Mi rendo conto di non padroneggiare le mie reazioni quando mi capitano situazioni difficili nella vita di tutti i giorni e anche in quella delle persone vicino a me. Quando mi succede un fatto negativo cerco di reagire, ma non ci riesco, e se è un fatto terribile finisco in depressione. Anche se un’amica mi racconta un suo problema o un dramma che sta vivendo, non riesco ad aiutarla, perché mi avvilisco, mi deprimo. Ho cercato di fare gli esercizi consigliati da Rudolf Steiner, ma non ci riesco bene. Cos’altro potrei fare?
Orietta S.
A volte, quando ci accade qualcosa di spiacevole, sentiamo che ci sono forze di un certo ordine, piú alte di noi, che ci aiutano. Però, se le cose sono appena un po’ piú serie, o drammatiche, non siamo piú capaci di attingere a quelle forze, e perdiamo quello che con il lavoro interiore avevamo conquistato. E allora dobbiamo ricominciare da capo. L’esperienza ci dice che con una meditazione intensa e portata molto avanti possiamo giungere a un punto in cui l’intelligenza umana viene superata e comincia qualcosa che è come uno scorrere di saggezza. Questa esperienza è cosí bella, rara e alta, che dovremmo capire come fare perché si riproponga. È importante non solo per noi, ma anche per chi è vicino a noi, per quelli che amiamo e che possiamo in questo modo aiutare. Non si tratta di presunzione, ma ci rendiamo conto che abbiamo una responsabilità verso gli altri: se con il lavoro spirituale riusciamo a conquistare delle forze interiori, esse sono utili non solo a noi stessi ma anche agli altri, e non dovremmo disperderle in cose futili, superflue, o in bisticci e contrasti. Anche se minimamente, noi abbiamo la possibilità di agire spiritualmente su quanto avviene intorno a noi. Quando un amico ci racconta un suo problema o un suo dramma personale, possiamo andargli incontro attingendo a quella potenza dello Spirito della quale siamo partecipi, con quella capacità di ascolto e partecipazione che abbiamo sviluppato con la disciplina interiore compiuta. Se quel lavoro non c’è stato, se non abbiamo esercitato la volontà, reagiremo con l’avvilimento o con la depressione. Mentre è importante poter aiutare, oltre che noi stessi, anche chi ci chiede consiglio, o consolazione. E questo può avvenire solo se sviluppiamo le forze morali. È necessario capire che nella realtà fisica, esteriore, ogni fatto è portatore di un contenuto che cerca di entrare in noi, di agire su di noi perché riusciamo a trarne consapevolezza ed esperienza. Non dobbiamo farci condizionare dai fatti. I fatti sono la maya che il quotidiano ci porta incontro affinché siano compresi e superati. Essi non devono avere un potere sconvolgente su di noi, non devono toglierci le forze, dobbiamo affrontarli facendo appello a quel pensiero metadialettico, a quel pensiero non riflesso, di cui ha costantemente parlato e scritto nei suoi libri Massimo Scaligero. Occorre capire che un fatto può essere un inganno che condiziona il sentimento e quindi domina il pensiero. Se facciamo un lavoro severo e costante, arriviamo a comprendere che il potere che ha su di noi un fatto è il suo risuonare in noi attraverso il sentire. La maya ha il potere di condizionarci, di risuonare dentro di noi. La possiamo dominare impossessandoci delle forze del volere, che riusciamo ad acquistare coscientemente solo dal pensare. Nell’esercizio della volontà, che è una rappresentazione che si traduce in un movimento, partiamo sempre da un pensiero. Ci vuole un rafforzamento della concentrazione, della meditazione, un volgere verso il potenziamento della volontà. Cos’altro fare? Insistere, lavorare quotidianamente, non lasciarsi scoraggiare. Le forze di reazione positive arriveranno, e i problemi, i drammi, riacquisteranno il giusto peso che rivestono: prove karmiche da vivere per essere affrontate e superate.
Vorrei fare una domanda. Cos’è l’eucaristia per la Scienza dello Spirito?
Oleg N.
È quello che anche il cattolicesimo ci dice: è il mistero della transustanziazione. Massimo Scaligero ce ne parlò con molta commozione in un incontro, ricordando anche una delle stanze di Raffaello, quella del miracolo di Bolsena. Si tratta di uno dei doni che il Logos ha fatto all’uomo: poter mangiare il frutto della terra che diviene corpo del Cristo. Attraverso la consacrazione viene dato al sacerdote il crisma della trasformazione del pane e del vino, ma ognuno di noi un giorno non mangerà piú distrattamente il suo alimento quotidiano solo per nutrirsi, o avidamente per goderne i sapori, bensí lo farà per prendere in sé il corpo del Cristo. Saremo noi stessi a benedire e a “transustanziare” il pane in corpo di vita del Cristo, e il succo dei frutti nel Suo sangue divino. Nel ciclo di conferenze Da Gesú a Cristo, Rudolf Steiner cosí ci spiega: «Come il cristiano non evoluto poteva trovare mediante l’eucaristia la sua via verso il Cristo, cosí il cristiano evoluto, che attraverso la progredita Scienza dello Spirito impara a conoscere la figura del Cristo, potrà elevarsi nello Spirito a ciò che in futuro diverrà pure una via essoterica per tutti gli uomini. Ciò fluirà come la forza che dovrà portare all’uomo un ampliamento dell’impulso del Cristo» (O.O. N° 131). Una cosa che sempre Rudolf Steiner consigliava è la preghiera prima del pasto. Nel ciclo Universo, Terra e Uomo egli dice: «Per quali ragioni in ogni tempo gli Iniziati esortarono gli uomini a pregare prima dei pasti? La preghiera doveva solo documentare che con l’assunzione del cibo qualcosa di spirituale penetra nell’uomo» (O.O. N° 105). La preghiera consigliata da Steiner da recitare prima dei pasti è quella di Angelo Silesio: «Non il pane ci alimenta / quel che del pane ci nutre / è la Parola eterna di Dio. / Essa è Vita e Spirito. Amen».
Mio figlio ha iniziato a frequentare una palestra di Yoga e adesso legge tutti libri di Yoga, medita con la respirazione ecc. Come devo considerare lo Yoga, positivo o negativo?
Maria Teresa C.
È già positivo il fatto che questo giovane cerchi una via, un orientamento, rispetto ai giovani che preferiscono passare il tempo in discoteca. Nel suo avvicinarsi allo Yoga c’è probabilmente la ricerca di qualche cosa di piú essenziale, di piú profondo e vero, ma è difficile che questo possa essere concepito e trovato senza passare attraverso diversi errori, tra cui quello dello Yoga. Si crede di cercare lo Yoga, quando in realtà si cerca una via morale, spirituale. Ma è difficile trovarla, è piú semplice trovare una palestra di Yoga, oggi ce ne sono ovunque. Anche Massimo Scaligero in gioventú aveva praticato lo Yoga, era stato in contatto con Sri Aurobindo, pensava che lo Yoga fosse la chiave risolutrice della conoscenza della vita. Ha scritto sull’argomento in molti suoi libri, sconsigliando di praticarlo. Diceva che era stato utile per lui conoscere lo Yoga, perché alla fine aveva capito che esso è fuori di questo tempo, che non è una via per la salute fisica, come molti credono, oppure una via per il rafforzamento interiore, ma che è invece il contrario. Diceva inoltre che quello che circola attualmente non è lo Yoga originario, ma è l’adattazione di Maestri moderni. Una figura luminosa come Sri Aurobindo ha trasformato in una forma filosofica il suo Yoga. Quello che viene attuato qui, prevalentemente in forma di ginnastica, sembra dare una forza, ma qualsiasi ginnastica sviluppa delle forze fisiche. C’è una certa leggerezza nell’occidentale, il quale, senza rendersi conto di ciò che sta alla base del processo della coscienza, accetta di peso una tradizione che gli è estranea. In questo caso, visto che il ragazzo legge – ed è già una rarità che un giovane si applichi alla lettura – potrebbe leggere Dallo Yoga alla Rosacroce: uno scritto biografico di Scaligero, che fa percorrere con l’Autore il processo di conoscenza che partendo dallo Yoga porta alla Via dei Nuovi Tempi.