L’ordine aureo, archetipo della nuova civiltà

BioEtica

 

L’ordine aureo, archetipo della nuova civiltà

 

DA FRANCESCO D’ASSISI A RUDOLF STEINER

 

La genesi delle Comunità Auree,

unico futuro possibile per i figli di Dio

Nemeton

 

Il 4 Ottobre, secondo il Calendario Pagano, è la Festa del Bosco Sacro, o Nemeton: nei luoghi piú magici e misteriosi dei loro territori, le antiche popolazioni celtiche si inoltravano in quelli che consideravano dei veri e propri santuari naturali, per divenire un tutt’uno con gli esseri elementari, con la Natura in tutte le sue manifestazioni. Il Nemeton, in realtà, era essenzialmente un luogo interiore in cui ritrovare la parte piú pura e vicina agli Dei, che si cela nell’Uomo, nel profondo del Bosco Magico della sua anima.

 

San Francesco d'Assisi

 

In questa stessa data, si festeggia anche il Santo Patrono d’Italia, Francesco D’Assisi. Il piú cristiano, in quanto profondamente e intimamente legato alla figura del Christo e al suo messaggio rivoluzionario d’amore e fratellanza. Al contempo, Francesco è il piú pagano dei santi, perché come i Celti diveniva un tutt’uno con gli spiriti della natura e gli elementi, che chiamava fratelli e sorelle. Percepiva direttamente l’operato delle Gerarchie angeliche e della Mano di Dio in tutto ciò che ha vita, e trasferiva l’impulso cristiano dell’amore universale ad ogni creatura e a tutto il creato.

 

Questa sua caratteristica straordinaria era dovuta indubbia­mente anche al “retaggio” buddista del santo, che nelle sue precedenti incarnazioni aveva avuto un legame profondo con il Buddha, del quale era stato discepolo prediletto.

 

Nell’articolo scritto sull’Archetipo nell’ottobre 2013 da Yuika Aurora Uchiyama, Azione morale come contributo all’evoluzione possiamo ripercorrere la storia di quest’anima cosí unica e preziosa per l’evoluzione di tutta la Civiltà Occidentale, soprattutto nell’ottica rosicruciana di mediazione tra via ascetica e apostolato attivo nel mondo.

 

Ecco una citazione, presente nell’articolo, delle parole di Rudolf Steiner riguardo al compito di Francesco D’Assisi: «Christian Rosenkreutz aveva riconosciuto il significato che avrebbe avuto per l’intero cosmo, se il Buddha avesse agito su Marte, l’importanza che vi avrebbe assunto la dottrina buddista del Nirvana, quella per cui l’uomo si dovrebbe staccare dalla Terra, poiché tale dottrina era inadatta a promuovere la civiltà terrena indirizzata alla pratica, quale si mostrava nel discepolo del Buddha Francesco d’Assisi, in quanto quella dottrina rendeva i suoi adepti uomini estranei al mondo. Ma quello che nel buddismo non era adatto a promuovere la vita pratica al­l’uomo tra nascita e morte, era della piú alta importanza alla promozione della sua anima tra morte e nuova nascita. Dal secolo diciassettesimo, quando si compí il sacrificio del Buddha su Marte, Francesco d’Assisi si incarnò una sola volta per un brevissimo periodo, per poi seguire il suo Maestro su Marte. Questa azione, atta a evitare una netta distinzione tra ascesi e materialismo, è indice di una direzione del Mondo Spirituale, di Christian Rosenkreutz».

 

Benozzo Gozzoli «Nascita di San Francesco nella stalla»

Benozzo Gozzoli «Nascita di San Francesco nella stalla»

 

Nel ciclo di conferenze Cristo e l’anima umana, nel capitolo “Le sorgenti della moralità” (O.O. N° 155), troviamo poi un racconto davvero sorprendente per bocca del Dottore, proprio sulla figura di San Francesco: «Per caratterizzare le forze morali personali che si concentrarono nella individualità di Francesco d’Assisi, cerchiamo di delineare la cosa davanti all’anima come essa si presenta all’oc­cultista, anche a costo di venir tacciati di pazzia o di superstizione. È bene prendere sul serio questi fatti, perché essi agirono altrettanto sul serio in quel periodo di transizione. È noto che Francesco d’Assisi era figlio del mercante Pietro Bernardone e di sua moglie Pica. Il padre faceva molti viaggi in Francia per affari ed era un uomo cui le apparenze esteriori stavano molto a cuore. La madre era donna di pie virtú, di fine sensibilità di cuore, devota e religiosa. Le leggende che circondano la nascita e la vita di Francesco d’Assisi corrispondono realmente a fatti occulti. Spesso nella storia fatti occulti realmente avvenuti vengono adombrati con immagini e leggende. Cosí è assolutamente vero che un certo numero di persone, prima che Francesco d’Assisi nascesse, vennero a sapere per mezzo di visioni o rivelazioni che doveva nascere un’importante personalità, fra esse Santa Ildegarda. Insisto su questi fatti storici, controllati attraverso l’indagine della Cronaca dell’Akasha. A Santa Ildegarda apparve in sogno una donna col volto lacerato e grondante sangue che le disse: “Qui sulla terra gli uccelli hanno il loro nido, le volpi le loro tane, io però non ho nulla, neanche un bastone su cui appoggiarmi”. Quando Ildegarda si svegliò da questo sogno, ebbe coscienza che questo essere rappresentava la vera immagine del cristianesimo. Cosí sognarono molte altre persone, e si convinsero che l’apparato esteriore della Chiesa non era l’involucro adatto a contenere il vero cristianesimo. Cosí avvenne realmente che, mentre Pietro Bernardone si trovava in Francia per affari, un pellegrino entrò in casa di Pica, la madre di Francesco d’Assisi, e le disse: “II figliolo che tu aspetti non potrà venire al mondo in questa casa dove abbonda il superfluo. Per seguire il suo Maestro egli dovrà nascere sulla paglia e perciò tu dovrai partorirlo nella stalla!”. Non è leggenda, ma pura verità quell’invito rivolto alla madre di Francesco d’Assisi. Per cui, mentre il padre era assente, la nascita del bambino poté effettuarsi cosí sulla paglia e nella stalla.

 

Anche quanto segue corrisponde a verità: qualche tempo dopo la nascita del bambino, nel luogo dove era nato, si vide un uomo strano, mai visto prima d’allora e mai piú dopo, che percorreva le strade annunciando: “In questa città è nato un uomo importante!”. Altra gente che viveva ancora in uno stato di coscienza chiaroveggente udí un suono di campane nell’ora della nascita di Francesco d’Assisi.

 

Molti avvenimenti simili potrebbero ancora venir enumerati, ma a noi bastano questi per dimostrare come sulla comparsa di una singola personalità si sia concentrato allora tutto il mondo spirituale. Aggiungendo ancora un altro episodio, tutto questo apparirà sempre piú interessante. La madre aveva pensato che il bambino dovesse chiamarsi Giovanni, e cosí fu chiamato. Solo quando il padre tornò dalla Francia, poiché in Francia aveva fatto buoni affari, volle, a sua idea, che a suo figlio fosse imposto il nome di Francesco. Ma originariamente il bambino si chiamava Giovanni.

 

Ci basti rilevare pochi fatti dalla vita di questa singolare personalità. Che cosa ci si rivela del­l’uomo Francesco d’Assisi, osservandolo da ragazzo? Ci si rivela che egli si comporta come un discendente dell’antica cavalleria germanica, e ciò non deve meravigliarci, date le molte mescolanze di popoli seguite alle invasioni dal Nord: coraggioso, battagliero, pervaso dall’ideale di acquistarsi fama ed onori con le armi. …Quando, essendo in servizio di cavalleria, si trovò nella necessità di prender parte ad una spedizione contro Napoli; il giovane Francesco ebbe in sogno una visione. Vide in un gran palazzo molti scudi e molte armi; e vide una parte dell’edificio dove erano sparsi frammenti di armi. Egli ne trasse la conseguenza che ciò fosse un incitamento a diventare un guerriero e si decise a partecipare alla guerra contro Napoli. Ma già per via, e ancor piú dopo che si era unito alla spedizione, ebbe varie visioni e rivelazioni interiori; sentí una voce che gli diceva: “Non andare oltre, hai interpretato male la visione del sogno, che era per te della massima importanza. Torna ad Assisi e ti verrà rivelato come lo devi giustamente interpretare”. Egli obbedí a queste parole, tornò ad Assisi, e lí ebbe un colloquio spirituale con un essere che gli disse: “Non devi servire esteriormente la tua vocazione di cavaliere. Tu sei destinato a trasformare tutte le tue forze in forze dell’anima, da foggiare come armi che dovrai usare animicamente. Tutte le armi che vedesti nel palazzo significano per te le armi animiche e spirituali della pietà, della compassione e dell’amore. Tutti gli scudi significano la forza della ragione e del discernimento per conservarti forte nei patimenti di una vita dedicata alla pietà, alla compassione e all’amore”.

 

Giotto «San Francesco e la rinuncia agli averi»

Giotto «San Francesco e la rinuncia agli averi»

 

Il padre …non poteva capire che il figlio, dopo la sua trasformazione, gettasse via i suoi vestiti migliori, e anche l’indispensa­bile, per dare tutto ai bisognosi. Egli non poté capire la trasformazione che aveva portato suo figlio a dirsi: “È incredibile come si faccia poca attenzione a coloro attraverso i quali gli impulsi cristiani hanno raggiunto risultati cosí grandiosi in occidente”, e che lo spinse, in conseguenza, a fare un pellegrinaggio a Roma per deporre una grossa somma di denaro sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo.

 

Queste cose il padre non poteva capirle.

 

Non occorre descrivere le lotte che ne seguirono. Basta osservare che in queste lotte, per Francesco d’Assisi, si erano concentrati tutti gli impulsi morali. Questi avevano trasformato il coraggio e il valore in facoltà interiori dell’anima; e queste si erano cosí sviluppate da provocare in lui uno straordinario rafforzamento nelle meditazioni, sino ad apparirgli in forma di croce col Crocifisso. …Francesco d’Assisi fu guidato a cercare i lebbrosi, dovunque essi fossero senza temerne il contagio. Ed un male contro il quale allora nulla potevano i farmaci, per cui era necessario allontanare i malati dalla comunità umana, fu guarito in molti casi da Francesco d’Assisi, perché egli si presentava a questa gente proprio con le forze dei suoi impulsi morali che gli toglievano la paura e gli davano sempre piú il coraggio non soltanto di lavare accuratamente le piaghe dei malati, ma di vivere con loro, di curarli intensamente, di baciarli, di penetrarli col suo amore. …Dobbiamo sentire assolutamente che in ciò vi è una realtà, analoga a quella che vi è nell’aria che respiriamo e senza la quale non potremmo vivere. Una simile realtà scorreva nelle membra di Francesco d’Assisi e da qui in tutti i cuori a cui si dedicava, poiché Francesco d’Assisi prodigava una pienezza di forze che scorrevano fuori di lui; e proprio questo quid fluí nell’intera vita dell’Europa piú matura e vi si incorporò trasformandosi in elemento animico e agendo contemporaneamente nella realtà esteriore».

 

Un Cavaliere del Divino, e un salvatore insostituibile della Civiltà cristiana ed europea tutta, è ciò che viene fuori dalle parole di Rudolf Steiner sul Santo Patrono dell’Italia.

 

Ben poco resta sul piano esteriore dell’eredità e dello spirito del francescanesimo delle origini: povertà, umiltà, vegetarianesimo, rispetto per ogni essere vivente, sono valori poco graditi alla Chiesa attuale. L’Ordine Francescano creato dal Poverello di Assisi è da molti secoli ben lontano dagli intenti e dalla sensibilità del suo fondatore.

 

Il Cantico delle Creature risuona nel profondo di pochissimi eletti, mentre la maggioranza dei “cristiani” non è in grado di condividere l’afflato mistico aureo, solare, che infonde la saggezza e la compassione buddista nella tradizione occidentale cristiana, donando ad essa e a tutta la civiltà europea nuova linfa e una speranza per un futuro in cui la Terra sarà davvero compenetrata dal messaggio di amore e di Resurrezione del Christo.

 

Viviamo al termine di un’età oscura; siamo circondati da una società involuta, decadente, barbara nel senso piú abietto del termine: guerre feroci, abuso degli innocenti, violenza e crudeltà diffuse, dovrebbero essere un lontano ricordo, invece dilagano ovunque, segno del cedimento quasi totale del genere umano alle lusinghe degli emissari delle Forze dell’Ostacolo.

 

Noi sappiamo la verità, ossia che il Male non potrà prevalere: a breve qualcosa di molto grande e potente farà a brandelli i piani malvagi di chi ha peccato di orgoglio e ha creduto di poter costruire un mondo governato da leggi contro Dio e la Natura, una civiltà anticristica e blasfema.

 

Ricostruire una Nuova Civiltà umana basata sugli impulsi delle Gerarchie angeliche e sul messaggio del Christo sarà un compito bellissimo ma particolarmente arduo: sarà necessario un Ordine di consacrati interamente e profondamente devoti a Dio, alla Madre Divina e alle sue Leggi sacre che governano magnificamente tutto ciò che è in Natura, è che viene lodato nel Cantico delle Creature.

 

Cantico delle Creature

 

Il nuovo francescanesimo sarà probabilmente una riunificazione delle vie di Pietro e di Giovanni, una cristificazione della vita e della Società.

 

Gli esseri umani dovranno organizzarsi in Comunità Auree, in cui ognuno sia operoso e devoto e nessuno sia vizioso e prono al Male.

 

Chi oggi è consapevole di ciò che ci attende, deve essere pronto a confermare la propria scelta di seguire il Bene, perché Maestri come Rudolf Steiner e Massimo Scaligero ci hanno preannunciato l’epoca ormai vicinissima, in cui tutte le maschere e gli orpelli delle Forze dell’Ostacolo dovranno cadere.

 

Negli ambienti antroposofici, di recente si sta parlando sempre piú frequentemente di dare vita a delle Comunità, delle coabitazioni di anime che seguono una stessa Via spirituale, quella indicata dal Dottore e dagli eredi piú fedeli ai suoi insegnamenti.

 

Per riuscire a compiere il miracolo di far convivere in pace ed armonia gruppi numerosi di individui, diversi tra loro seppur affini, occorre un grandissimo aiuto dal Mondo Spirituale, perché personalismi; egoismo e brama di potere sono sempre dietro l’angolo.

 

I Nuovi Apostoli avranno la forza, la tenacia e il carisma per far avverare questo miracolo. E il seme gettato tanti secoli fa in Umbria dal Poverello di Assisi, darà vita ad un Albero maestoso: la Civiltà delle Comunità Auree!

 

 

Shanti Di Lieto Uchiyama