Ribattere sempre sugli stessi temi sembra sterile e a volte anche controproducente. Però, se abbiamo deciso di seguire una disciplina spirituale, tutto ciò che esercitiamo interiormente deve riversarsi nella vita quotidiana, nei rapporti sociali, nell’ambito della famiglia, con i figli, con i genitori, nei rapporti di coppia, nei rapporti di lavoro ecc. Non ci stancheremo mai di ripeterlo, dato che riscontriamo invece che alcune, anzi molte, persone tendono a dimenticarlo.
La nostra formazione interiore non deve subire rallentamenti, pause, addirittura periodi di negazione assoluta, con l’ingannevole sicurezza che potremo tornare indenni ad affacciarci a qualcosa che abbiamo contraddetto, ritrovando lo stesso livello che avevamo raggiunto e poi perso.
Il lavoro interiore esige perseveranza, conseguimento giornaliero della vittoria su noi stessi, sulle nostre debolezze, sul nostro carattere che tende a prevaricarci, a dettarci le sue condizioni, a distrarci dal sentiero che stiamo percorrendo, per avventurarci in viottoli secondari: deviazioni che attirano la nostra attenzione perché promettono l’insolito, il mirabolante, o l’esotico.
Spesso da quelle digressioni si torna sui nostri passi pentiti, o malconci. Si riprende il lavoro, ma qualcosa è cambiato, l’entusiasmo si è spento, e la lotta che si faceva quotidianamente ci sembra ora pesante da riaffrontare. Abbiamo perso il ritmo, la routine, che con la ripetizione aiuta a tenere il passo.
Come potremo affrontare il Drago che ci attacca assumendo molteplici aspetti, a volte in forma violenta, a volte in maniera seducente, altre ancora in veste di ineluttabilità? Come potremo riconoscerlo? Come compiere la giusta scelta fra due situazioni, se non avremo sviluppato il “senso della verità”, che è ciò che si forma in noi come risultato della frequentazione degli esercizi interiori?
Il lavoro tenace e ripetuto nel tempo ci congiunge con l’entità dell’Arcangelo Michele: il vincitore del Drago.
Scrive in proposito Massimo Scaligero: «Quello che è eternità in alto deve divenire continuità, ritmo, in basso: la continuità deve essere una conquista della volontà, è il compito dell’iniziando: il compito che non si svolge per forza propria ma per nostra decisione. Ogni superamento si congiunge con un superamento, come un apice a un altro, per un sentiero aereo di altezza. Ma ogni apice non è che la vittoria su un cedimento o su un livello di consunzione: l’apice non è uno stato fisso, ma una conquista. Ogni conquista di apice è una vittoria sul Drago: perciò è una connessione con il Vincitore del Drago. La donazione di sé a Michele è ritrovare il Christo, malgrado i limiti umani. Nell’umano il Christo penetra abolendo i limiti»
[da una lettera del settembre 1972 a un discepolo:
www.larchetipo.com/2005/mar05/accordo.htm].
È venuto a trovarmi un amico che non incontravo da molto tempo. Negli anni ha compiuto un notevole percorso nel campo della cultura e occupa una posizione di prestigio. Ricorda di aver iniziato, negli anni Ottanta, a leggere e a studiare i libri di Rudolf Steiner. Ne conosce un gran numero e ricorda perfettamente ognuno di essi, cita con precisione enciclopedica i contenuti, e dice di averli anche rielaborati per farne delle sue pubblicazioni. È ammirevole nell’aver conseguito una simile conoscenza, e mi sento piú volte in imbarazzo quando non riesco a ricordare da quale conferenza traggo delle frasi che si sono stampate fortemente in me, senza però poterne citare con esattezza la provenienza. Mentre lui conosce persino le diverse traduzioni di ogni libro letto e le differenze fra loro.
Il discorso prosegue scivolando sul personale. Una destabilizzante separazione dalla moglie, i figli in combutta con la madre e contro di lui, un elenco di “nemici”, sicuramente mossi da gelosia o invidia, una vita in trincea, a fronte di un apprendimento tanto approfondito dell’antroposofia.
Come può accadere? Cerco con discrezione di indagare sulla messa in pratica della disciplina. Chiedo quale esercizio gli riesca piú difficile attuare, e scopro che non ne ha mai eseguiti, né ritiene utile farlo.
Cito la frase di Rudolf Steiner, che considero un pilastro della Scienza dello Spirito: “un passo nella conoscenza e tre nella morale”. Non sembra dargli lo stesso significato: pensa che sia apprendere ciò che è scritto nei libri e comportarsi in maniera onesta nel quotidiano. Non credo che basti, dico. Certo, è giusto apprendere con la mente, e anche comportarsi onestamente, ma occorre lavorare su noi stessi per una trasformazione profonda del nostro temperamento, delle nostre inclinazioni e per lo sviluppo positivo delle nostre facoltà animiche. Un tale risultato si ottiene soltanto con ciò che nei libri fondamentali e nelle conferenze Steiner ha ripetuto con insistenza: i cinque esercizi interiori, e il sesto che rappresenta l’armonizzazione dei primi cinque.
Ho cercato di gettare dei semi non tanto nella mente, quanto soprattutto nell’anima di quel personaggio, che alla riuscita nella carriera e allo sviluppo mentale contrappone una vita affettiva fallimentare. Spero che quei semi, con il tempo, possano germogliare e magari persino fiorire.
Invocazione all’Arcangelo
Michael!Prestami la tua spadaaffinché io sia armatoper vincere il Drago in me.Empimi della tua forzaaffinché io sgomini gli spiritiche vogliono paralizzarmi.Agisci dunque in meaffinché risplendala luce del mio Io,cosí ch’io possa compiereazioni degne di te,Michael!
Rudolf Steiner |
Non è facile vincere il Drago, né fuori di noi, nell’ambiente esterno, né dentro di noi, quando le abitudini di pensiero formano una coltre di difficile penetrazione. Occorre l’audacia di voler cambiare, di aprirsi a nuovi modi di accogliere ciò che credevamo di avere acquisito nella giusta forma e fatto nostro. Il coraggio di riconoscere il nostro soggiacere alle seduzioni del Drago e individuarne le insidie per capire come difenderci.
Scrive ancora Massimo Scaligero: «Il ritmo positivamente sintetico è il segreto della coscienza liberata: che vince ogni diaframma e di continuo ristabilisce l’unità contraddetta. Perciò un atto di tipo eroico è sempre la soluzione: invincibilità di continuo riaffermata mediante iniziativa rapida, un ekagrata istantaneo che ristabilisce il circuito della forza, ogni volta, come nel primo momento. Ogni volta ritrovare, sia pure per breve istante, il massimo della intensità. È questa per ora la difesa dal Drago»
[da una lettera del marzo 1976 a un discepolo:
www.larchetipo.com/2010/lug10/accordo.pdf].
Non dobbiamo temere Draghi e Ostacolatori d’ogni sorta. Non sono loro a dover essere temuti, ma anzi essi rappresentano quanto va conosciuto per poter essere superato. Se non ci fossero le difficoltà da affrontare, diverremmo pigri e demotivati. Invece è la lotta da ingaggiare contro il Male – che è fuori e anche dentro di noi – a renderci vigili, attenti, combattivi, e alla fine vincitori.
Marina Sagramora