La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaSto attraversando un momento veramente difficile. Tutto il lavoro di pensiero di fiducia, speranza, ottimismo sembra arrivato ad un vicolo cieco: improvvisamente. Da un momento all’altro ho perso tutto: la voglia di credere, la fede, e si impone in modo soverchiante la realtà di ciò che sembra. Sono disperata. Come madre ancora di piú; vedo mia figlia cercare rifugio in un dispositivo che le offra immagini, video, film, sequenze interessanti, utili a distrarla. Io sento la sua angoscia rispetto a questa vita vuota che non ha nulla da offrirle. Niente piú colori, piú conforto di pensieri luminosi, piú memoria, immersi in una dimensione dove non esiste nulla di vivo, nulla che sia animato di sentimento, nulla che entri in risonanza con il proprio essere; questo è ciò che sento io ora ma è anche quello che prova la maggior parte degli adolescenti; molti tra loro non sanno e alcuni di loro forse non sapranno mai, vivono in un mondo dove esiste solo l’oggi. Non c’è futuro. Quando cominciai questo percorso credetti di dover convertire la mia disperazione in gioia; questa era l’unica missione che mi spettava, mi ripetevo, dopo tanto terrore. Gli sforzi di onorare la vita con la gioia di viverla, nonostante tutto e malgrado tutto, sono stati l’unica risorsa a tenermi attiva, da un punto di vista morale. Come posso ancora pensare alla gioia di onorare la vita col mio amore se l’anima di questi giovani piange per lo stato di morte in cui loro vivono? È una situazione tremenda, desolante, di profondo immenso dolore; questi ragazzi sono assolutamente privi del senso di meraviglia della loro vita, tutto è ovvio, tutto è prevedibile e fuori di loro c’è il nulla; quando non sono al cellulare dormono, dormono e dormono, ore e ore passate a dormire, scappano. Come si salveranno? Chi li salverà? Come infondergli sicurezza quando noi stessi dubitiamo? Nessuno si salva da solo!

 

Amalia B.

 

 

Occorre, nonostante questi cupi pensieri, essere ottimisti, fare l’esercizio della positività, credere fermamente nel Karma, e soprattutto nel Signore del Karma, che è il Cristo. Tutto quanto accade è necessario e giusto per farci camminare, proseguire, andare avanti. Molti vorrebbero fermarsi, cercare di assaporare l’oggi, divertirsi con i giocattolini offerti dall’Ostacolatore, ma il Karma ci spinge e inevitabilmente ci propone sempre nuove prove da superare: quelle attuali sono veramente difficili. Il futuro però c’è, e sarà meraviglioso per i figli e i nipoti. Si tratta di resistere a questo periodo di buio, di gravissime difficoltà, che è stato necessario per far svegliare i dormienti, i pigri, i viziosi. In un modo o nell’altro tutti dovranno compiere dei passi: alcuni li faranno in salita, altri in discesa. Ma dovranno avanzare. Nostro compito è indirizzare i passi dei giovani verso la strada in salita, che è la piú ardua, certo, ma quella che darà le maggiori soddisfazioni. Quella in discesa appare facile, ma dà le piú grandi delusioni e in seguito i pentimenti. Bisogna ritrovare lo Spirito, quello che sembra oggi dimenticato, ma la cui luce è dentro ognuno di noi, e senza la quale il mondo non ha significato. È vero, nessuno si salva da solo. È importante capire che gli altri sono nostri fratelli, e dobbiamo aiutare chi non ce la fa, chi ancora non capisce, chi ancora crede che occorra stare nel gregge per avere la sicurezza. Ma non è piú il periodo del gregge, questo è il periodo dell’anima cosciente, dell’individualismo. Non dobbiamo perdere la fede nel Mondo spirituale. I giovani si sveglieranno dal loro sonno informatico, capiranno di dover vivere all’esterno, non nei telefonini. Ci vuole pazienza e fiducia. Soprattutto, dobbiamo dare l’esempio. Se ci arrendiamo noi, quale aiuto possiamo dare ai nostri figli e ai nostri nipoti? Il nostro lavoro deve essere sia esteriore, dando testimonianza nella società, sia interiore, con gli esercizi e la preghiera, che sono la nostra forza, la nostra sicurezza.

 


 

letterinaVorrei fare tanto, aiutare, far capire a chi sta vicino a me, soprattutto a quelli della mia famiglia, ma tutti sono presi dai loro problemi, assolutamente esteriori, il piú delle volte anche poco importanti, e credono che sia tempo perduto quello da dedicare allo spirito, che secondo loro non esiste. Esiste la psiche, che può ammalarsi, e allora si va dallo psichiatra, o dallo psicologo. Ma quello che faccio, le mie letture, i miei discorsi, sono considerati superflui, mi dicono anche fastidiosi, perché non seguono il pensiero corrente, al quale ci si deve adattare. Vi chiedo: devo desistere e non parlare piú apertamente neppure in famiglia? O è comunque necessario tentare di dire quello che penso sia giusto, anche se per il momento non viene ascoltato, almeno apparentemente? Io spero sempre che le mie parole, in particolare quelle rivolte ai miei figli, non si perdano nel vuoto. Che prima o poi tornino in mente, e magari aiutino a prendere una decisione giusta, invece di cedere alla tentazione di prendere quella sbagliata.

 

Stefania L.

 

 

È vero che nessuno vuole sentirsi riprendere o condannare per le decisioni prese, o per il tipo di vita che conduce. Però abbiamo la responsabilità di far capire, o almeno tentare di far capire, a chi è sull’orlo di un burrone, che un passo ancora e può precipitare. Come avvertiva Massimo Scaligero: «Si è alla vigilia di eventi che possono essere gravemente distruttivi per l’uomo o preludere ad una rinascita nel segno dello Spirito». Noi lavoriamo affinché il futuro sia di rinascita, ma sappiamo che tanti si adoperano per il contrario. Sarebbe incomprensibile per noi immaginare le ragioni di decisioni tanto contrarie allo sviluppo dell’umanità, se non fossimo stati edotti del fatto che molte persone che guidano i popoli sono prive di Io, e sono “abitate” da entità ostacolatrici. Quindi non dobbiamo essere assillanti in famiglia, ma neppure lasciare che le cose vadano per il loro verso, in veloce discesa verso l’abisso. La giusta via di mezzo è sempre la migliore. Occorre trovare il momento giusto e mettere la parola correttrice, o di giusta indicazione, o anche di conforto quando arriviamo troppo tardi…

 


 

letterinaHo avuto dei problemi di salute e ho cercato di prendere un appuntamento con il mio medico di base per essere visitata. Lui via computer mi ha segnato le analisi da fare, ha ricevuto i risultati delle analisi direttamente dal laboratorio dove le ho effettuate e mi ha inviato sempre via computer il numero della ricetta medica elettronica per le medicine da prendere. Non ha voluto ricevermi né visitarmi. Siamo ridotti cosí, che il lavoro dei medici si basa solo sulle analisi?

 

Francesca M.

 

 

La scienza, quella medica in particolare, si è distaccata dall’indagine che parte dal pensiero per poi volgersi all’esperimento pratico, nel caso della medicina alla visita, all’auscultazione, alla palpazione, a quello che si chiamava “l’occhio clinico”. Ha abbandonato l’esperienza immaginativa, quella che possiamo considerare goethiana. Sono le analisi a fare la diagnosi e la prognosi del male. Allo stesso modo lo scienziato, esaminando ad esempio la formazione di alcuni processi chimici, non li correda con la controparte immaginativa, che da lui deve partire, per comprenderli nella loro realtà, che è fisica ma anche interiore. Egli vi assiste come in stato di sonno. L’attuale apparato scientifico e sanitario, avendo tagliato fuori l’uomo e basandosi solo sui risultati delle analisi chimiche o delle apparecchiature scientifiche, ha eliminato la partecipazione pensante dello scienziato o del medico. Questo rende la vita sempre meno umanamente tollerabile, perché il medico al quale ci rivolgiamo è nelle mani della tecnologia e non il contrario, la tecnologia nelle mani del medico. Raccontava Massimo Scaligero che due giovani, seguaci dell’antroposofia e appena laureati in medicina, andarono a trovare il dottor Colazza per chiedergli qualche consiglio in merito alla loro futura professione. Lui rispose: «Per essere dei bravi medici, ricordate di essere anzitutto dei bravi antroposofi. Solo allora potrete aiutare veramente chi si rivolgerà a voi per essere curato e risanato».