In un angolo di Umbria, nei pressi di Cascia, c’è la località di Roccaporena, ove ebbe i natali Santa Rita (1381-1457), al secolo Margherita Lotti, “la Santa dell’impossibile”, di cui il 22 maggio ricorre la festa. Il paese trae il suo nome da Porrina, poi Porena, una Sibilla che secondo la tradizione profetizzò la nascita di Santa Rita.
Principalmente gli attributi di Porrina erano di guaritrice, pratica di erbe magiche e medicinali: aveva doti di vaticinio, saperi e poteri che la assimilavano a quelli della piú nota dea Angizia, che aveva casa e tempio piú a Est, nel Sacro Bosco di Luco, nella terra dei Marsi, in Abruzzo.
Porrina potrebbe corrispondere alla Porrima citata da Varrone e Ovidio come divinità paredra di Carmenta, profetessa e per certi versi versione femminile di Giano, con due volti, uno verso il passato e l’altro verso il futuro.
Porrina vaticinava nella Grotta d’Oro, dove piú tardi Santa Rita si sarebbe spesso ritirata in preghiera.
Nello Stemma del Comune di Cascia, di cui Roccaporena fa parte, sarebbe rappresentata proprio Porrina, incoronata e ritta, nella mano sinistra un serpente, il Rebis della conoscenza, e nella destra tre fiori, ora raffigurati come tre gigli, ma pure simbolo alchemico del centifoglio e del pollibastro, essenze floreali legate alla magia e note un tempo in quei luoghi.
Le raffigurazioni di Divinità femminili con serpe tra le mani erano note già nella Civiltà Minoica e nel Centro Italia, specialmente nel Sud dell’Umbria e nell’Abruzzo marsicano, ove si sviluppò il culto di Angizia. Quest’ultima, in una tradizione trasmessa da Servio, è considerata sorella di Circe e di Medea.
Angizia dei Marsi, Anaceta per i Peligni, altra antica popolazione abruzzese, ma anche Anxia, Anctia e Angitia: una Grande Mater che variava le sfumature del suo nome nelle diverse località vicine, ma sempre una Divinità dedita alla conoscenza e all’uso delle erbe e dei veleni, anche dei serpenti, per curare i mali degli uomini e degli animali, come faceva Porrina, sullo scoglio di Roccaporena.
«Angizia, figlia di Eete, per prima scoprí le male erbe, e maneggiava da padrona i veleni e traeva giú la Luna dal cielo, con le grida i fiumi tratteneva, e chiamandole spogliava i monti dalle selve…» (Silio Italico, Punica).
In una pietra, chiave di volta, proveniente da Preci, nella Val Castoriana, non distante da Roccaporena, è raffigurata un’immagine di divinità femminile con analogie alla Sibilla Porrina, dove queste divinità, a metà strada tra l’umano e il sovrannaturale, hanno rappresentato per secoli il potere taumaturgico e la fecondità della Terra, forze che hanno improntato l’Epos e la Cultura di tante popolazioni del passato.
Per 120 metri sopra il borgo di Roccaporena s’innalza lo “Scoglio Sacro”. Si racconta che Santa Rita vi s’inerpicasse per uno scosceso sentiero per pregare “piú vicina a Dio”. All’inizio del secolo scorso vi fu eretta una cappella per contenere la roccia sulla quale la Santa s’inginocchiava per pregare. Due impronte concave vicine vengono mostrate come lasciate dalle ginocchia di Santa Rita in preghiera.
Dall’alto dello Scoglio si può ammirare il meraviglioso panorama di Roccaporena, con il Santuario eretto in onore di Santa Rita e anche il piccolo Orto del miracolo. Quando la Santa stava per morire, chiese a sua cugina che le portasse due fichi e una rosa dall’orticello. Era il mese di gennaio, e sua cugina non lo credette possibile.
Pure, data la richiesta fatta in punto di morte, andò ugualmente a vedere, e trovò il piccolo albero di fichi con due frutti, e anche un cespo di rose fiorito. Quell’alberello si dice che da quel tempo sia ancora lí, cosí come le rose, che da allora fioriscono ogni anno.
Il Santuario è da secoli meta di pellegrinaggi, per i tanti miracoli che la Santa – stigmatizzata sulla fronte con una spina della corona del Crocifisso – concede a chi a lei si affida. Nel Santuario è conservato il suo corpo incorrotto, da cui emana un delicato profumo.
Davide Testa