Pensiero arimanico e pensiero micheliano

Socialità

Pensiero arimanico e pensiero micheliano

San Michele

 

In occasione della Festa dell’Arcangelo Michele, che si celebra questo mese, è interessante comprendere l’aiuto che questa Entità dà all’uomo che vuole sviluppare la sua autocoscienza, la vita del proprio Io. Sappiamo che nell’Io è presente tutta la forza, soltanto che l’Io è inserito nel corpo, e in esso si può dire che è paralizzato, perché il corpo non è ancora strumento dello Spirito. Però l’uomo ha l’attività del pensare, un pensare che può essere arimanico o micheliano.

 

Il pensiero umano può operare per il fatto che l’Io ha un rapporto diretto con la cerebralità, può muovere il karma e agisce sulle zone del sentire e del volere. L’uomo attuale ha un pensiero dell’Io che è arimanico, ma è proprio questo pensiero che può ritornare pensiero dello Spirito.

 

La concentrazione ha questo scopo. Come ha ripetutamente precisato Massimo Scaligero in tante sue opere importanti sul pensiero, quando noi prendiamo come soggetto della concentrazione un cucchiaio, una penna o uno spillo, ci rivolgiamo a tutta prima ad un concetto arimanico. Però la concentrazione capovolge la situazione. È un’operazione apparentemente semplice, ma è al di sopra della piú alta filosofia, del piú alto idealismo. Perché l’idealista usa il concetto senza considerarlo. Nell’esercizio che compiamo, invece, c’è una penetrazione del concetto. E con esso si ha la dimostrazione dell’indipendenza del pensare dalla fisicità, e anche la dimostrazione che la scienza attuale, la scienza materialista, usa il pensare ma lo degrada.

 

Le percezioni che continuamente si presentano a noi dal mondo esteriore fanno riferimento al pensare, perché qualsiasi percezione non direbbe nulla a coloro che non pensano. L’animale vede e percepisce anch’esso la realtà attraverso i sensi, ma non l’afferra con il pensiero, mentre l’essere umano dinanzi a una percezione penetra la realtà, per cui il materiale percettivo è risolto dal suo percepire.

 

Piero del Pollaiolo «San Michele»

Piero del Pollaiolo «San Michele»

 

Quando il contenuto percettivo condiziona il pensare, quel pensare è arimanico. Ma è quello che noi utilizziamo nella vita di tutti i giorni. Noi possediamo lo stesso processo con il quale la scienza elabora le sue indagini. La scienza però non ha alcuna idea del lavoro che dovrebbe fare. Ignora la capacità di trasformare il pensare arimanico in pensare cosciente, che è la vera possibilità del congiungimento dell’uomo con una potenza cosmica: quella che domina le forze in cui il karma dell’uomo funziona come un fatto oscuro e impenetrabile. Quella potenza è Michele.

 

L’altissima entità di Michele ha accompagnato l’uomo dalla sua iniziale intelligenza celeste fino al punto in cui quella intelligenza si è materializzata, quando Lucifero e Arimane hanno iniziato a contendersi l’uomo.

 

L’entità cosmica di Michele ha combattuto una battaglia per l’uomo e ha sconfitto il drago: solo dopo è divenuto possibile per l’umanità il passaggio dal pensiero arimanico al pensiero micheliano. Questo vuol dire che il pensiero micheliano ha posto l’uomo in una posizione nuova rispetto al karma. Rudolf Steiner ci dice che l’Entità di Michele può portare modificazioni profonde nel karma dell’umanità.

 

Sappiamo che l’essere umano era prima contenuto in un contesto cosmico, quando ancora non era libero. Ma ad un certo punto della sua evoluzione questo contesto cosmico ha cessato di avere una funzione positiva. L’azione di Michele allora è divenuta tale che può portare l’uomo alla liberazione da certe influenze cosmiche, che un tempo erano positive e che, continuando ad agire oggi, sono divenute di segno contrario.

 

Fraternità

 

Questo spiega certi errori della cultura attuale, quando prende in considerazione come positivi, benèfici e con­sigliabili molti impulsi del passato. Ad esempio quando tratta di una socialità che non è vera, che si veste di forme sociali senza esserlo, perché parte da un pensiero arimanico che finge la socialità. La forma arimanica è la relazione diretta fisica, cui si aggiunge il sentimento luciferico. Ma la vera socialità potrà essere attuata come relazione di fraternità solo quando l’uomo realizzerà lo Spirito.

 

Alcuni considerano “difficile” l’esercizio della meditazione o quello della concentrazione. È importante però capire che ciò che ci si presenta come difficoltà oggettiva riguarda tutti gli esseri terrestri, appartiene a fatti karmici collettivi, alla conformazione animica e mentale dell’uomo odierno. Ma se si decide di lavorare ugualmente con il pensiero, ignorando l’idea paralizzatrice della difficoltà, attuando quella insistenza volenterosa e fiduciosa di ogni giorno, allora si è in una zona in cui si attestano le forze dell’Io, le quali giungono sempre quando noi sollecitiamo lo spirituale.

 

Cronaca dell'Akasha

 

Possiamo dire che questo lavoro del pensiero può essere integrato anche da certe immaginazioni di cui ci possiamo nutrire leggendo le opere dei nostri Maestri, come la cosmologia steineriana, ad esempio La cronaca dell’Akasha, perché con il pensiero noi operiamo una liberazione sul piano mentale che influisce anche sul piano del sentire e del volere.

 

Ma non ci possiamo fermare alle sole letture, il lavoro deve essere portato avanti. Occorre capire che vi sono forze del sentire che sono in relazione con un gruppo di Gerarchie, e forze del volere che sono in relazione a un altro gruppo di Gerarchie. Pro­veremo allora una profonda devozione riguardo a queste Entità cosmiche, che sono operanti sulla nostra Terra e nel cosmo, e che possiamo riconoscere in certi ritmi della natura o nel movimento degli astri.

 

Un tale lavoro immaginativo può essere fatto anche senza l’indi­pendenza del pensiero puro, e dischiude all’uomo un sentire dello Spirito che può arrivare fino a realizzare, in un certo modo, un tipo di pensiero libero dai sensi. Però se l’uomo capisce quale è il livello del pensiero puro, instaura un rapporto con le Gerarchie, e questo viene ristabilito mediante Michele.

 

Il pensiero di Michele è contenuto nelle opere dei nostri Maestri. Sono opere che ci parlano di qualcosa di molto elevato e illuminato. Essi ci hanno ben spiegato che tipo di pensiero sia quello arimanico: si tratta di un pensiero assoluto. Arimane si appropria per suo uso del pensiero cosmico.

 

Rudolf Steiner «Arimane»

Rudolf Steiner «Arimane»

 

Arimane è una Entità che si è staccata e ribellata, e che vive facendo parte a sé. Nello staccarsi ha portato con sé l’intelli­genza cosmica fino ad usarla per la propria manifestazione. La potenza di Arimane sull’uomo è diventata pericolosa quando questi ha perso il contatto con l’intelligenza celeste. Arimane ha potuto cominciare ad agire allora su di lui.

 

Quando la creatura umana è discesa nel mondo materiale, Arimane gli ha suggerito i pensieri con cui correlarsi con la realtà. Il pensiero materialistico è il pensiero di Arimane con cui noi sentiamo la realtà degli oggetti. Se fossimo discesi dal mondo spirituale con l’intelligenza cosmica dentro di noi, questa ci avrebbe dato un grande potere sul fisico, e avremmo sentito, attraverso la percezione, la comunione con tutti gli altri esseri, non avremmo trovato un muro per ostacolare il nostro passaggio, avremmo risolto la fisicità delle cose. Ma non staccandoci dal Divino, non avremmo avuto la possibilità di allontanarcene, per poi negarlo e infine ritrovarlo in piena libertà.

 

Caratteristica del pensiero arimanico è, in una persona che si esprime, un senso di grande sicurezza nell’asserire quanto considera come verità assoluta, per cui quando si ascolta parlare un individuo molto intelligente, si tende a dargli ragione, a credere giusto quanto afferma, perché la sua intelligenza dà forza a quello che dice. Si tratta di qualcuno che sente il proprio pensiero come suo, ci tiene al proprio punto di vista e lo attesta con decisione.

 

L'universo pensa i me

 

La caratteristica del pensiero micheliano è il contrario. Michele lascia che il pensiero si presenti come una forza obiettiva. L’esercizio della concentrazione porta a conoscere determinati pensieri delle Entità cosmiche. La conquista del pensiero cosciente micheliano si manifesta come rivelazione. L’uomo non considera piú suo il pensiero, ma sente che il pensiero appartiene al cosmo e realizza quell’antica condizione degli asceti che dice “l’universale pensa in me”.

 

La concentrazione e la meditazione portano a una liberazione dell’Io attraverso il pensiero libero dai sensi, riconnettendo il meditante al Logos, «la cui luce soltanto – come scrive Massimo Scaligero a chiusura del suo Trattato del pensiero vivente –  può restituire all’anima l’originaria natura divina».

 

 

Marina Sagramora