Giugno

Poesia

Giugno

Papaveri e ginestre

Nei campi ardono papaveri,

e la ginestra segna

dove ha fine la terra

e preme il cielo

con imperi d’azzurro.

Viene ora il tempo

degli alti zenith roventi,

di ampie volte fiammanti

dove le costellazioni

tracciano solchi perlati

sul volto della notte.

Solitarie montagne nutrono

il richiamo del cuculo, ovattato,

e nelle brine di ore antelucane

gemma la rosa canina

nell’abbraccio dei rovi.

Essere pula di grano

e frangia di soffione

fatti preda del vento.

Essere frutti maturi

offerti in olocausto

al tempo.

Oppure canne di palude

incise ad arte

perché il vento da noi

tragga suoni

e ci dia voce;

ci dia il canto, la parola,

il nome.

Essere amore

appena fiorito

e già consumato,

stagione da poco nata

e già compiuta.

Divenir semi

portati dal vento

in migrazioni estreme.

Essere appena morti

e già fiorire.

 

 

Fulvio Di Lieto