La prima questione sociale

Filosofia

La prima questione sociale

Nicolas Guibal «Gli insegnamenti di Socrate per le strade di Atene»

Nicolas Guibal «Gli insegnamenti di Socrate per le strade di Atene»

 

Una delle domande che Socrate poneva agli Ateniesi, girovagando per la città, era relativa al concetto di Libertà. Molto spesso gli si rispondeva per analogie, per esempi, oppure si descrive­va la democrazia come fos­se stata la Libertà stessa.

 

Tralasciando le reazioni del filosofo, che diventavano ironiche, cattive; dobbia­mo ammettere che ancora oggi, come tessuto culturale della società occidentale, non ci siamo chiariti alcun­ché circa l’Ideale di Libertà.

 

Libertà è una parola abusata, spesso, piú per giustificare i suoi effetti, come la democrazia ad esempio, ma quasi mai per spiegare se stessa. Però la democrazia, senza la quale si pensa non possa esistere Libertà, è completamente diversa da quest’ultima.

 

In una concezione tripartitica, nel senso steineriano, la Libertà riguarderebbe, anzi riguarda, la sfera dell’organismo spirituale, educativo; mentre la democrazia solo ed esclusivamente il rapporto politico (organismo giuridico), tra chi demanda il potere e chi è demandato. Anzi, ancora piú dettagliatamente, riguarda l’aspetto organizzativo della selezione della classe politica, e non la relativa gestione del potere.

 

Questa confusione è a mio avviso il primo segnale che la tripartizione è essenzialmente un Ideale che non è, in primis, chiaro dentro di noi. Nei fatti, i tre organismi sociali sono operativi, ma non essendone coscienti, agiscono in modo confuso, intrecciandosi ed intralciandosi tra di loro.

 

Paradossalmente un’Idea di fondamento come la Libertà, non solo è ignorata nella sua comprensione originale, ma è addirittura vassalla di concetti organizzativi. Dall’epoca di Socrate ad oggi ancora non ci chiediamo cosa sia la Libertà, ma ci limitiamo ad usarla come giustificazioni di una serie di approcci sociali.

 

Tutte le libertà invocate al giorno d’oggi, nei piú disparati campi, sono unicamente atti di libero arbitrio, che “usano” la Libertà, ma non sono essa.

 

La Libertà sta a monte di tutto questo: è necessaria affinché gli uomini possano essere arbitri delle decisioni personali, e non abbiano pressioni esterne.

 

Se si risalgono i pensieri, come in una concentrazione, su tutte le concatenazioni di pensiero attorno alla Libertà, si raggiungono livelli di concetti di “libero arbitrio” sempre piú sottili, ma l’essenza della Libertà sfugge sempre. In questo senso, possiamo spezzare una lancia a favore degli Ateniesi; perché la Libertà non è un concetto. Qualunque concetto la definisce, ma non la comprende. La si può solo vivere; e questo può farlo solo l’Iniziato.

 

libertà

 

Come il concetto di Pensiero non lo si può comprendere, ma solo definirlo, cosí avviene per la Libertà.

 

E come quando si pensa un concetto non si sta realmente “pensando”, ma solo usando il Pensiero per comprenderlo; cosí quando si vive liberamente le azioni della vita, non si è liberi, ma si sta usando la Libertà per vivere.

 

La Libertà è fondamento del libero arbitrio. Per dirla “alla matematichese”, è condizione “necessaria” e “sufficiente”. È “necessario” per il libero arbitrio essere la Libertà, ma è “sufficiente” per la Libertà essere anche il libero arbitrio. Come dire: senza Libertà il libero arbitrio non esiste; invece la Libertà non ha bisogno del libero arbitrio per esistere, ma ne è solo un’estensione.

 

Quindi la Libertà è fondamento creante di ogni azione libera; esattamente come il Pensiero è fondamento di ogni pensato.

 

E come per il Pensiero, cosí la Libertà nell’estrinsecarsi negli atti liberi, si esaurisce, sparisce. Si estingue negli atti di cui è emanazione. La Libertà quindi è una forza che deve essere raggiunta attraverso ascesi del pensiero. È un archetipo da vivere, quale fondamento dell’Universo, che liberamente avrebbe potuto creare oppure no. Si estrinseca liberamente in ogni dove, anche nelle nostre faccende umane, inesauribilmente; proprio come fa il Pensiero.

 

Quindi non può essere fatto “politico”, conquista sociale. Non può appartenere all’organismo giuridico (oggi politico).

 

Howard David Johnson «Merlino consiglia re Artú»

Howard David Johnson «Merlino consiglia re Artú»

 

Gli Uomini che si occuperanno dell’organismo giuridico della società, dovranno essere educati in modo da far fluire in modo cosciente e creante l’archetipo Libertà. Potranno anche non essere Iniziati, l’importante è che ne siano meritevoli allievi. Quelli che al­l’epoca di Socrate erano chiamati “Filosofi” potranno essere guida, cosciente ed attiva nella società, per l’ispirazione giuridica: Merlino “consigliava” Artú, non ne prendeva il posto.

 

Già un’evoluzione ascetica di un certo numero di saggi consentirebbe di avere degli “educatori”, saggi, di una futura classe dirigente; che prenderebbe ispirazione dagli insegnamenti ricevuti, per trasformarli in giuste indicazioni sociali.

 

Senza questo “humus fertilizzante” tutto rimane “aria fritta”, perché la mancanza di un’adeguata educazione, impedisce anche di capire cosa sia realmente la “Libertà”, che viene confusa con i suoi tanti effetti.

 

Il fondamento vero dell’evoluzione umana deve essere lo Spirito, come realizzazione cosciente dei veri Archetipi Universali.

 

Nella tripartizione, comunque si deve partire dall’evoluzione Spirituale, dall’educazione, dall’Arte; altrimenti non formeremo mai gli uomini per una funzione sociale sana e positiva.      Continueremo a confondere la Libertà con le sue “demagogie”. Avremo una società convinta di essere “libera” perché sempre piú istintiva.

 

 

Massimo Danza