Cristiano, non essere timido:
con veglie, preci, digiuni,
tu puoi sottomettere
l’intera armata dei diavoli.
Angelus Silesius
Il pellegrino cherubico
Può forse sembrare eccentrico rispolverare oggi Alexis de Tocqueville (1805-1859) e John Stuart Mill (1806-1873) con la loro tyranny of the majority, ma di fronte al vuoto e stolto chiacchiericcio (il cuore lacrima) di tv, giornali ed internet, non infecondo.
J.S. Mill: «Pertanto, proteggersi dalla tirannide del magistrato non è sufficiente: ci si deve proteggere anche dalla tirannide dell’opinione e del sentimento prevalenti, dalla tendenza della società a imporre, con mezzi diversi dalle sanzioni civili, le proprie idee e le proprie pratiche a coloro che dissentono da essa, a ostacolare lo sviluppo – e, se possibile, a prevenire – la formazione di qualsiasi individualità non in armonia con i suoi schemi, e a costringere tutti i caratteri a uniformarsi ai propri modelli».
Già prima, acuto, avvertiva del pericolo “Società”: «Ma se emana direttive sbagliate anziché giuste, oppure concernenti ambiti in cui non dovrebbe interferire, essa esercita una tirannia sociale piú pericolosa di molte altre forme di oppressione politica …in quanto penetra molto piú in profondità nelle pieghe della vita quotidiana al punto da asservire l’anima stessa» (corsivo nostro).
A latere una recente intervista a un infermiere il quale, ça va sans dire, parla a nome della maggioranza della categoria: offeso, tradito e stizzito perché, dopo la sospensione per mancato vaccino, la minoranza di colleghi rientra al lavoro retribuito. Fa specie, da parte di persone fino a poco tempo fa partigiane della solidarietà lavorativa, per loro punto fondamentale di pensiero e lotta. Mah! Questo però, appunto, a latere.
J.S. Mill a tre anni studiava il greco antico, a sette il latino e adolescente passeggiava con lo spietato David Ricardo (1772-1823) disquisendo di economia. Gentiluomo inglese prudente nel pensiero, economista utilitarista e filosofo, mostra anche una capacità di pensiero spregiudicato; allora in Europa, in diversi contesti, si sapeva ancora pensare. Sulla separazione tra autorità spirituale e autorità temporale, preciso osserva: «La religione, il piú potente dei fattori costitutivi del sentimento morale, è stata quasi sempre governata o dall’ambizione di una gerarchia, tendente al controllo di ogni aspetto della condotta umana, oppure dallo spirito del puritanesimo».
Nel mondo moderno la straripante immoralità ha la sua sorgente in una cultura morta e meccanicista di cui le esangui confessioni sono un aspetto. Una umanità decrepita ma follemente abbarbicata alla sua decrepitezza ha un immenso terrore del vero nuovo, del nuovo spirituale, “dei sentieri da raddrizzare”. L’individualità è vista come un ostacolo, la comune e stanca ordinarietà come una soluzione. Cosí è facile e meccanico ripresentare il vecchio, sempre sotto nuove forme. Insistente è la riproposizione di una visione duale sotto nuove vesti. Se accorti, si può vedere in coloro che parlano di lotta “fra noi e il nemico”, “fra noi e i cattivi”, “fra noi e Satana” la certa presenza di falsi profeti, per di piú quasi sempre accompagnati da velleità politiche assai dubbie.
L’azione in senso christico è sempre trinitaria. Si muove tra due tendenze avverse all’uomo e in lotta mortale fra loro. Sarebbe ingenuo non avere presente che esse sono sempre pronte a ferree alleanze per dominare e controllare l’uomo, prima di tutto la sua anima.
È un vecchio vizio che si ripete, in cui le confessioni religiose hanno avuto storicamente un ruolo non secondario. Si paventa la lotta contro il nemico a nome del proprio dio e del proprio credo, ma in realtà si tratta di una guerra fra due correnti avverse all’uomo. Questi, tragicamente ingannato, crede di operare e combattere per la propria divinità, comunque venga concepita, perché poi anche progresso unilaterale e visione scientista lo sono, ma fa l’opposto; si manifesta cosí una crescita esponenziale dello spirito dell’avversione.
In sintesi il Christo è sempre punto di equilibrio fra le due correnti ostacolatrici.
Però anche da un punto di vista solo logico, appare difficile se non impossibile attuare nella pratica della vita un atteggiamento di equilibrio quale si è accennato, se non si possiede il concetto scientifico spirituale delle ripetute vite terrene e del correlativo destino individuale e mondiale. Al di là che uno creda o no nel karma, che il verbo credere è sempre meglio usarlo con molta cautela.
Solo tale concetto illimpidisce la dinamica del reale, perché l’equilibrio richiede prima di tutto un grande coraggio di cui tragicamente manca l’attuale cultura. La battaglia è sul piano spirituale.
Lo aveva infatti capito il buon J.S. Mill; in realtà tutto il potere anglosassone, ancora dominante nel mondo, si basa su questa conoscenza. Il potere è prima di tutto potere dello Spirito, capacità di dominare e coartare le anime: stato, armamenti, cultura, economia ne sono un necessario corollario.
Con buona pace dei nostrani sonnambuli valvassini ancora convinti di un’economia sovrana e sempre decisiva. Ma anche di nebulosi, ingenui e no, spiritualisti impegnati in strampalate analisi non mancanti a volte di buone intenzioni e di parziali verità, spesso pasticcione e assai noiose e per lo piú presumenti, però vanificate dal vizio di fondo: la dualità.
Spira purtroppo un antico spirito, politico, che suggerisce ad anime poco ferme vecchi dogmi su nuove vesti. Il suo compito, come sempre ha fatto in passato, è quello di mostrare una condizione, inevitabilmente materialistica, senza via d’uscita, che in quanto tale permetterebbe azioni non solo errate ma antispirituali.
Non è un caso che L’Arcangelo Michele venga rappresentato oltre che con la spada anche con la bilancia.
Siamo in tempo di guerra, in realtà lo eravamo già ma si faceva finta. Purtroppo sembra che piú che una conclusione sia un principio. Si palesa qualcosa deciso e organizzato da molto molto tempo con assai acuta, gelida intelligenza. La menzogna necessaria a suo sostegno passa impunemente sulle anime addormentate, ma sempre piú o meno sofferenti. Per fortuna non mancano quelle, pur non molto numerose, che sanno guardare la realtà con occhi aperti.
La paura è il segno della rimozione dello Spirito, dell’accettazione passiva di quanto il mondo apparente e tridimensionale ci offre, di quanto ci mostra la “tenebra luminosa”; è segno dell’essere travolti dal mare dei sentimenti non vagliati da un pensiero sveglio, dell’essere dominati da una volontà tendente al sub-umano.
Operanti in senso christico sono i nostri pensieri, sentimenti, azioni, se capaci di contrastare ogni spirito di avversione perché saturi di vera compassione. Che non vuol dire mancare della giusta severa valutazione del presente male con gli eventuali necessari provvedimenti.
Il Regno si può estendere solo attraverso i nostri pensieri se alti e vivi, le nostre azioni se determinate da una volontà alta perché frutto di un pensiero vivente, e il nostro modo di vita; cosí da essere realmente individualità e liberi.
Salvifico essere compenetrati da un costante senso di devota gratitudine spirituale, scevro da lamentele e recriminazioni.
Documenti scientifico-spirituali quali i Vangeli, frequentati con serietà, si rivelano straordinari scritti di precisione geometrica e matematica, sorprendente oltre che elevata.
Matteo dedica un passo alle preoccupazioni, svelandole per ciò che effettivamente sono.
L’ovvia ma frettolosa e ottusa obiezione di fatalismo che sempre viene fatta, segnala mancanza di pensiero. Volendo perlomeno riflettere, si può osservare che il verbo usato è “aggiungere”: «E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?» (Mt 6,27).
Nella sveglia e ferma consapevolezza, l’Apostolo Paolo ci rivela qualcosa che non elimina l’importanza di intervenire nel mondo tridimensionale, ma la inquadra in una prospettiva alta; richiede la grande responsabilità di ogni individuo per un operare che non inverta e spezzi le dinamiche celesti.
«La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (Lettera Efesini 6,12).
Gelso
Le citazioni di J.S. Mill sono tratte dal volume Sulla Libertà, Bompiani.