Ritornerò
I corpi possano riposare,
le anime ritornare.
Ritornerò!
Nel forte vagito
che riempie l’attesa,
tra volti nuovi,
anime già conosciute…
ritornerò!
Per imparare ancora,
conoscere il ritmo
della nuova stagione,
accendere e spegnere,
al nuovo risveglio,
ascoltare la musica,
che l’altro mi infonde,
ritrovare il sentiero
per santificare la prova,
la patria, l’amore,
la vergine pura
che nel silenzio devoto
infiamma il mio cuore.
Ritornerò!
Un giorno ritornerò!
Per poi ripartire
e libero ritornare…
Raffaele Ercole Sganga
Dell’alba il canto
Ho contemplato l’alba
quando gli uccelli
sonnecchiano nei nidi
e gl’implumi
nel tepore materno
non pigolano ancora.
Ho contemplato i grandi alberi
e il vento taceva
negli immobili istanti
del creato,
silenziosi, eterni:
prima che l’aurora sorgesse
foriera di aurea e rosea luce.
Alda Gallerano
Destino
Come scintilla muta
addormentata nell’Immanifesto
ho ondeggiato attorno alla luce
che tratteneva il respiro.
Sono poi stato gas che precipita
nell’incommensurabile vuoto cosmico
fin dove il desiderio
mi concretizzò nella purissima
stasi del granito.
Ahi, quale sferzante immobilità
in faccia ai venti di ponente
e di levante, solo, tra i ghiacci
e le stelle e i raggi infuocati
del sole d’agosto.
Vanità o brama o non ricordo
mi volle lichene, abete, ginestra
sulle pendici del Vesuvio,
a raccogliere le ultime parole
del Poeta oltraggiato dalla Natura.
E fu forse in quella fragile
gialla inconsistenza dell’essere
che concepii il movimento
come possibilità dell’infinito
spazio animale.
Ahi, strisciare di serpi tra i rovi
e urla di cinghiali nella brughiera,
e la vasta circolare savana
della fame e della sete
e delle mie fauci
grondanti sangue…
Conservo immagini della luna
che filtra nell’intricata foresta
e il senso leggero delle orme
del caimano sull’erba…
Quando emerse dal dolore
e dall’amore questo corpo umano?
Quando la parola mi liberò
dal rovente silenzio della Natura?
Tutto mi si presenta ora
misterioso e bello e straziante
e il desiderio incontenibile
dilania ancora il mio cuore
tra abissi simmetrici
dei quali non scorgo
il negro fondo…
I miei piedi amano danzare
ancora nella rigogliosa terra
ma il mio sguardo
è ormai preda della nostalgia
della Sua voce e scruta
senza posa tra le stelle.
Marco Rossi
Macte animo
Notte si stende
sulla fusa lava dei pensieri
che la pietra porta
sul quel che sembra
che sia pace, ma aspetta
che un improvviso imbrunire
ricolmi di ombra la veste
che cinge le ossa
nell’attimo sorgivo
degli ori solari
che empiono i Cieli
di vespro e di sospiri,
di lacrime terse,
di mèste preghiere
ritorte sui cirri,
sui bianchi riflessi
dell’animo umano.
Coraggio!
Quel forte monsone
che spinge
le schiene all’obbedienza,
che gonfia
le vele dei Voleri,
nella fòlgore iridescente,
nei Nuovi Tempi manifesta
per il risveglio dell’Uomo.
Pietro Sculco