«In quale rapporto sta oggi l’uomo, al suo grado di evoluzione, con Michele ed i suoi?» (R. Steiner, 2 novembre 1924 – O.O. N° 26).
L’umanità, soprattutto quella occidentale e europea, è totalmente smarrita. “Progresso” ha significato l’egemonia culturale e civica di una ideologia la cui caratteristica principale è stata ed è la mera negazione e contrapposizione con l’Altro da sé.
Fase storica oggettivamente necessaria per l’Autocoscienza, quella della pura negazione, ma come strumento di un concreto superamento verso le molteplici o multipolari Autocoscienze Nazionali connesse con lo Spirito del tempo (Il mistero delle anime nazionali nel periodo dell’anima cosciente).
Tale missione, che almeno le élite dei vari popoli avrebbero dovuto guidare, è ancora in una fase confusa e caotica. Criticismo ed empirismo hanno costituito invece la “malattia infantile” del “Progresso” occidentale, l’eterno Sessantotto basato su un sempre piú pericoloso keynesismo, ossia su una permanente bomba a orologeria che ha tutta la sostanza di una prigione per opprimere i popoli. Non vogliamo mettere in discussione i meriti teorici del Keynes, ma solo rilevare che nei fatti sociali concreti con il keynesismo piombiamo periodicamente in preventive tragedie collettive, giustificate dalle stesse élite keynesiane perché ci starebbero salvando dal male incombente, ossia dal Default totale. Inoltre il fanatico Suprematismo etno-militare-moralistico della “democrazia di Dio”, la sostanza ideologica del nazionalismo elitario-keynesista dell’Americanesimo, non si capisce cosa abbia a che vedere con quel “liberalismo dei diritti” o con quell’“internazionale liberale” di ottocentesca memoria di cui molto si parla. Ammesso gli Stati Uniti abbiano svolto una loro missione storica e spirituale sino al 1989, oggi si fa veramente fatica a comprenderla.
Massimo Scaligero specificò, piú pragmaticamente, che il nostro debito spirituale con i popoli orientali o estremo-orientali non è stato ancora risanato e non si sarebbe potuto risanare con ideologie materialiste, di qualunque colore e tendenza fossero (M. Scaligero, “Il pensiero cinese alle soglie di una nuova esperienza della realtà www.larchetipo.com/2008/ago08/filosophia.pdf).
Tale “Progresso” di radice occidentalistica è perciò un regresso globale illimitato; sempre piú popoli nel pianeta mostrano di preferire chiaramente la propria dimensione spirituale e morale tradizionale o il proprio legittimo “nazionalismo” all’abisso di livellamento e massificazione da nuova “anima di gruppo” o nuovo formicaio in cui il nazionalismo oligarchico, militare e imperiale dell’Americanesimo li vuole disperatamente trascinare, avendo ormai diffuso, con scarsissima prudenza, un multiforme contagio animico-spirituale.
Riguardo alle sfere dirigenti occidentali, la rappresentazione che ci donò Rudolf Steiner sugli eventi del 1914: chi doveva vegliare in realtà dormiva, è quella che tuttora, purtroppo, meglio rende la situazione al di là della perenne ipotesi complottista che maggiore presa ha sugli ambienti intellettuali più “esoterici”. Solo il Pensiero di Rudolf Steiner, nel campo culturale, mostra la dinamica occulta di un tale processo storico e la possibile direzione della risalita, che starebbe proprio alle élite europee tentare di percorrere. Scaligero definisce tale risalita il sentiero del sublime ritorno (M. Scaligero, Yoga, Meditazione, Magia, Teseo Edizioni, Roma 1971). Occorrerebbe grande spirito di sacrificio individuale e di rinuncia rispetto alle proprie precedenti convinzioni ideologiche per tentare di percorrerlo, è vero, ma la realtà sta mostrando, senza piú pietà alcuna, che alternativa non vi è. È quindi importante precisare di quale progresso avremmo realmente bisogno come uomini dell’Epoca dell’Anima Cosciente. Secondo il Dr. Steiner:
«In vario modo il divino spirituale si afferma nelle seguenti tappe:
1° – con la sua propria primordiale entità;
2°- con la manifestazione di quella tale entità;
3°- con l’ attività, quando l’entità si ritrae dalla manifestazione;
4°- con il creato, quando nel parvente universo non c’è piú il divino, bensí unicamente le sue forme» (Ibidem).
Il mondo originario e primordiale del quale l’uomo è parte, l’entità divino-spirituale, evolve cosí in manifestazione cosmica dell’originario divino-spirituale (mondo stellare) mentre l’entità aleggia dietro la manifestazione; nel suo risplendere e roteare il divino-spirituale vive e trama quale manifestazione. «Si può dire: nella posizione e nelle rivoluzioni di una stella, si poteva allora vedere direttamente l’attività del divino-spirituale» (Ibidem).
Con il mutare dei tempi, il mondo stellare cessa di portare immediatamente in sé l’attività divino-spirituale. Si apre perciò la fase dell’effetto operante o attività in cui subentra una dualità tra il divino-spirituale e il cosmico. «Michele, in ragione della sua propria entità, rimase unito al divino-spirituale. Egli cercò di trattenere l’uomo quanto piú possibile vicino al divino-spirituale. In tale intento persistette sempre. Egli voleva preservare l’uomo dal vivere troppo in un mondo che era solo effetto operante del divino-spirituale, non entità e non manifestazione».
Nell’attuale vita sulla terra, l’uomo è integrato in un cosmo che possiede solo la residuale Forma del pregresso effetto operante, o della pregressa attività, ovvero la sola opera compiuta del divino-spirituale che ha già attraversato le tre precedenti fasi di evoluzione progressiva. «Nelle sue forme, tale opera compiuta è assolutamente di natura divino-spirituale. Le forme, i processi naturali, rivelano alla visione umana il divino, ma non lo contengono piú vivente. La natura è opera del divino, è divina elaborazione, dovunque è immagine dell’attività divina». L’uomo è l’unica entità terrestre che conserva il divino-spirituale nelle proprie sorgenti vitali, grazie all’Azione di Michele, che perennemente è unito al divino spirituale avito. La novità rivoluzionaria dell’Epoca dell’Anima Cosciente, databile orientativamente attorno al 1413 d.C, diviene quindi decisiva per la medesima evoluzione delle Gerarchie Spirituali. «Il divino-spirituale da cui l’uomo proviene, come entità umana cosmicamente espandentesi, può pervadere di luce il cosmo che oramai esiste solo nell’immagine del divino-spirituale. Non sarà piú la stessa entità che fu una volta come cosmo, quella che sorgerà cosí per opera dell’umanità. Attraversando il gradino dell’umanità, il divino-spirituale sperimenterà una esistenza che prima non manifestava». Ciò è oggi possibile in quanto nel rapporto dell’uomo con il mondo entra un elemento divino che corrisponde spiritualmente a epoche precedenti ma che appare in questi tempi. Nel riprendere la vita terrena, l’uomo cerca di stabilire una sintesi armonizzatrice tra i moti delle stelle e la sua nuova vita terrena; tale missione era anticamente spontanea e naturale, oggi è invece assolutamente necessaria la mediazione dell’arcangelo Michele tra il divino attivo nelle stelle e l’umano. Qui entra quindi in gioco la presenza dell’Io nell’Anima Cosciente che liberamente si può aprire, con moto volitivo, all’attività solare michaelita: questa opera è ciò che dà a Michele, l’entità che più ha a cuore il destino umano, “profonda soddisfazione” poiché può compiere una esperienza evolutiva e progressiva che esalta “la sua solare volontà di vita”.
Il pensiero dialettico morto, esatta controparte degli universi spaziali quantitativi freddi e misurabili postcopernicani e postbruniani, divenne una necessità per l’esperienza piena dell’Autocoscienza soggettiva di veglia dal quindicesimo secolo in poi. Da quel contesto, occorre dunque attenersi sempre di più alla Rivelazione di Michele se veramente si vorrà illuminare l’universo nel suo ulteriore progresso contrastato dalle potenze Arimaniche, le quali combattono affinché il progresso si conchiuda invece in un cosmo quantitativo, intellettualizzato, meccanicizzato, massificato, livellato sempre piú verso il basso.
Il “Progresso” arimanizzato – per quanto goda oggi di fatui ma significativi lampi – è di conseguenza un graduale regresso verso stati pre-individuali e pre-umani di oggettività astratta e alienata, di estinzione del Soggetto. In una simile vita, livellata verso il materialismo, il nichilismo e verso il sostanziale disprezzo dell’originaria entità divino-spirituale, l’uomo perderebbe il Cristo, in quanto il Logos è venuto nel mondo con una intellettualità che era ancora quella che viveva nel tempo del divino-spirituale, allorché nella sua entità forgiava il cosmo.
Se, viceversa, oggi viviamo e parliamo in modo che i nostri pensieri possano essere anche quelli del Cristo e del Vangelo di Giovanni adatto all’Anima Cosciente (Cfr. la decisiva O.O. N° 103), opponiamo alle potenze Arimaniche qualcosa che ci preserva dal divenire loro prigionieri.
Si deve poter accogliere in sé il puro pensare matematico-scientifico come lo stiamo sperimentando dal quindicesimo secolo, ma si dovrebbe soprattutto imparare a vivere e a parlare secondo il linguaggio del Cristo con il metodo conoscitivo conforme all’Anima Cosciente, secondo la salutare via operativa che Massimo Scaligero ci indica quale Resurrezione del morto intelletto individuale.
«Dobbiamo imparare a parlare il linguaggio del Cristo, non solo intorno alla liberazione dalla natura, non solo intorno all’anima e alla Divinità, ma intorno al cosmo» (O.O. N° 26).
Silvano Aspromonte