del tempo che sfugge e finalmente un giorno padroneggiarla.

 

La terza indicazione temporale ha a che fare con il ritmo, la ripetizione, la costanza nell’eseguire l’esercizio, che ha come effetto l’imprimersi della qualità attesa nel corpo eterico, come l’incisione di un solco su vinile.

 

 

Il 3° esercizio

 

Anche rispetto a questo esercizio occorre smontare alcuni automatismi e imprecisioni e recuperare autenticità alla fonte.

 

Iniziamo dal fatto che la maggior parte delle persone crede che sia stato Steiner a denominare Equanimità questo esercizio. Non è cosí. Steiner utilizza questa parola solo nella seconda trattazione degli esercizi che fa in Indicazioni per una Scuola Esoterica. In questo caso denomina l’esercizio “Essere superiori al piacere e al dispiacere” e connota l’Equanimità quale prodotto del controllo sull’espressione dei sentimenti, e dice: «Quando ci si è trattenuti alcune volte, si avverte un sentimento di quiete e di equanimità. Bisogna lasciar scorrere questo sentimento attraverso tutto il corpo e passarlo innanzitutto dal cuore alle braccia e alle mani, affinché attraverso le mani irradi nelle azioni. Poi lo si lascia scorrere verso i piedi, e alla fine verso la testa».

 

Colazza Dell'Iniziazione

 

Giovanni Colazza, nel suo libro Dell’Iniziazione, definisce il terzo esercizio “Controllo del sentire”, mentre con la parola Equanimità si riferisce alla sesta qualità ottenuta come prodotto dell’attività animica nello sviluppo del fiore di loto a 12 petali situato nella zona del cuore. Infatti dice: «La sesta qualità è l’imperturbabilità, “l’equanimità” de­gli esercizi preliminari. Essa si sviluppa esercitandosi a sospendere le normali reazioni emotive per poi accettarle o respingerle una volta passate al vaglio della coscienza».

 

Sarà il suo discepolo Massimo Scaligero, come si può leggere in La Via del Nuovi Tempi e in Manuale Pratico della Meditazione, a fare della parola Equanimità il titolo dell’esercizio.

 

La seconda imprecisione riguarda l’oggetto dell’esercizio. È indubbio che si tratti della sfera del sentire, ma nello specifico si deve distinguere tra l’equilibrare i sentimenti e l’equilibrare l’espres­sione – sia iper che ipo – dei sentimenti cui Steiner si riferisce, ad una lettura attenta delle fonti. Molto spesso si è ignari di alcune proprie espressioni, e portarle a coscienza risponderebbe alla esortazione iscritta sul tempio di Apollo «Conosci te stesso».

 

La fedeltà alla fonte, il recupero spregiudicato della parola va applicato anche alla seconda parte di cui si compone la tecnica degli esercizi, cosí come riportato in Indicazioni per una Scuola Esoterica.

 

Sí, perché solo in questo testo Steiner fornisce, oltre alla spiegazione piú exoterica relativa allo sviluppo delle Facoltà descritte, anche una parte piú esoterica, costituita dal sorgere nell’anima di sentimenti da riversare in specifici distretti corporei, che si sostanziano in un movimento di correnti eteriche.

 

Eraclito

Eraclito

 

Ebbene, l’inesattezza in cui ci si imbatte è quella di forzare la corrente eterica accompagnandone il movimento, mentre Steiner dice chiaramente che è il sentimento che sorge a dover essere “riversato” nel distretto corporeo relativo.

 

Ad esempio, per il 2° esercizio, dice: «Si diverrà coscienti nell’anima di un sentimento di interiore impulso all’attività; tale sentimento va riversato per cosí dire nel proprio corpo facendolo fluire dalla testa fino al cuore».

 

Per il 3° esercizio, dice: «Grazie a una sottile attenzione si potrà un giorno avvertire in sé una quiete interiore. Si riversi questo sentimento nel corpo facendolo irradiare dal cuore alle mani, poi ai piedi ed infine alla testa».

Per dirla, concludendo, con Eraclito [47 D-K]: «Μὴ εἰκῆ περὶ τῶν μεγίστων συμβαλώμεθα» Non mettiamo insieme parole a vanvera intorno alle cose supreme.

 

 

Gli effetti della pratica

 

Poiché a tutti sono noti i benefici del praticare gli esercizi identificandoli nell’equilibrio interiore e in ciascuna delle qualità sviluppate grazie ad una coscienza sempre piú desta, val la pena ricordare altri effetti: lo spostamento dalla dimensione della necessità a quella della Libertà; la modificazione del Sonno e la continuità della coscienza; affrontare con coraggio i nostri doppi, riconoscere in noi l’operare delle forze dell’ostacolo e superarci continuamente, scegliendo di dare spazio al Cristo in noi; fare esperienze coscienti di soglia, rafforzando il nostro Io, affinché guidi le 3 forze del­l’anima che con lo sviluppo occulto e il passaggio di soglia tendono a slegarsi.

 

L’effetto che trovo piú interessante è la fiducia nel Mondo spirituale e il senso di responsabilità individuale verso il futuro, che ci inserisce nel flusso del divenire cosmico in accordo con l’evo­luzione dell’umanità.

 

Riguardo alla necessità per la nostra epoca di trasformazione del corpo astrale quale meta del­l’evoluzione terrestre, e di quanto l’umanità rischia di non poter piú conseguire, segnalo la conferenza XII de L’Apocalisse di Rudolf Steiner [O.O. N° 104] che convincerebbe anche il piú indolente dell’urgenza di metamorfosare le forze dell’anima.

 

 

1° esercizio:

 

CONTROLLO DEL PENSARE

 

Per almeno 5 minuti rendersi liberi dal confuso vagare di pensieri, per libera volontà.

 

Porre un pensiero semplice al centro dell’anima

«Partirò da questo pensiero, e per mia iniziativa interiore vi aggiungerò tutto quanto può esservi oggettivamente connesso

Alla fine del tempo prefissato, il pensiero deve stare ancora dinanzi all’anima altrettanto colorito e vivido quanto al principio

 

Ogni giorno, per almeno un mese, lo stesso o un differente pensiero.

 

A fine esercizio portare a piena consapevolezza il sentimento interiore di solidità e sicurezza che dopo un po’ si noterà nascere nell’anima

Concludere pensando al capo e alla linea mediana della schiena, come se si volesse riversare quel sentimento in quella parte:

 

Capo Cervelletto Midollo spinale.

 

 

2° esercizio:

 

INIZIATIVA NELL’AZIONE

 

Compiere una semplice azione trasformandola in un dovere quotidiano.

 

Compiere l’azione scelta alla stessa ora per un tempo significativo

Dopo un po’ di tempo, aggiungere una seconda, poi una terza azione e cosí via

Ogni giorno per almeno un mese.

 

Compiere questo esercizio in aggiunta al 1° esercizio sul pensare.

 

A fine esercizio portare a piena consapevolezza il sentimento interiore di impulso all’attività che dopo un po’ si noterà nascere nell’anima

Concludere pensando al capo e al cuore, come se si volesse far fluire quel sentimento in quella parte:

 

Capo Cuore Capo.

 

 

3° esercizio:

 

EQUILIBRIO NEL SENTIRE

 

Educare l’anima all’equilibrio rispetto alle oscillazioni tra piacere/sofferenza, o gioia/dolore..

 

Non farsi trascinare in alto da una gioia, abbattere da un dolore, trasportare dall’ira o dalla collera, da alcuna esperienza

Non farsi riempire di paura o attesa

Che nessuna situazione ci sconvolga.

 

Si noterà che al posto dell’impeto dei vecchi sentimenti sorgeranno nuove purificate qualità dell’anima.

 

A fine esercizio dopo un po’ si potrà avvertire in sé una quiete interiore, ponendo sottile attenzione

Almeno una volta al giorno richiamare questa quiete interiore e farla fluire

Riversare il sentimento di quiete nel corpo in un flusso che va da:

 

Cuore Mani

       Cuore Piedi

             Cuore Capo.